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Giancarlo Bolther – www.rock-impressions.com 16/04/2015

I veronesi Bullfrog hanno superato con la giusta grinta il fatidico terzo album, che per ogni gruppo ha sempre rappresentato il limite da raggiungere per dimostrare di essere una band solida, e ci consegnano il quarto lavoro in studio. Il giro di boa c’è stato, la band per questo appuntamento ha voluto cambiare le carte in tavola ed ha affidato il disco ad una label americana, un’operazione concordata con l’amico Gianni Della Cioppa, che aveva pubblicato i precedenti lavori con l’Andromeda Relix, però è un passo davvero importante, che prova anche la bontà del nostro gruppo. Da notare che è la Grooveyard è stessa label a cui è approdato anche il bravo Jimi Barbiani, che troviamo anche come ospite nella title track di questo disco, insieme ad altri nomi come il chitarrista Fabio Serra, Simone Bistaffa all’hammond e altri ancora.

Il disco si apre con un bel giro pesante di basso, quasi stoner, “No Salvation” è un brano saturo, con un bell riffing di chitarra e molto feeling, ottima apertura. “Too Bad For Love” invece è un potente rock blues, mi piace molto il suono della chitarra di Zago, sfido chiunque a dire che si tratta di un disco italiano. “Isolation” è puro hard rock, che si tinge di prog quando entra il flauto di Bruno Marini. “Slow Trucker” ricorda gli ZZ Top, non è la prima volta che il torrido sound texano dei barbuti viene omaggiato dai Bullfrog. “Clearwater” è un blues rock piuttosto cadenzato, con delle buone soluzioni armoniche, in fondo rappresenta il marchio di fabbrica dei veronesi, bello il ponte con l’assolo slide di Barbiani. “Monster” è un interessante incrocio tra Deep Purple e BOC, con buoni intrecci vocali. “Say Your Prayers” è una ballata blues molto classica, vagamente alla Lynyrd Skynyrd. Con “Lorraine Lorraine” si torna ad un rock più ritmato. Ma l’atmosfera più sanguigna tipica della band la ritroviamo in “South of the Border”, con un hard blues gravido di feeling. “Long Time Boogie” è più easy, pur mantenendo suoni molto ruvidi, ma le cose migliori erano all’inizio del cd. Chiude l’acustica “Better Days”, un brano introspettivo che suggella un disco fatto con tanta passione. Come ho detto la parte migliore è la prima, la seconda è un po’ in calando, ma senza mai andare troppo in basso.

Credo che i Bullfrog abbiano fatto bene a produrre all’estero il loro nuovo cd, il nostro è un mercato sempre più asfittico, ma anche perché è giusto che facciamo sapere fuori dai nostri confini che sappiamo fare del buon rock.


Snarl – www.metalwawe.it – 9/03/2015 – Voto 76

Sinceramente: non conoscevo per niente questo trio Veronese, sarà per il nome ordinario della band (traducibile come “buerana”), o per una copertina che davvero non mi piace, ma questo loro quarto album mi ha stupito parecchio. Sì perché in questo album i Bullfrog manifestano tutta la loro più sincera passione per il rock anni 70, e anche a costo di risultare poco originali o innovativi, ce lo dimostrano in ogni canzone di quest’album, che parte sparata con una “No Salvation” perfettamente a metà tra Deep Purple e Black Sabbath e con uno stile meravigliosamente ispirato sia nei riffs di chitarra che nel cantato, entrambi sempre su ottimi livelli di ispirazione. Altro è lo spettro dei Led Zeppelin a farsi notare in “Isolation”, bluesy e vibrante, ma è con “Slow trucker” che i Bullfrog vincono tutto, con un riff e un arrangiamento di batteria scarni ma invero riuscitissimi, che marchiano a fuoco un brano entusiasmante, davvero ben riuscito, così come la title track, cadenzata ed efficace nel ritornello, e una “Monster” un po’ più funky ma nondimeno anch’essa ben fatta, o in “Say your prayers, più melodica. Da qui a dir la verità la band, forse anche per il minutaggio più lungo dei brani, i Bullfrog calano un po’ d’intensità, e gli serve di andarsi a rifugiare nella classica canzone blues sporca (e anche un po’ cliché) “Long time boogie” e nella sognante ed acustica “Better days”, carina quanto si vuole ma anche un po’ canonica. Queste sono cose che intaccano in parte la riuscita dell’album, in quanto si ha l’impressione che nonostante tutto i Bullfrog arrivano a fine album tra le lodi ma anche col fiatone e un po’ a corto di cose da dire. Poco male, ci sono i brani della prima eccellente parte a rilanciare il disco e a renderlo collezionabile. Disco ben consigliato per gli amanti del rock anni 70. Sarà anche un’uscita poco originale e anche vintage, ma invero riuscita ed apprezzabile proprio per questo.


Stefano Bonelli – www.tempiduri.eu

Di origine Veronese gli ormai noti Bullfrog giungono meritatamente al loro quarto album. confermando quanto di buono fatto sinora .

Sin dal titolo del disco Clearwater si da ad intendere la nitidezza della proposta musicale fatta di riferimenti che richiamano al vecchio stile settantiano di fare musica, ed in questo disco le cose sono talmente chiare che non c’è bisogno di ragionare molto su cosa suonino i Bullfrog. I riferimenti sono quelli tanto southern ZZ Top in primis, ma anche Lynyrd Skynyrd che escono fuori prepotentemente nella stupenda ballad (Say you’re prayer ) che a mio avviso è anche uno dei pezzi belli del lavoro, e credetemi se ve lo dico, qui ce ne stanno tanti. Ma i richiami settantiani non finisco qui infatti di tanto in tanto escono fuori anche Deep Purple, UFO che risiedono nella voce di Francesco Dalla Riva, e la Bad Company .

Clearwater è prodotto stupendamente e durante la lavorazione si è cercato di rispettare tutti gli stilemi propri dell’epoca usando per esempio amplificatori valvolari che rendono pastosi i suoni, sin’anco all’uso degli strumenti fender stratocaster per le chitarre e rickembacker ovviamente per il basso.

Ed ancora anche il monicker mi riporta alla mente un side project un po’ fumoso per la sua difficile reperibilità, mi riferisco a The Green Bullfrog, progetto di cui facevano parte un seminale Ritchie Blackmore insieme ad un giovanissimo Albert Lee; altri nomi non li faccio perché non basterebbe lo spazio della recensione. I pezzi come dicevamo sono tutti belli e per come sono realizzati davvero bisogna fare un plauso speciale alla band per il grande amore dimostrato e tutto questo lo si può notare in canzoni come la conclusiva Better Days, ballad semi acustica con al suo interno uno degli assoli più belli del, cd con il bottleneck ed i magnifici cori finali a renderlo ancora più suggestivo.

Belli sono anche i brani più movimentati che si rifanno al funky e non solo, infatti Modern Life potrebbe richiamare alla mente Lenny Kravitz semplicemente anche come fatto sonoro.

In conclusione i Bullfrog possiamo tranquillamente che sono un prezioso patrimonio da conservare gelosamente supportando in ogni modo la band che merita fiducia ed appoggio incondizionato da sperare solamente che nel lungo viaggiare non si perdano e diventino magari un'altra cosa che a noi non piacerebbe.


Anna Minguzzi – www.metallus.com – 6/01/2015 – Voto 8

Un giro di basso dal suono rotondo e robusto spezza il silenzio iniziale e riempie l’aria. Comincia così, quasi in sordina ma con tutta la potenza necessaria, che poi si propagherà per tutto il resto dell’album, il quarto full length dei veronesi Bullfrog. E se quattro album in oltre vent’anni di carriera possono sembrare pochi, considerate che con questo lavoro il power trio scaligero è riuscito là dove in tanti hanno fallito, cioè hanno attirato su di sé l’attenzione della Grooveyard Records, un’etichetta statunitense specializzata in band blues e hard blues (che è poi il genere che la band propone da sempre, grazie al loro sound associabile a band come Grand Funk Railroad, Bad Company e simili). Una band italiana che esce per un’etichetta di blues americana, insomma, è un po’ l’equivalente del riuscire a vendere il ghiaccio agli eschimesi, la sabbia ai tuareg e così via.

“Clearwater”, che esce a quattro anni di distanza dal precedente Beggars & Losers, attira i nostri sguardi a partire dalla copertina dalle tinte e dall’immagine vintage e per tutta la sua durata mantiene costante l’attenzione sui ritmi e le atmosfere che la band sa creare. Più che stilare una sterile graduatoria dei brani migliori è quindi consigliabile assaporarli in fila uno per uno, come le perle di una lunga collana dallo stile vintage ma sempre attuale. Che poi brani come “Isolation”, “Slow Trucker”, “Say Your Prayers” e la title track si arricchiscano ancora per la presenza di una serie di ospiti speciali di caratura nazionale e internazionale (citiamo a titolo di esempio il jazzista Bruno Marini, polistrumentista con all’attivo una sessantina di album registrati e collaborazioni con grandi maestri nel genere), è solo uno degli aspetti che rendono ottimo questo lavoro. “Clearwater” è un lavoro suonato con grande stile e pieno di idee, e dovrebbe piacere a tutti quelli che apprezzano band e sonorità, anche attuali, dalle influenze un po’ “antiche”, una tipologia che per fortuna affolla ancora, anche se magari sconosciuta al grande pubblico (oltre ai Bullfrog, solo nel nord Italia, si possono citare Fatz Waltz e Small Jackets), la scena della nostra penisola.


Giovanni Loria – Classix! N° 42 – Dicembre/Gennaio 2014/15

Verona Rock City

Quarta fatica discografica per il power trio scaligero, che firma per una prestigiosa label americana. La band però continua orgogliosamente a propugnare lo stesso sound contrabbandato ai tempi dell'Andromeda Relix, in fatto di ritmiche rocciose e chitarre al calor bianco con l'immortale spettro sonoro dei Mountain nel mirino, assieme al ripetuto ascolto di eroi perdenti quali Left End o Stepson. Un suono onesto ed orgoglioso, senza pretese di originalità, che si fa rovente nella texana 'Slow Trucker' e rurale nella spartana 'Better Days', con la sei corde di Silvano Zago, debitrice di Billy Gibbons e Leslie West, sempre al proscenio, anche se qui e là si fa largo un pastoso suono di hammond che sembra arrivare dritto dal bayou del Grande Padre Mississipi. Una linea melodica più rifinita nel cantato di Francesco Dalla Riva non avrebbe guastato, ma nel complesso non siamo certo troppo distanti da celebrate entità contemporanee quali Rival Sons o Blackberry Smoke. Anche da noi, per fortuna, l'hard rock gode di ottima salute.


Francesco Bommartini – Exit Well n° 7 – Novembre/Dicembre 2014

Fieri portabandiera Dell'hard rock settantiano, i veronesi Bullfrog Giungono all'incisione del quarto disco in forma smagliante. Undici brani di ottima fattura, equilibrati fra irruenza rock ed epiteti blusey. Una vera e propria way of life, dal '93 segnata da Free, Cream e Bad Company.

Le qualità strumentali del trio sono notevoli: Silvano Zago è un chitarrista fedele ai dettami del rock ma con la dovuta intelligenza per reinterpretare gli echi '70's mentre i fratelli Dalla Riva Dominano i propri strumenti senza strafare. Il risultato di questo feeling ventennaleè portato alle orecchie degli ascoltatori con la registrazione agli Opal Arts Studios, ad opera di Fabio Serra.

Il disco inizia alla grande con la potente “No Salvation” che mette subito in risalto la grande capacità dei Bullfrog di creare riff trascinanti e diretti. Ma anche quando la potenza si fa più misurata (“Too bad for love”, “Slow Trucker”, “Lorraine Lorraine”) il risultato viene raggiunto con classe. La stetssa riscontrabile nella splendida ed acusticheggiante “Better Days”, cos' come nel blues/rock intimista e calibrato di “Save Your Prayers”.

Menzione speciale per la radiofonica “Monster (give something mean)” che mette definitivamente l'accento sulla non svendibilità di un progetto convincente, coinvolgente ed accreditato a portare avanti il significato primordiale di un rock vivo e vivace.


Ulisse Carminati - www.flashmagazine.it - Dicembre 2014 - Voto 85/100

PER CHI ASCOLTA – Hard and Blues rock

Quarto album per Francesco Dalla Riva bass on vocals, Silvano Zago on guitars e Michele Dalla Riva on drums. Inutile dire che le coordinate della band non sono cambiate di una virgola, Hard Rock quindi, in tutte le sue molteplici sfaccettature, impreziosito da un songwriting ormai perfetto che ben si sposa con una maestria esecutiva davvero fuori dal comune. Free, Bad Company, Foghat e U.F.O. sono tuttora i numi tutelari del gruppo ma credetemi ragazzi, ascoltare il nuovo album è davvero assai piacevole a partire dalla granitica e spumeggiante opener track “No Salvation”, seguita dall’hard and boogie “Too Bad For Love” e dall’altrettanto debordante “Isolation”, impreziosita dal flauto di Bruno Marini. Se “Slow Trucker” è un pesantissimo blues in pieno stile Free con alla backing vocals Nicolò Carozzi, la seguente “Clearwater” che presenta Jimi Barbiani alla slide guitar, è un torrido southern blues. “Monster” ,grazie alle keyboards di Simone Bistaffa, si fregia di martellanti digressioni hard pur rimanendo mirabilmente sui binari blues and funky dei Grand Funk Railroad, mentre “Say Your Prayers”con Fabio Serra on lead guitar e keyboards, è uno slow di ottima fattura seguito a ruota dall’hard and boogie “Lorraine Lorraine, ancora immolata sull’altare di Free and Bad Company come del resto risulta pure la seguente”South Of The Border”. “Long Time Boogie” è un piacevolissimo hard'n'roll, mentre la conclusiva “Better Days” con ancora Fabio Serra ottimo guest, è una bellissima ballad. Detto dell'ottima produzione e dell'accattivante dgp, resta solo da dire che l'acquisto è quanto mai obbligatorio. Buy or Die!!!!!!!

 


Marc Langels - http://www.hooked-on-music.de - 10/12/2014

Bei BULLFROG denken einige Musikfans sicherlich sofort an die deutsche Rockband, die in den 80er Jahren einen sehr am Mainstream ausgerichteten Rock bot. Aber in diesem Fall kommt die Band aus Italien. Gegründet wurden die italienischen „Ochsenfrösche“ bereits 1993 in Verona. Bei ihren ersten Auftritten coverten sie noch Bands wie etwa BAD COMPANY, FREE, LED ZEPPELIN oder GRAND FUNK RAILROAD. Ergo spielt die Gruppe einen sehr stark Blues-basierten, klassischen Hard Rock. Das eigene Debüt erschien 2001 und nun liegt mit “Clearwater“ das vierte Album vor.

Dabei sorgt der Opener No Salvation sicherlich gleich mal für einige Irritationen, denn das Stück klingt wie ein unbekanntes Werk von THE ANSWER. Gitarre, Gesang und der Drive der Nummer klingen so eindeutig nach den Iren, dass man sich nicht dafür entschuldigen muss, wenn man ungläubig noch einmal überprüft, ob man nicht vielleicht die falsche CD im Player hat. Ein Eindruck, der sich auch beim anschließenden Too Bad For Love fortsetzt. Das dann folgende Isolation hat dann aufgrund des Querflöten-Solos natürlich einen leichten JETHRO TULL-Einschlag vorzuweisen und Slow Tucker verfügt über einen dezenten ZZ TOP-Vibe.

Damit ist klar: Preise für besondere Eigenständigkeit werden die Italiener wohl keine gewinnen. Aber die Lieder sind allesamt gut komponiert und gut gespielt, sie machen Laune und verleiten immer wieder dazu, mit dem Fuß zu wippen. Nummern, wie das mit feiner Slide-Gitarre verzierte Titel-Stück oder das mit einer fauchenden Hammond angereicherte Monster (Give Me Something Mean), sind einfach feines Blues-Rock-Kino, das Freunden der Musikrichtung ebenso gut gefallen wird, wie das leicht hymnische South Of The Border oder die herrliche Akustik-Nummer Better Days zum Abschluss des Albums.

BULLFROG werden wohl ebenso wie ihre deutschen Namensgenossen nicht die ganz große Karriere starten. Sie dürfen aber ebenso für sich in Anspruch nehmen, dass ihre Musik eine Menge Freude bereitet. Ihr viertes Album zeigt die Band musikalisch absolut konkurrenzfähig mit vielen schönen Liedern, die sich vor allen Dingen an Anhänger des erdigen Blues-Rock richten und dort sicherlich auf freudig-offene Ohren stoßen dürften.


Fabio Vellata - http://www.truemetal.it – 05/12/2014 Voto: 75/100

Prima dei The Answer, dei Treatment e dei Wolfmother, ottimi ad amati esponenti dell’hard rock di matrice blues-settantiana, qui, da queste parti, noi avevamo già i Bullfrog. Band veronese mai troppo posta in evidenza o assurta agli onori meritati, quella di Silvano Zago e dei fratelli Dalla Riva è una realtà ormai consolidata della scena musicale italiana. Attivo sin dal 1993, anno ufficiale di fondazione, il terzetto veneto si è da sempre contraddistinto per la fedele aderenza ad un canone stilistico privo di compromessi e strenuamente devoto all’hard rock bluesy d’evidente ispirazione anglo-statunitense, figlio diretto delle suggestioni di band storiche quali Free, Bad Company, Grand Funk Railroad, Mountain, ZZ Top, Deep Purple e Led Zeppelin.
Materiale felicemente scritto, suonato e prodotto con quel tipico sapore vintage che, quando dosato con perizia, non fa altro che addizionare una buona dose di innato fascino a trame di certo non innovative nella forma, quanto, in ugual misura, sempre piacevolissime da ascoltare. Come da tradizione e canovaccio, anche il nuovo album del gruppo tricolore mantiene alto il vessillo del blues rock di classe, inserendosi perfettamente in scia del predecessore Beggars & Losers”, vecchio già di cinque anni. Brani dall’atmosfera torrida dunque, che rinvigoriscono, di quando in quando, emozioni Zeppeliniane con l’opener No Salvation”, per poi svariare in territori cari a Free, Glenn Hughes e Grand Funk Railroad nelle cadenzate Too Bad For Love”, South Of The Border” e Isolation” (quest’ultima un autentico gioiellino di reminiscenze seventies). Irresistibili poi, i ritmi ciondolanti della ultra-bluesy Slow Trucker”, eseguita da Dalla Riva in duetto con Nicolò Carozzi dei Black Mama in un gradito omaggio agli ZZ Top d’annata. ZZ Top che emergono pure dalla successiva Clearwater”, title track e pezzo migliore del cd (sontuosa la comparsata di Jimi Barbiani e della sua slide guitar), utile nel rendere concreta l’esemplare maestria del terzetto nel ricreare atmosfere dall’accattivante gusto retrò. Episodi che immaginiamo perfetti per una performance live, dimensione che, più d’ogni altra, sembra appartenere nel profondo al combo scaligero. C’è spazio pure per un po' di Deep Purple e Rainbow nella ritmata Monster” e per trascinanti atmosfere sudiste in occasione di Long Time Boogie”, brano che non avrebbe sfigurato nel songbook di Lynyrd Skynyrd e Gov’t Mule. Il finale soffuso di Better Days”, porta a compimento una quarta fatica che ratifica nuovamente la bontà – stilistica e compositiva – di un gruppo dall’esperienza ventennale, sempre “sul pezzo” ed al solito abile nel muoversi tra antico e moderno con sagacia ed un pizzico d’eleganza. Una band insomma, che non tradisce il proprio buon nome e prosegue un cammino costruito sulle basi della coerenza e dello stile.
Come un grande ed esperto maestro di giornalismo musicale un tempo scrisse: “d'altronde, aprire i concerti di gente come Uriah Heep, Moody&Marsden e John Lawton Band non è mai per caso…”
Il nuovo Clearwater” ne è l’ennesima conferma.


Stefano Cerati - Rock Hard n°2 – Dicembre 2014 Voto: 7,5/10

I veronesi Bullfrog col quarto album giungono a completa maturazione dimostrando che anche in Italia si può produrre hard rock di qualità. La band cavalca l'onda del classic rock degli anni '70 fin dalla copertina che inneggia alle proprietà psichedeliche di una leccata di rana fino al lettering puramente psichedelico. La loro musica affonda profondamente nel blues, sia quello lento, macerato, polveroso delle praterie del Texas (Slow Trucker, la titletrack) sia quello più brioso e dinamico che porta alla memoria grandi come Free (Long Time Boogie), CCR e Grand Funk. I primi episodi, No Salvation e Too Bad For Love, sono i più dinamici e ricchi di groove, elemento che comunque pervade tutto il disco. Ottima la voce di Francesco Dalla Riva che scava un bel solco emotivo con toni sofferti da vero bluesman che ben si saldano ad una chitarra che misura le note e le suona badando più all'intensità, al pathos, che non alla quantità. Il disco piace proprio perché sa evocare l'anima nera e libera di quel grande periodo musicale (Monster) con buoni inserti corali, arrangiamenti con tastiere. Non è facile trovare band italiane che riescono a calarsi così bene in una realtà anglofona. Loro l'hanno fatto.


Alessio Carraturo -www.norespect.it – 22/11/2014

Impegnato in questi giorni nell’ascolto delle ristampe di Led Zeppelin IV e Irish Tour ’74, riedizione monster per i quarant’anni del capolavoro di Rory Gallagher, ho trovato naturale calarmi nelle undici tracce del nuovo album dei veronesi Bullfrog.

Si tratta del quarto parto di un percorso artistico che comincia a farsi corposo e sempre più apprezzabile. L’interessamento dell’americana Grooveyard Records segna un punto di arrivo non indifferente per una band che nella sua musica ha seguito un percorso ben definito fin dalle origini.L’incipit di “No Salvation” è di quelli senza appello. Intro di basso, giro di chitarra classico ed un refrain per nulla scontato che ci accompagna nel territorio della perdizione (“You get no salvation…”). Gli ingredienti di un lavoro che pesca a piene mani negli intramontabili settanta ci sono tutti. Il wah wah ossessivo di Silvano Zago, il drumming alla Ginger Baker di Michele Dalla Riva e l’ottimo timing di Francesco Dalla Riva che oltre a formare con il fratello un arrembante macchina da guerra ci regala una prestazione vocale in continuo miglioramento. “Slow Trucker” con la sua ipnotica cadenza, la title-track, la ballata sudista “Say Your Prayers” e in chiusura l’acustica “Better Days” incorniciano un lavoro di respiro internazionale. In tempi di revival spinti e (spesso) forzati non è male accostarsi a chi il blues-rock lo vive sulla propria pelle e ce lo “serve” con classe da tempi immemori.
Mi sembra di aver scritto tutto.


Michael Buch - http://www.whiskey-soda.de – Novembre 2014 Voto 3/6

Vor kurzem haben wir schon festgestellt, dass guter Bluesrock nicht zwangsläufig immer nur aus den USA kommen muss. Die Jimi Barbiani Band machte es mit ihrem grandiosen Debüt Blue Slide vor, und jetzt kommt ein Album aus Italien zu uns und will den Beweis antreten, dass man dort auch in den Spielarten Southern- / Classic- / Heavy-Rock mithalten kann. Jimi Barbiani ist an der Gitarre mit dabei - zumindest als Gast beim Titeltrack. Aber von vorne und der Reihe nach: Die Rede ist von der Band Bullfrog, die mit "Clearwater" jetzt bereits ihr viertes Studioalbum vorlegt, die bei uns jedoch bisher wohl nur einen sehr geringen Hörerkreis erreicht haben. Das ändert sich hoffentlich mit dem neuen Longplayer "Clearwater". 
Bullfrog, das sind die Brüder Francesco und Michele Dalla Riva an Bass / Vocals und Schlagzeug sowie Silvano Zago an der Gitarre. Gemeinsam ließ sich das Trio von Bands wie Gov't MuleCreamZZ TopJethro Tull oder auch Led Zeppelin inspirieren. Das Clearwater ist offenbar doch nicht ganz so klar, denn das Albumcover zeigt die stilisierte Zeichnung eines in einem mit Seeroosen bedeckten Gewässers stehenden Mädchens, das einen riesigen Ochsenfrosch - eben den Bullfrog - in den Händen hält. Der Albumtitel weckt zudem Assoziationen an eine ganz große Legende des Classic Rocks: Creedence Clearwater Revival. Nun, ganz das Niveau dieser Ausnahmeband oder der oben genannten musikalischen Inspirationen besitzt Bullfrog noch nicht, aber es ist dennoch ein solides Album geworden. Die 11 Songs sind überwiegend Mid-Tempo-Nummern mit eingängigen Gitarrenriffs, mal etwas bluesiger, dann wieder Southern- oder Classic-Rock-orientiert, zwischendurch sogar mal etwas Boogie. Das italienische Trio hat sich eine Reihe von Gastmusikern eingeladen, unter anderem schon erwähnten Jimi Barbiani an der Slide Guitar, oder auch Bruno Marini, der den Song 'Isolation' mit einer unerwarteten Querflöte aufwertet. Da fühlt man sich in der Tat an Jethro Tull erinnert, die englischen Progrocker um Ian Anderson, der auch gerne eine Querflöte verwendete. Ein weiteres Highlight ist der Titelsong 'Clearwater', eine wunderbare Slow-Rock-Nummer mit lässigen Bluesgitarren. 
Bei einigen Tracks werden Gitarre, Bass und Drums doch die Hammondorgel unterstützt (Gastmusikerin Simone Bistaffa an den Tasten) mit dem typischen bluesrockigem Hammond-B3-Sound. Und da genau liegt auch das kleine Problem des ganzen Albums: Die Songs sind gut geschrieben, werden mitreißend vorgetragen, und der Groove ist da, keine Frage. Aber doch fehlt es ein wenig an Innovationen. Von der oben erwähnten Querflöte einmal abgesehen gibt es keine wirklichen Überraschungen, und man hat das Gefühl, alles schon einmal ähnlich gehört zu haben. Das soll nicht heißen, dass "Clearwater" keinen Spaß machen würde, denn den macht es dennoch. Es muss nicht immer bahnbrechend Neues sein, denn hier stimmen vor allen Dingen die Authentizität und die Spielfreude, mit der die Songs präsentiert werden. Also zurücklehnen und genießen! "Clearwater" ist erhältlich beim exklusiven deutschen Vertrieb Just For Kicks Music.


Giuseppe Felice Cassatella - http://www.rawandwild.com – Novembre 2014 Voto: 8,5/10

Dopo bene tre album per la benemerita Andromeda Relix, i Bullfrog sbarcano in America, vero Paese d’elezione del terzetto, su Grooveyard Records. Il power trio veronese continua a macinare hard blues datato e polveroso, lo fa nel migliore dei modi perché i tre non sono gli ultimi bellocci scandinavi infatuati per i seventies, ma persone serie che hanno coltivato la propria passione per le sonorità old fashioned in tempi ben più duri rispetto a quelli odierni (perciò correte subito a procurarvi i loro lavori precedenti). È giusto, quindi, che Zago e compagni finalmente possano raccogliere i frutti di quanto seminato sino ad oggi, facendosi conoscere anche oltre oceano! La musica contenuta in Clearwater certamente renderà l’operazione più semplice, perché, come si diceva ai miei tempi, spacca i culi ai passeri. Gli ZZ Top passati sotto il torchio dei Blue Cheer, dopo aver flirtato coi i Grand Funk e dato un passaggio in moto (stringendosi un po’) ai Free, questo è quello che trasuda dai solchi (digitali) della mia copia promo! A dare una mano sono intervenuti alcuni personaggi già noti ai lettori di R&W: Jimi Barbiani, Nicolò Carozzi (Black Mama), Andrea Ranfa, oltre ai pur validi Fabio Serra (Røsenkreütz), Simone Bistaffa (Tolo Marton Band) e Bruno Marini. “No Salvation”, “Too Bad For Love”, “Monster (Give Me Something Mean)”, “Say Your Prayers”, “Lorraine Lorraine”, scegliete una canzone qualsiasi a caso tra quelle elencate, non sbaglierete di certo! Ma perché accontentarsi se si può avere l’intero album in una stupenda confezione vinyl replica? Perché?


Sandro Buti - Metal Maniac n° 11 - Novembre 2014 Voto: 8/10

E anche per i Bullfrog arriva il grande passo. Dopo tre dischi per Andromeda Relix, che continua comunque a curarne la distribuzione, il trio veronese pubblica il nuovo 'Clearwater' per l'americana Grooveyard records. Di rivoluzioni musicali invece, fortunatamente non si parla. Ancora una volta i Bullfrog Ci offrono un concentrato di classico hard rock, quello che spesso e volentieri sconfina nel blues, a tratti nel soul, ma che ha sempre un suono dannatamente vintage. Ascoltando pezzi come 'Too Bad For Love', 'Clearwater' o 'South Of The Border' parrebbe impossibile pensare a una band di casa nostra... La musica dei Bullfrog ha molto delle paludi, delle pianure assolate, degli spazi sconfinati del sud degli States, con in più un tocco melodico tutto italiano che traspare a tratti nella chitarra di Silvano Zago. I Bullfrog oggi: venti anni di storia alle spalle, un'integrità artistica assoluta e la prova di avere ancora molto da dire.


Stefano Gottardi - www.roxxzone.com 02/11/2014 Voto: 85/100

Dopo tre album partoriti sotto l'ala protettrice della Andromeda Relix, i veronesi Bullfrog si sono recentemente accasati presso l'etichetta americana Grooveyard Records, che cura la pubblicazione di questo nuovo lavoro, intitolato Clearwater. A farci trovare il cd nella cassetta della posta, però, è sempre Gianni della Andromeda Relix, a cui i ragazzi hanno comunque affidato la promozione del disco. Se il precedente Beggars & Losers era stato un piccolo gioiellino, questo quarto full-length del power-trio veneto alza ulteriormente l'asticella, mettendo sul piatto della bilancia undici perle. Sì, perle: con la sola eccezione di "Isolation", capolavoro senza se e senza ma che indubbiamente spicca, tutti i brani si attestano infatti su livelli qualitativi piuttosto elevati, brillando di luce propria ("Clearwater , "Monster" e "Lorraine Lorraine" sono altre tre scosse di terremoto!). Ottimamente incorniciati da un buonissimo e molto riuscito compromesso fra attitudine e tecnica, gentile cortesia del gigantesco (musicalmente parlando) Francesco Dalla Riva, voce e basso, e dei pur bravi Silvano Zago(chitarra) e Michele Dalla Riva (Batteria), i pezzi che compongono questo disco emanano vampate di quell'inconfondibile sound seventies che non muore mai. Quell'hard rock misto di blues, sudore e passione, Grand Funk Railroad, Humble Pie, Led Zeppelin, Free e ZZ Top che -quando ben fatto come in questo caso - non sa mai troppo di già sentito, per quanto sia stato da più parti ampiamente rivisto, corretto e riproposto in tutte le salse possibili e immaginabili. I Bullfrog ci mettono del loro e riescono a dare quel tocco di classe che distingue un album mediocre da uno superbo. Una buona produzione, opera di Fabio Serra e Stefano Cappelli, dona un sound caldo e sanguigno a queste composizioni che sembrano concepite sotto al sole cocente del deserto texano, anziché in mezzo alla nebbia della pianura veronese. Una nutrita lista di ospiti, che include Jimi Barbiani, Nicolò Carozzi (Black Mama), Fabio Serra (Røsenkreütz), Simone Bistaffa (Tolo Marton Band), Andrea "Ranfa" Ranfagni e Bruno Marini, impreziosisce ulteriormente un platter davvero riuscito. Buy or die!


Todd Smith - www.cuttingedgerocks.com - 10/2014

One can’t help but hear the absolute dedication to classic Seventies rock in the grooves of Bullfrog’s forth opus Clearwater. Though the title hints at Credence Clearwater Revival, the album pulls heavily from the music of ZZ Top, James Gang, Free, Humble Pie and Grand Funk. Its eleven tracks were recorded and mixed at Opal Arts Studio in beautiful Verona, Italy where the exotic location was the perfect hotbed for creating big riffs and pounding rhythms with plenty of street grit. Producer Fabio Serra captures the band’s massive sonic energy while, himself adding guitars, vocals and keyboard. Flowing from the fingers of bassist Francesco Dalla Riva is the thumping album opener “No Salvation” which kicks into overdrive as drummer (and brother) Michele and guitarist Silvano Zago launch into a tsunami of amplified feedback. Amid the reverberation the lyrics “Feed my head”, “Clear my soul” and “No salvation” become the chanting call of a band connecting with universal power trios of yesteryear while still biting hard with the full scope of a modern production.
Bluesy Southern rock surges through the staccato riffing of “Slow Trucker” where the dueling vocals of Francesco and Nicolo Carozzi (Black Mama) create the dirtiest grinder since ZZ Top’s Rio Grande Mud. Slow burners “South of the Border”, the addictive “Lorraine Lorraine” and the album’s title track “Clearwater” follow suit with a set of blistering electric blues on par with Muddy Waters and Albert King. The chugging “Too Bad For Love” and the stadium rocker “Monster (Give Me Something Mean)” are born to be played live where, under the spotlights, they are sure to explode into seismic behemoths. Amidst all the guitar strutting is a heavy dose of Trapeze-like boogie. “Isolation” rolls in with hip-shaking swagger while “Long Time Boogie” lays down plenty of sexy slides into the mix. Where the band really stretches out, is in the seven-minute “Say Your Prayers” with shreds of melodic psychedelic reverb and the beautiful-crafted, acoustic-driven “Better Days”. If Clearwater were released in 1973, the movie Almost Famous would have been its celluloid counterpart.


Valeriy Bakutkin - http://om-saratov.ru – 27/10/2014

Clearwater (Чистая вода) – четвертый студийный альбом трио из Италии Bullfrog. В отличие от предыдущих альбомов, в нем принял участие корифей европейской блюзовой сцены Jimi Barbiani. Все 11 композиций выдержаны в стиле старой школы рока, уходящей в 70-е годы прошлого столетия.
По стилю – тяжелый рок, динамичный и мощный. В отличие от американского, более мелодичный. Вокалист Мишель Дэлла Рива обладает очень выразительным голосом и широким диапазоном. Собственно, они не скрывают, что их музыка имеет очень большое влияние таких супер-групп, как Grand Funk, Jethro Tull, Led Zeppelin.
Хочу отметить, только влияние, никаких заимствований.


Bjorn Backes - powermetal.de - 21/10/2014 Voto: 8.50/10

Same procedure as every year: Die Brüder Della Riva zaubern auch auf ihrem vierten Album erstklassigen Blues Rock aus dem Ärmel und widerlegen damit einmal mehr die These, dass dieser Sound in vermeintlicher Perfektion einzig und alleine aus den Staaten stammen kann. "Clearwater" ist ein weiteres Gourmethäppchen aus dem Hause BULLFROG und etabliert das renommierte Standing des italienischen Trios in jeglicher Hinsicht. Wichtig dabei ist vor allem, dass die Band in aller Ruhe experimentiert und abseits der voll und ganz klassischen Pfade auch mal einen Blick auf die aktuelle Szene wirft. GOV'T MULE und Co. sind auf "Clearwater" vertrauter denn je, alte Recken wie CREAM und HUMBLE PIE gehören aber ebenfalls zum quasi neu vertonten Repertoire der Südeuropäer. Darüber hinaus beschert BULLFROG der Hörerschaft auch einen weiteren Exkurs in Sachen 70's Heavy Rock: LED ZEPPELIN lauert in 'Isolation', JETHRO TULL in 'Slow Trucker', Flötenklänge inklusive. Und wenn die alte Schule auch nicht mehr greift, bestätigt BULLFROG den vielfältigen Ansatz mit einem bewegenden Singer/Songwriter-Ausflug in 'Better Days'. Hat man anfangs noch das Gefühl, die Band würde zu sehr auf die etablierten Einflüsse setzen, belehrt sie ihr Publikum im Verlauf der elf Songs immer mehr eines Besseren und vollführt immer wieder eine souveräne Gratwanderung durch die Grenzgebiete aller verwandten Stile. Das macht nicht nur eine Menge Spaß, das rockt auch phasenweise unverhofft cool. Insofern sollte man sich gegen etwaige Vorurteile sperren, die bei diesen Italienern ohnehin nicht greifen. "Clearwater" zeigt zum vierten Mal in der Laufbahn von BULLFROG, dass man auch im Stiefelstaat den Blues hat - und wie! Anspieltipps: Better Days, Slow Trucker, Say Your Prayers, South Of The Border.


Steven Reid - http://www.seaoftranquility.org – 11/2014 Voto: 4/5

Hailing from Italy, power trio Bullfrog clearly wish they'd grown up in the deep south of America, such is their love of Bluesy Hard Rock, with classic acts such as ZZ Top, Govt Mule or even Cream rolling out of the amp. Yet with singer (and bassist) Francesco Dalla Riva having a striking vocal similarity to a certain Cormac Neeson, The Answer also come strongly into the Bullfrog equation. So as you'll gather, the formula is simple; pick out a groove, make your body move and set the controls for steamroller over everything in sight with a loose precision that rocks as much at it rolls. However Bullfrog decide they aren't one-trick ponies and while everything they do is Blues based and dripping with riffs marked killer, "Slow Trucker" reels in any exuberance for a Top experience of the double Z variety, "Say Your Prayers" slows it down in a keen Bad Company like style, while "Better Days" closes the album in acoustical Zeppelin fashion. However, ear catching though the variances are, there's no point denying that "No Salvation" punches through on strikingly forceful vocals and the guitar goodness of Silvano Zago, who is faultless throughout. Francesco's brother, Michele Dalla Riva puts in a hefty shift behind the kit (no passengers can be found in this power trio), pounding out the message to which his band mates add their voice. "Isolation" hits with less strident force, the groove ably relied on to prove this song's point, before "Monster (Give Me Some Mean)" infuses proceedings with a hefty hammering of Hammond from guest Simone Bistaffa. This sidestep offers a keen mix of Clutch-lite and James Taylor Quartet and with irresistible little motifs from both guitar and Hammond hooking you in, the superb layered vocals seal the deal for the best song on a universally engaging album. Hugely respected guitarist Jimi Barbiani shows up to add trademark slide-guitar to the slow, deliberate and infuriatingly memorable title track and yet none of these guest slots (and there's more) overshadow the key element of Clearwater, which is a set of crafted (yet not overly) songs that keep you coming back for more. Those in need of a shot of traditional, yet expertly constructed Blues Rock need to become acquainted with the power-house-trio that are Bullfrog and their life giving Clearwater.

 


Gary Stone - http://www.italiadimetallo.it 20/10/2014 Voto: 8/10

Vi piace l'idea di tornare ogni tanto a rivivere i momenti passati dai vostri 'vecchi' genitori che negli anni '70 cominciavano ad ascoltare musica seria? Bene, accattatevi questo nuovo cd dei veneti Bullfrog e sarete catapultati in quel periodo e potrete iniziare a sognare cosa era l'hard rock e cosa rappresentava per i giovani di quegli anni. Una manciata di brani senza tempo dunque, suonati dal power trio in modo impeccabile con una produzione altrettanto valida. Come non esaltarsi ascoltando le note di 'No Salvation' che si apre con il basso di Francesco Dalla Riva (anche ottimo cantante) a dettar legge per poi costruire suoni degni del passato e degni di una band che con 'Clearwater' giunge al quarto lavoro in studio, segnando un percorso nato la bellezza di 21 anni fa partendo con cover hard blues per poi pubblicare il primo album nel 2001. Da allora tanti concerti con artisti di fama internazionale (Uriah Heep, Kory Clarke ecc.), sempre nel segno di una musica fatta con il cuore. Dopo che i precedenti tre lavori erano usciti per l'Andromeda Relix questo nuovo lavoro varca i confini ed esce per l'americana Grooveyard Records a riprova del valore intrinseco dei Bullfrog. 'Too Bad For Love' sprigiona southern rock/blues e polvere texana, tra whiskey e stivali in pelle, con gli ZZ Top attenti a seguirne le vicende. 'Isolation' mette i brividi sulla pelle con i suoi passaggi di flauto a cura dell'ospiteBruno Marini e per la sua potenza hard rock che vede anche il duetto di Francesco con l'altro ospite Andrea 'Ranfa' Ranfagni. Ospiti che ritroviamo in 'Slow Trucker' dove a duettare alla voce troviamo Nicolò Carozzi (Black Mama) in un sentitissimo richiamo al blues. La slide guitar del mitico Jimi Barbiani aumenta il valore della title track, un lentone che esprime sprazzi di potenza e che affonda le radici nelle influenze classiche della band quali Free, Bad CompanyGrand Funk Railroad ecc.. ottima anche la prestazione del batterista Michele Dalla Riva. L'hammond di Simone Bistaffa (Tolo Marton Band e Forever Deep) apre 'Monster (Give Me Something Mean)' dove affiorano i Deep Purple ma anche la qualità dei Bullfrog autori di brani uno migliore dell'altro al punto che risulta assai difficile scegliere un preferito. Anche qui alla voce troviamo il Ranfa come ospite alle backing vocals. Si passa poi alla ballata bluesy di 'Say Your Prayers' con ospite Fabio Serra (che ha anche prodotto l'album con la band) nel primo e nel terzo solo e alla tastiere. Brano struggente in piena tradizione seventies, a seguire 'Lorraine Lorraine' rude hard blues dal ritmo incandescente. Qui lodo (finora non l'avevo fatto..) la guitar di Silvano Zago autore di una prova impeccabile e trainatore di larga parte dei brani. Quanto appena detto si materializza nel successivo 'South Of The Border' dove la guitar è assoluta protagonista nella struttura del brano, robusto e valvolare. Suoni prettamente U.S.A. con la scatenata 'Long Time Boogie' ballabile dal primo all'ultimo secondo che ci anticipa il gran finale di 'Better Days' che oltre a ripresentare Fabio Serra a tastiere e acoustic guitar ci delizia con il suo sound (acustico) che fa volare la mente a praterie sconfinate sognando lunghe cavalcate in mezzo alla natura liberi e senza pensieri. Concludendo questo è un Signor cd, che avrà il successo che merita in giro per il mondo là dove la buona musica viene amata, spero che anche voi che leggerete vogliate far parte di chi amerà 'Clearwater' di meglio è difficile sentire in giro.

 


Mark Johnson - http://www.seaoftranquility.org – 20/10/2014 Voto: 4/5

It has been a while since I heard some new music from Silvano Zago and his bullfrog rock band from Italy, Bullfrog. But they are about to release their fourth studio album Clearwater, and like the rest of their discography, which I have reviewed here, this one is going to rock your speakers. Bullfrog creates the traditional bullfrog rock sound of bands like ZZ Top, Canned Heat and Rory Gallagher with their own special flavour to provide hard rocking tracks that fill a dance hall or your living room with sound that will percolate the hearing senses. Clearwater is another great Bullfrog album filled with powder kegs like "No Salvation", which opens the album with deep bass, blasting electric guitars and heavy drums. Francesco Dalla Riva's vocals remind me so much of AC/DC's Brian Johnson, and that coupled with the power bass and lead electric guitar are enough to kick any album off in fine fair. "Too Bad for Love" has that distinctive ZZ TOP sound and backbeat that will buzz your ears and rock you rhythmically. "Isolation" has an early Jethro Tull sound to it. Remember JT's first couple albums, especially This Was? "Isolation" will take you back there, especially when special guest Bruno Marini fires up his flute and delivers the assault. This is my favorite track on the album. "Slow Trucker" is another early ZZ Top – like song that will take you right back to the sounds you remember from Degüello. A solid third behind "Better Days" on my favorites list for the CD. The title track, "Clearwater" features the excellent talents of Jimi Barbiani on slide guitar. The drum blasting coming from Michele Dalla Riva will rock the walls of your home like few do. Francesco's vocals really drive home that powerful AC/DC growl on this one as he sings on the refrain, "I'm going back to the Clearwater…that's where my soul begins to rise". Silvano Zago's electric lead guitar simmers in all the heat and helps enhance the power of the pounding beat. Hammond organ from guest artist Simone Bistaffa makes "Monster" another highlight track. The reverb from the organ adds that special sauce that just helps the thumping drums and guitar roll down easier. The long strung chord from Zago that opens "Say Your Prayers" is one of the best on the album. It rivets your ears as you listen to the thud of the drums that follow. "South of the Border" is another powerful song full of Zago's guitar buzz and the sound of those pulsating drums. "Long Time Boogie" is another album favorite especially for every fan that can remember that classic boogie from high school similar to Led Zep's "Boogie with Stu". "Better Days" takes the album in a whole new direction. Fabio Serra's acoustic guitar brings a strong Led Zeppelin III feel, to close the album. And that is absolutely a wonderful thing. Marini's flute makes a re-appearance and Zago's lead electric lays into the harder parts of the rhythm well. The vocal harmonies are great. Keyboards and bells add more elegance to the sound. This is yet another solid album from Bullfrog and one that will not only take you back to the music that you may remember from your teen years, but it will also awaken your ears to a new band that has the ability to reach and rock you like ZZ Top or AC/DC did back then. Get this. Sit back and enjoy. Repeat. ;^)


Luca Monster Lord - http://www.rockrebelmagazine.com - 20/10/2014 Voto: 4/5

Hard Rock targato '70ies per i Bullfrog che hanno dato alla luce il loro quarto album intitolato Clearwater. Chiarissima connotazione sonora Old Style per il trio veronese che, con il tipico suono valvolare e pastoso, ci offre 11 tracce ispirate a gruppi dell'epoca come Free, Bad Company e ZZ Top. Giro di basso iniziale in stile di Flea dei RHCP apre le danze di “No Salvation” che spensierata viaggia su un riff di chitarra semplice e lineare affiancato ca un basso di sapiente fattura. Ottime per una colonna sonora di un poliziesco sono “Too Bad For Love” e “Isolation”, la prima tutta in “levare” ed in chiave Southern Blues mentre la seconda calda ed irriverente per il sound utilizzato. Mid tempo Hard Blues “Slow Trucker” dove si evidenzia un basso “gommoso” per una song che sembra una B-Side degli ZZ Top subito incalzata dal ritmo lento e marcato della Title Song “Clearwater” che si fa apprezzare per il “calore sonoro” espresso nel ritornello. Coralità all'unisono per l'inizio di “Monster” dove tastiere in stile Hammond e chitarra si fondono in un ottima amalgama gioviale; “Say Your Prayer” è una Ballad malinconica e dalle note roventi come il metallo fuso che precede un altro Blusettone rovente e ritmato, scandito da un malizioso riff di 6 corde dal titolo “Lorraine Lorraine”. Suono legnoso e con le valvole incendiate quello della Gibson Les Paul di Silvano Zago in “South of The Border” che diventa quasi sbarazzino in “Long Time Boogie”, brano che ci proietta dritti dritti al Boar's Nest della contea di Hazzard, al tavolo con i fratelli Duke con Daisy che ci porta 4 birre ghiacciate. Brano acustico “Better Days”, stile Free in “Child”, che conclude un album degno di nota. Chiunque ascolti “Clearwater” si chiederà di che gruppo americano possa essere, avendo il tipico e chiaro timbro del sound Southern. Questo evidenzia ancor di più il lavoro fatto dai Bullfrog, 100% made in Italy, per caratterizzare il loro stile e produrre un disco che denota uno studio melodico e di armonizzazione di ottimo livello. Gli amanti del genere apprezzeranno l'essenziale e diretto “marchio di fabbrica” della band.


Francisco Silvia - http://roxx2metal.blogspot.it/ - 16/10/2014

Bullfrog trio Blues rock Italiano está de volta com seu quarto álbum de estúdio, "Clearwater". Bullfrog é composto por, Francesco Dalla Riva (Bass & Vocals), Silvano Zago na guitarra e Michelle Dalla Riva na bateria. Do início ao fim '"Clearwater" é absolutamente alucinante, com o trio a misturar com sucesso uma heavy dose de blues e soul com full-speed rock and roll. Faixas como "No Salvation" e "Too Bad For Love" conseguem dominar um poderoso punch, enquanto canções como "Monster (Give Me Something Mean)" mostram como o trio sabe expulsar os jams, que pode mudar com um iniciativa descontraída como: "Say Your Prayers" e reproduzi-lo tão bem. Guitarrista convidado especial, Jimi Barbiani empresta seu talento a faixa título do álbum. "Clearwater" é um álbum incrível por uma banda incrível. Não há aqui uma canção de enchimento! Isso é raro na música de hoje. Excelentes músicos, ótimas letras, o nome que eles têm. Para quem ainda tem de entrar na 'heavy blues rock experience,' eu digo hoje é o seu com os rapazes dos Bullfrog. Será uma viagem que nunca vai esquecer. Uma dos segredos mais bem guardados do rock... não é mais! Vamos passar a palavra !!! Esta banda de rock como ninguém! Para todos aqueles que acreditavam que este corajoso, rock adrenalina estava morto, só tenho uma palavra para ti: BULLFROG!


Andreas Sciffmann - http://www.musikreviews.de 07/10/2014 Voto: 10/15

In Italien ist während der letzten Jahre eine Schwemme an klassischen Rock-Trios übers Land gebrochen, weiß der Teufel warum. Das Exponat BULLFROG zeigt auf seiner vierten Scheibe, dass sich Durchhalten ebenso auszahlt, wie langer Atem im Metier dem Songwriting verdammt guttut. Die Geschwister Dalla Riva haben mittlerweile im überschaubaren Blues-Rock-Rahmen eine eigene Handschrift gefunden und reüssieren in allen darin erforderten Disziplinen. Da wäre etwa die Post-Hendrix-Schule (unverkennbar abgeleitete Riffs, aber alles fetter inszeniert, höre "Too Bad For Love"), ein Schuss Funk in der bekannten Rezeptur ("Monster") oder der obligatorische Slow Blues (""Slow Trucker" ein hervorragendes Zwiegespräch mit hypnotischem Charakter), nicht zu vergessen die Akustikballade "Better Days" zum Schluss Besonders schön: Francesco ist ein mitreißender Sänger, der sich vor allem im Titelstück nachgerade die Seele aus den Stimmbändern leiert, und mit "Lorraine Lorraine" verzeichnen BULLFROG einen handfesten Hit. Jetzt noch ein richtig flotter Song, dann gibt es beim nächsten Mal mehr Punkte ... falls jemand etwas auf die Wertung gibt. Eingedenk zahlreicher Gäste, die zum Gelingen beitragen, ist "Clearwater" eine rundum hörenswerte Scheibe unter vertrauten Koordinaten, die sich schlicht durch gute Songs und einen glaubwürdigen Vortrag auszeichnen. Das kann man schließlich nicht von allen Vertretern der bluesrockenden Zunft 2014 sagen. Zu viele Köche ...

FAZIT: BULLFROG würde man mit ihrem knackigen Gebluese gerne mal live sehen. Verschwitzter, verrauchter Club und so ...


Walter Vanheuckelom - http://www.rootstime.be 09/2014

Bullfrog is een hardrock band uit het Italiaanse Verona en werd opgericht in 1993 en bestaan uit de broers Francesco en Michele Dalla Riva en Silvano Zago. Ze begonnen als cover band en speelden nummers van The Free, Led Zeppelin, Grand Funk Railroad enz. Hun aanpak is spelen als een klassiek power trio met grote ruimte voor improvisatie en het herwerken van bestaande songs. In de regio rond Verona hadden ze heel wat succes. Geleidelijk aan begonnen de jongens naast covers ook eigen nummers te schrijven en te spelen. In 2001 verscheen hun debuut album 'Flower On The Moon' dat heel wat bijval kreeg van de pers en de grote Italiaanse tijdschriften. In 2004 was er 'The Road To Santiago' en in 2009 'Beggars & Losers'. Steeds blijven de jongens van Bullfrog hun eigen stijl behouden, namelijk de stijl van de grote namen van de hardrock uit de jaren zeventig. Nu vijf jaar later is er dan het lang verwachtte vierde album toch een feit. 'Clearwater' bevat elf eigen geschreven songs en werd opgenomen in de Opal Art Studios in Verona. Producer is Fabio Serra die ook de mixing deed.
Met dreunende baslijnen wordt 'No Salvation' ingezet. Even later gaat broer Michele met zijn drums dadelijk in overdrive. Dit is pure hardrock en de schreeuwende stem van Francesco Dalla Riva maakt daar ook deel van uit. Het blijft hard gaan bij deze Italiaanse jongens. In 'Too Bad For Love' krijgen we op de stevige groove een spetterende vette solo van Silvano, ook in het vervolg van de song blijft hij gretig vette riffs spelen met behulp van zijn Wah Wah pedaal. Maar ook de groovy baslijnen van Francesco zijn dominant en beukend. De gitaarriffs blijven vervormd in 'Isolation' en we worden wat herinnerd aan Jethro Tull wanneer gastmuzikant Bruno Marini heel knap de dwarsfluit begint te spelen. Voor mij is 'Slow Trucker' één van de beste nummers op het album. Dit nummer is een mix van Southern Rock en blues en voor de zang werd er gekozen voor een rauw duet of beter gezegd een vurig duel tussen Francesco en gastzanger Nicolo Carozzi. Bullfrog doet beroep op heel wat gasten om van 'Clearwater' een succes te maken, zo is in het titelnummer één van de beste slide gitaristen Jimmy Barbiani te horen. 'Clearwater' is een ranzige strakke bluesrock song met stuwende bas en pompende drums. Er is knap werk van Silvano op de gitaar, maar vooral de pure klasse van Jimmy op de slide is puur genieten. Er wordt weer hard van leer getrokken met de sterke power ritmesectie in 'Monster, Give Me Something Mean. Ze krijgen hier hulp van Simone Bistaffa die de song een extra dimensie geeft op het Hammond orgel. In de eerste en derde solo van 'Say Your Prayers' wordt de lead gitaar overgenomen door producer Fabio Serra. Dit is de rustigste song op het album, en kan buiten het gitaarwerk maar matig bekoren. 
De rest van het album wordt afgewerkt met het vaste power trio. De kracht druipt zo van het stampende 'Lorraine Lorraine' af. Het steeds terugkerende concept van stuwende, pompende bas en drums vermengd met heavy gitaar riffs is eigen aan deze Italiaanse band. Het ritme en de opbouw van 'South Of The Border' ligt in het verlengde van 'Lorraine Lorraine' maar het heeft dat krachtige en meeslepende refrein niet. Het tempo gaat omhoog in 'Long Time Boogie' en Bullfrog neemt ons mee in een heavy boogie rock sfeer. De drie heren zijn nu volop onder stoom. Francesco's stem blijft schreeuwen boven de gierende riffs van Silvano. Het laatste nummer is de vreemde eend op dit album. Het akoestische 'Better Days' heeft weinig variatie en dobbert rustig naar de laatste noot van het album toe. Misschien is dit wel het nummer teveel op 'Clearwater'. De conclusie is dat Bullfrog hun stijl blijft behouden en nog steeds zoals in hun voorgaande drie albums, vintage heavy rock speelt die inspiratie haalt uit de jaren zeventig. Fans van Humple Pie, Jethro Tull en Led Zeppelin gaan met dit album zeker aan hun trekken komen.


Janne Stark - http://starkmusicreviews.blogspot.it – 30/09/2014

I’ve had my eyes and ears on this Italian power unit for some time and I do own two of their three previous discs (the fourth is of course on my list of discs to purchase). They had my full attention from the first time I heard their 2004 release The Road To Santiago, with their riff-driven powerful heavy rock. Some Italian bands have a pretty strong accent (like us Swedes sometimes do), but this power trio sounds like they were born and bred in the American south. This album is even stronger than its predecessors! The riffs, the power, the earthy analogue sound and the raspy vocals from Francesco. But most of all – the songs! Ok, this may not be rocket science, but that’s also what makes it much harder. With rocket science you’ve got way more possibilities and ways to be unique, while here you have to work with what you got and make the best of it, which is just what Bullfrog does. Simple, classic, but so damn good! If you grew up on the classic riffs of the seventies with the bluesy roots still intact, for heaven’s sake, don’t miss out on this one!


Tony Sison - http://thededicatedrockersociety.blogspot.it – 26/09/2014

Italian based Blues rock trio Bullfrog return with their fourth studio release, 'Clearwater'. Bullfrog is comprised of, Francesco Dalla Riva (Bass & Vocals), Silvano Zago on guitar and Michelle Dalla Riva on drums. From start to finish ''Clearwater' is absolutely mind-blowing, with the trio successfully mixing a heavy dose of blues, and soul with full-speed rock and roll. Tracks like "No Salvation" and "Too Bad For Love" manage to pack a powerful punch, while songs such as "Monster (Give Me Something Mean)" show the trio know how to kick out the jams, they can still  down shift with a laid back mover like, "Say Your Prayers" and play it just as well. Special Guest guitarist, Jimi Barbiani lends his talent the album's title track. 'Clearwater' is an amazing album by an amazing band. There's not a week song on here! That's rare in today's music. Excellent musicians, great lyrics, you name it they got it. For anyone who has yet to indulge in the 'heavy blues rock experience,' I say have yours today with the boys of Bullfrog. It will a ride you'll never forget. One of rocks best kept secrets... is no more! Let's get the word out!!! This band rock like nobody's business! For all those who believed that gutsy, adrenalized rock was dead, I have only one word for you: BULLFROG! - Highly Recommended


Andrea Barricelli – www.metallized.it – Voto 75/100

La rana-toro, secondo quanto ci viene riferito da Wikipedia, ma anche da un qualunque testo di zoologia riguardante i batraci, è conosciuta con questo nome per la sua incredibile capacità di emettere un verso estremamente simile a quello di un bovino. E’ senz’altro una sorpresa constatare come un animale di dimensioni ridotte possa avere qualcosa in comune con un maestoso toro, non trovate? Ebbene, questa caratteristica si può riscontrare anche nel gruppo veronese dei Bullfrog: i nostri, naturalmente, non ci risulta emettano versi bovini, ma possiamo senz’altro dire che, pur essendo un trio di ragazzi tranquilli, sanno sprigionare quando vogliono un’energia notevolissima dai loro strumenti musicali.

Questa mia bizzarra introduzione contenente un ancor più bizzarro parallelismo serve a presentarvi il terzo album della band veronese, Beggars & Losers, un grande risultato che premia anni ed anni di lavoro costante: i nostri, infatti, si sono formati nell’ormai lontano 1993 ed in questo lasso di tempo, oltre a realizzare due album ottimamente accolti dalla critica di settore, hanno avuto l’onore di suonare assieme ad artisti del calibro degli Uriah Heep. Non male, se si considera che proprio l’hard rock anni ’70 è la loro principale fonte di ispirazione, vero? Vediamo dunque cosa ci offrono i Bullfrog in questo lavoro, premettendo che innanzitutto salta all’occhio la curatissima e divertente copertina, raffigurante per l’appunto una rana toro abbigliata da rocker, con tanto di Les Paul e jeans.

Il disco si apre con il più classico dei riff hard rock, che ci accompagna attraverso la coinvolgente Over Again: si tratta di un eccellente brano proveniente direttamente dalla tradizione musicale anni ‘70 e, a parte un ritornello un po’ stereotipato, è un inizio coi fiocchi. F For Fool sembra possedere un background più tipicamente blues, soprattutto nel basso e nella bella voce di Francesco Dalla Riva, somigliante qui a quella di Glenn Hughes. Dopo queste due tracce il gruppo decide di cambiare leggermente il proprio sound, offrendoci prima un brano di rock più classico come Rocking Ball e inserendo poi la tastiera di Simone Bistaffa nel granitico sottofondo musicale di Detour, con l’evidente intento di omaggiare i maestri del genere come i Deep Purple. Si torna a ritmi più sostenuti con la spettacolare On Through the Night, in cui i tre musicisti inseriscono anche sporadici e graditissimi inserti solistici, dimostrando tutta la classe e l’amalgama di una band ormai ben rodata. In un disco ispirato ai grandi del rock anni ’70 non può mancare, naturalmente, la classica ballad, che qui si concretizza in Every Sunny Day: si tratta di una canzone intrisa qui e là di tocchi di southern rock (evidenti sono difatti i riferimenti ai Lynyrd Skynyrd), piacevole pur essendo certamente abbastanza scontata nella sua evoluzione. One for a Zero è un brano egualmente lento, che mostra al tempo stesso sia l’anima più AOR della band, con il suo ritornello da stadio, sia la graniticità dei riff di Silvano Zago, indubbiamente il protagonista dell’album; su questa medesima scia, più morbida rispetto ai brani iniziali del disco, proseguono Keep Me Smile e Rat Kicking, entrambe dotate di ritornelli catchy e di sicura presa sul pubblico. C’è però ancora il tempo di omaggiare le radici blues del rock con l’ottima Easy on My Love, prima che la conclusiva Poor Cry Man riassuma in un solo brano tutte le influenze musicali del gruppo, barcamenandosi con efficacia fra riff blues, momenti più veloci e sperimentali, cantato rauco e parti corali.

Tiriamo dunque le somme: i Bullfrog, tenendo fede al loro nome, confezionano un terzo album che alterna momenti ragionati e quasi commerciali a vere e proprie bordate sonore degne delle migliori band hard rock del globo; chiaramente questi ragazzi veronesi non inventano nulla ed anzi attingono a piene mani dal repertorio e dai trucchi delle band venute prima di loro. Allo stesso tempo, però, a differenza di molte band cloni in circolazione al giorno d’oggi, riescono a mescolare le loro influenze in modo sapiente e variegato, offrendo un prodotto che, a parte alcuni momenti di stanca, dovuto forse alla sua eccessiva lunghezza complessiva, riesce a guadagnarsi l’attenzione dell’ascoltatore dal primo all’ultimo minuto.


Nicola Vitale - www.federicotv.it 24/09/2013

Bullfrog: un nome tosto, un artwork che toglie ogni dubbio sulla proposta musicale della band e solo tre musicisti, più qualche guest musician in alcuni brani, che suonano come un’orchestra di chitarre e bassi elettrici scanditi da un’orda di batteristi votati alla causa del rock duro, senza i fronzoli e le paillettes del glam, ma col sudore e i muscoli dell’hard rock settantiano, infarcito di psichedelia e suoni al vetriolo.

Beggars & Losers è il terzo album della formazione di Verona con il quale Andromeda Relix, casa discografica veronese dei cui album, nel momento in cui scrivo, la mia scrivania è piena, festeggia il suo decimo anniversario di attività, in un viaggio decennale nel mondo del rock accompagnati da coerenza e passione che sorprendono per l’integrità e la caparbietà che pochi hanno dimostrato di possedere.

La rana-toro, esserino alquanto strano per la sua capacità di emettere dal suo corpicino un suono simile a quello dell’enorme bovino, sembra un animale adattissimo a descrivere concettualmente il sound deiBullfrog. Mentre è inspiegabile il desiderio di ascoltare la band dal vivo quando la loro inesauribile energia è inevitabilmente filtrata, ma non snaturata, dalle casse dello stereo, tutto ciò che si può dire è che l’album è molto omogeneo, si tratta di un hard rock di stampo seventies, e a tal punto è superfluo citare le solite decine di band che hanno marchiato a fuoco gli stilemi del genere, reso peculiare da un sound corposo e ruvido contraddistinto da una pesantezza sonora tipica dello stoner, come se l’hard rock proposto nel disco, pur non presentando elementi tipici di quell heavy metal inglese di fine anni 70 (eccezion fatta per la Motorheadiana On Through the Night con un bellissimo lavoro di percussioni di ”Sbibu”), non fosse rimasto a questi (ed alla sua durezza) indifferente. Brani coinvolgenti, ritornelli urlati, chitarre sparate a tutto volume e assolo pieni di feeling, conduttori di passione ed emozioni tipicamente blues, con una voce corposa, calda e davvero molto musicale, che rende giustizia ad ogni accordo suonato e consegna all’hard rock italiano uno dei suoi momenti migliori.

Andromeda Relix in questi anni ha dato alle stampe più di un ottimo album, ma, credetemi, se questo non è il suo prodotto migliore, allora si avvicina moltissimo ad esserlo.


Lucas Gordon - www.mundorock.org - metalfoxweb.com.ar - canedorock.com 02/2013 - Voto 85%
El día está nublado, los ánimos no están mal, pero con días así uno puede aferrarse a la melancolía y ponerse aoír un disco de Juan Manuel Serrat o ponerle un poco mas de energía a la atmosfera con estos chicos italianos: Bullfrog.
Oriundos de Verona, este conjunto nos propone una dosis de rock and roll setentón, cantado en inglés, cual está a la par de cualquiera de esas bandas americanas o británicas que han girado por el planeta. Bad Company, Deep Purple, Zep’ y Aerosmith (de los setentas) son espíritus que rondan a lo largo de las 11 canciones que componen este álbum titulado “Mendigos y Perdedores” (por su traducción en inglés). Por un lado tenemos a la nítida voz de Francesco Dalla Riva que buscando guiarlos, mis estimados lectores, de los mas famosos vocalista, se orienta a la de Paul Rodgers (Bad Co, Free, Queen); como se aprecia en “Keep Me Smiling”.
Por el otro, las guitarras y arreglos instrumentales están mas cercanos a un Deep Purple, en especial los primeros temas, pero también esta esa onda Black Crowes en todo esto, sin descartar el lado medio funk bostoniano onda Steven Tyler que se puede apreciar en “One For A Zero”, donde el jugueteo de las seis cuerdas lo hacen mi predilecto. Si Francesco se hubiera puesto a hacer el ‘duba da duba’ de Tyler ya hubiera sido copia. Ja!
Lógicamente (y al igual que muchos de sus pares), si este conjunto perteneciese a USA o UK, no dejaría de proponer algo excelente, pero viniendo de Italia, es aún mas loable el producto final que han logrado. Ya el día esta mucho mejor, estoy con las pilas necesarias para salir y terminarlo como si el clima jamás hubiera intentado mantenerme en la covacha. Gracias Bullfrog!
Hits: One For A Zero, Keep Me Smiling, y Rat Kicking.

Ivan Dragomilov - www.musicmap.it - euromusica.nlz.it
I Bullfrog sono una band veronese dedita ad un polveroso Hard blues ispirato alle grandi bands degli eighties! Reminiscenze di Bad Company, Rory Gallagher, Free, Amboy Dukes sono udibili in ogni traccia di questo nuovo album della band, il terzo, che si intitola "Beggars & Losers" ed è pubblicato dalla sempre attenta ANDROMEDA RELIX. Nonostante le evidenti influenze, i nostri si dimostrano capaci di proiettare questo sound vintage ai giorni nostri, con una convincente miscela di melodie, mai banali o scontate, e un lotto di brani viscerali e carichi di passionalità. Il Cd inizia con "Over again", e subito ci si immerge nel rovente immaginario desertico del Texas, in viaggio nelle più desolate highway, a bordo e a manetta di una Chevy Camaro del 75! Ottimo impatto per la guitar di Silvano Zago, ruvida e coinvolgente. Il ritmo funk di "F for fool" mi costringe, mentre scrivo, ad ondeggiare la testa e a battere freneticamente i piedi sulla seggiola; come una scarica elettrica che entra in tutto il corpo è anche la successiva "Rocking ball", con Francesco Dalla Riva degno emulo di Paul Rodgers. Granitico è l'incedere di "Detour" che con i suoi oltre 7 minuti emoziona per intensità, "On through the night" si abbandona a purificazioni soul R'n'B, e l'ascolto di "Every Sunny day" possiede un pathos che gioca con le emozioni, lo stato d'animo e le sfumature, tutto ciò rende questo disco meravigliosamente contagioso. Una pennellata di organo di rara intensità nel brano "One for a zero" non muta l'orientamento del sound dei Bullfrog, che scorre fluido ed ipnotico anche nella acustica "Keep me smile". Da una vecchia radio a transistor esce il groove di "Rat kicking", storto e distorto, con il drumming bonhamiano di Michele Dalla Riva; lo spirito di un'altra epoca, in "Easy on my love", è riportato in vita e pervade l'etere, effluvi d'adorazione kingxiani creano nostalgia, si scava nei meandri della memoria, e l'esperienza sensoriale si chiude con "Poor man cry" dalla quale possiamo perfino sentire il profumo intenso del whiskey d'annata. I BULLFROG regalano un disco energetico, elegante, ispirato e per nulla studiato a tavolino, e non solo per i nostalgici patologici!

GT Glitz - www.gltzine.net -10/10
BULLFROG play good honest blues based rock akin to some of those 70s classic rock bands. Hailing from Italy these guys are firmly camped out in old skool territory. There is no pomp and circumstance here but there is good solid rhythm, classy riffs and lead parts all washed down with gritty vocals. Beggars & Losers isn't a bad album at all and has nice groove throughout and although it doesn't modern (at least style wise) it does make good listening and is good to chill out to.

Simon Mulholland - www.vanguard-online.co.uk - 01/06/10 - Voto 3/5
It’s the end of a long hot, not so grim weekend in Yorkshire and I’m finishing off the last of the Budweiser accompanied by some classic American rock sound from Bullfrog, only to find that they hail from the East not West, Italy in fact.
Beggars and Losers has a very distinct psychedelic look about its artwork but the sound is classic rock all the way. The sound is a crisp and clear as the dodgy larger I’m quaffing but immensely more satisfying with it’s hi tempo guitar sound and no nonsense approach to rocking out with a hint of funky stuff thrown in for good measure.
There’s not much I can tell you about the band due to my lack of Italian but their website gives you a few pointers, referencing bands like Free, Cream and Whitesnake. It looks like they participated in a Bon Scott tribute night; now that would have been interesting.
The stand out track on the album is ‘On Through The Night;’ an upbeat little number with some slap bass and fine guitar hooks which sits alongside ‘One For Zero’, a real gritty blues number and the Eaglesesque ‘Keep Me Smile’.
Beggars And Losers is a fine album, with some surprises for the listener such as the gruff acoustic ‘Every Sunny Day’ that is straight out of the Bad Company song book. This album shows that the Italians can turn their style to rock music.
Right, I off to play Red Dead Redemption on the Xbox, a western style game but I’ll keep Bullfrog on the stereo, that way these Italian rockers will make it a Spaghetti western......
Ok, I’ll get my coat.

Nikk Gunns - www.getreadytorock.com - 26/05/10 - Voto 3/5
Originally formed as a covers band back in 1993, Italian band Bullfrog are about to release 3rd album 'Beggars & Losers'. The album has a great late ‘60's/early ‘70's feel to it and the band's sound is clearly influenced by the likes of Hendrix, Cream, Free and Deep Purple.
The idea behind 'Beggars & Losers' was to combine the power of the band's debut album, 'Flower On The Moon', with the more soulful sound of 2nd album 'The Road To Santiago '- and this they have managed to do.
With powerful vocals and guitar work throughout, the album's highlights include 'Rocking Ball', the slower 'Every Sunny Day', and 'One For A Zero'. Then we have 'Keep Me Smiling' with its hint of country rock, or the bluesy 'Rat Kicking', the 11 tracks on the record certainly manage to contain elements of several of the big rock genres.
Rumour has it that the band have been known to play a live set spanning 4 hours, this may be a bit overkill but Bullfrog certainly sound like they can do the business live.

Salvatore Blandizio - www.magmusic.it - 28/02/10 - Voto 10/10
E’ noto che Francesco Dalla Riva (voce e basso) Silvano Zago (voce e chitarra) e Michele Dalla Riva (batteria) abbiano un grande amore e passione verso l’hard rock anni ‘70, poiché il loro terzo disco “Beggars & Losers” è una sorta di tributo verso quelle sonorità che hanno reso il rock una pietra miliare della musica, ovviamente insieme alla psichedelica, il progressive, il punk, la new wave. Insomma, non voglio star qui a esporre un trattato filologico sulla storia del genere, anche perché credo che la maggior parte dei nostri lettori sia più che preparata.
Dopo sedici anni di onorata carriera militata e coltivata nei circuiti underground del nostro paese, il trio di Verona ci propone un disco il cui mentore si basa su un revival e su una deliziosa suggestione del rock più incisivo e aggressivo. Nel loro sound si può riassaporare il bramoso carattere intimista degli Allman Brothers, l’esplosività dei Deep Purple e il buon vecchio rock di mestiere dei Led Zeppelin. “Beggars & Losers” è dunque una creatura figlia di un tempo passato mai dimenticato, per la sua indole eterea e meravigliosa. I Bullfrog hanno avuto il grande merito di riprendere quel sound e di arrangiarlo in chiave moderna, senza mai scadere nel banale o in quello di “imitare” troppo le band del passato. Tutt’altro, direi che non è proprio il caso dei nostri soprattutto per quel che concerne la loro musica redatta in maniera personale e pregevole. Il riscontro lampante possiamo intuirlo subito nei pezzi come Detour e Poor man cry, laddove la naturalezza e l’eleganza di Zago riesce a emergere attraverso la sua chitarra per incidere riff taglienti. In Over Again invece ci pensa Francesco con la sua voce il cui connubio tra rock e heavy ne rivela il timbro impressionistico e graffiante, il tutto compensato da una straordinaria dimensione dal sapore southern a tratti psichedelico. “Beggars & Losers” è la dimostrazione che l’hard rock contemporaneo è ancora valido e più vivo che mai, debitore di un rock che ha fatto storia, ma che in maniera umile e consapevole ha cercato di rifarci immergere in quella dimensione onirica e sognante di quei luoghi e di quelle reminiscenze musicali che quarant’anni fa fungevano da protagoniste. Non mi resta a questo punto di augurare a Francesco, Michele e Silvano una carriera ancora più solida perché l’Italia ha ancora un gran bisogno di questi dischi…

Roberto Mattei - www.perkele.it - 02/10 - Voto 8/10
Il turbine psych che inonda l’Italia da parecchi anni non risparmia di certo le sonorità classicamente hard, e all’appello delle uscite più significative non poteva mancare il terzo album degli oramai storici Bullfrog. Il trio di Silvano Zago e Francesco e Michele Dalla Riva ci catapulta con freschezza nell’immortale suono dei primi Whitesnake, Cream e Mountain, oltre a citare in ordine sparso decine di nomi minori che affiorano con prepotenza lungo i 60 bollenti minuti del dischetto.
Si può dire che i veronesi siano in larga misura influenzati dagli anni maturi dell’hard, quelli compresi tra il ’72 e il ’76, come dimostrano le varie “Over Again”, “F for Fool”, “Rat Kicking” e l’eccellente hard blues di “Rockin Ball”. L’ascolto si mantiene sempre a livelli alti, passando per le passionali “Detour” e “One for a Zero” (qui non possiamo non tracciare un parallelo con altri grandiosi esponenti della penisola come Electric Swan e Wicked Minds, soprattutto per l’uso durissimo delle tastiere e il focoso approccio al rock duro), la tirata “On Through the Night”, perfettamente calibrata tra furiosi riff e chorus melodici, e la ballata americaneggiante “Every Sunny Day”, che potrebbe essere estrapolata da un album dei Grand Funk o dei tardi Blue Cheer.
Sempre in tema di mid-seventies (Ted Nugent, Skynyrd), le melodie di “Keep Me Smile” e “Easy on My Love” precedono la chiusura più dura, “Poor Man Cry”, dove stavolta è la componente british blues a predominare. Numerosi sono stati gli apprezzamenti per “Beggars & Losers” da parte di appassionati ed estimatori: di sicuro i Bullfrog sono uno dei fiori all’occhiello dell’Andromeda Relix..

Donato Zoppo - Jam - 01/10
I Bullfrog scelgono il modo più semplice per festeggiare dieci anni di carriera: un bel terzo album, perfetta sintesi di amori, influenze, inclinazioni e tabù.
Il songwriting hard rock del power trio veronese risente molto dei classici: dall'epoca aurea di Mountain, Cream, Deep purple e Trapeze alle ultime declinazioni di Spiritual Beggars e Wolfmother, passando per i dimenticati Badlands. Manca in Beggars & Losers la grandeur dei Moonstone, eppure Over Again, Rocking Ball e Detour mostrano una dimensione “artigianale” e passionale che manca a tanti colleghi. Il trio è affiatato, Silvano Zago è un ottimo intrattenitore alla sei corde, sia in sede ritmica che negli assoli, i fratelli Dalla Riva macinano con scorrevolezza e il masterinng agli Sterling Sound dona al disco una buona luce sonora.

KK - www.cosmiclava.com - 11/09
Since 1993, Italy's BULLFROG totally dedicate themselves to the culture of 1970's hardrock. They started as a cover band, playing songs from bands like Bad Company, Free, Mountain or Grand Funk Railroad until they realized it was more fun to play self composed songs. It seems logical that their own material is strongly influenced by their musical idols. In 2001, Andromeda Relix released BULLFROG's debut 'Flower On The Moon' for which the band received a lot of good reviews. Eight years later, the third album 'Beggars & Losers' is now available and all classic rock fans should note the band's name. BULLFROG is firmly grounded in the tradition of the 70's hardrock-power-trio-species, not only because the band consists of three members. But they don't try to exactly imitate that musical chapter at all costs. It's more that they have transported the key element's in today's decade and it works.
What also strikes me about 'Beggars & Losers' is the powerful production that will ensure that this album has been recorded in 2009 and not in 1972. The album starts with 'Over Again' really dynamic, creating a positive atmosphere that runs like a red thread through all eleven songs. 'Rocking Ball' has a lot in common with Free, but I can also hear some funky undertones that remind of the first two records of Mother's Finest. The fastest song is 'On Through The Night' and it would've been nice if BULLFROG has done this more often. In the second half of 'Beggars & Losers', however, the songs begin to become calmer and move further in a southern rock direction. Moreover, they prefer to merge together to form a more AOR-orientated sound which I am very uneasy about. On the other hand, it shows that BULLFROG is able to record a varied album that will please all blues, southern and 70's hardrock fans. BULLFROG can keep pace with their soulmates from Sweden or the USA, and 'Beggars & Losers' is a strong album, including a well designed, colourful digi-pack.

MrBrugat - www.bilbaoisrock.com - 30/10/09
Pedazo de joya que se han currado estos italianos de Verona.  Un disco para amantes del blues rock y del rock & roll mas clásico. El sabor a setentas lo impregna todo, sonando a clásico desde el primer corte “Over Again”, uno de mis preferidos por cierto. La verdad, es la primera vez que oigo sobre estos señores  y fíjate tú, llevan dando caña desde 1993!. Sus influencias son evidentes, nada mas darle al play os vendrá a la mente Led Zeppelin (cómo no..) Free, Mountain…, y es que Bullfrog empezaron como una cover band tocando temas de los ya mencionados además de Bad Company, Grand Funk, y muchas mas…
Los amantes de este género podrán disfrutar de esta maravilla que no tiene desperdicio. Un disco redondo al cual no le sobra ni un minuto donde  se puede comprobar la excelencia de Silvano Zago a la guitarra, la genuina voz de Francesco Dalla Riva.

Mark "Prof" Johnson - www.prognaut.com - 25/10/09 - Voto 8/10
1. Who is the band? What is their history? What motivates them?
“Bullfrog blues is the name of an old traditional American song and music, (covered also by Canned Heat and Rory Gallagher) but Bullfrog is the name of a band from Verona, Italy who plays good old classic hard rock! The band was formed in 1993 from the ashes of other important bands from Verona (Great Fish, Capricorn, Highshooter, Hitchers). Starting as a cover band, the group plays songs by Free, Bad Company, Grand Funk, Led Zeppelin, Mountain, and other blues standards. The sound is pretty much reminiscent of the classic power-trios of the 70's, with a lot of room for improvisations and solos. In a while Bullfrog begin to gain a reputation as a live band, playing also at various biker festivals, with shows often lasting more than four hours!” (http://www.bullfrogband.net, 2009).
In 2001 Bullfrog finally enter the studio to record their debut album, Flower on the Moon, for the Andromeda Relics label. The album includes nine original compositions plus one interesting cover of Sail on, Sail Away, originally recorded by Moxy, a great and sadly forgotten Canadian band from the 70's” (http://www.bullfrogband.net, 2009).
2. Perché hanno fatto questo album? Qual è stata la passione o il messaggio che li ha portati a produrlo? O, semplicemente, qual è stata la motivazione per i temi che hanno scelto per questo album?
Questo è il loro ultimo album ed è un tentativo di sposare l'irruenza del debutto "Flower on the moon" con le atmosfere del secondo "The road to Santiago".
3. Che messaggio viene espresso attraverso la musica e i testi?
Un rock diretto, articolato e potente allo stesso tempo, come ai si faceva nei 70s ma con un sound originale e credibile. Missione compiuta!
Over Again –Quell'effetto di chitarra introduttivo funge da miccia e si parte subito, senza perdite di tempo, il razzo è partito. Chitarre potenti, basso e batteria compatti nel lanciare questo che sarà indubbiamente il brano d'apertura dei concerti. Bello l'interludio centrale, “one step forward, two steps back, find that you’re just the same old wreck” a ridosso di un assolo scoppiettante. Energia da ogni angolo della stanza-Da sentire e risentire.
F for Fool –Batteria e chitarra introducono questo numero (?!).  C'è un messaggio in questo brano che parla della scelta tra il seguire gli altri nella scalata alla fama e al successo oppure prendere controllo della propria vita. Gran parti di chitarra e batteria, un buo ritornello e un'incisione cristallina rendono questo (e pure il disco) un episodio roccioso.
Rocking Ball –Il ruggito della chitarra alla Jimmy Page differenzia questo brano da altri meri imitatori dei rockers anni '70. Giurerete che questo è un pezzo dei Bad Company. Non una cover, ma un brano che i Bad Company non hanno mai registrato o pubblicato. I Bullfrog sono stati, agli esordi, una cover band di Bad Company e altri, prima di lanciarsi in brani propri. Allo stesso tempo, c'è una certa atmosfera alla Zeppelin che lo rende un'azzeccata combinazione delle due bands. Il cantato ricorda da vicino quello di Paul Rodgers, quindi se vi piacciono i BC, questa è per voi. Anche la batteria è molto in evidenza.
Detour –.Una delle vette dell'album. Il raggiungimento del picco del disco. Il riff circolare si sposa con l'organo Hammond e aprono notevolmente il brano. “Running for your life, trying to justify” Oltre sette minuti per un'epica cavalcata chitarristica, tra organo e batteria. Cantato convincente e atmosfera da robusto blues rock, senza troppi fronzoli, questo è sicuramente un brano adatto alla chiusura dei concerti, in quanto trasuda carica anche in questa versione studio. Solo una parola per descriverlo: ENERGIA!
On Through the Night –Altra mazzata rock, questo episodio non presenta l'intensità e le dinamiche del brano precedente. Qui si mettono in risalto le doti al microfono del cantante. Basso e batteria hanno comunque un ruolo centrale in questo brano. Con la parte centrale strumentale, il brano decolla ed è ovvio immaginare il gruppo jammare dal vivo in momenti come questo. Dev'essere una goduria da vedere! I riff di chitarra ci ricordano i migliori momenti di Page mentre la sezione ritmica vi farà tenere il tempo con piedi e mani.
Every Sunny Day –Si rallenta un po', dopo una tale apertura. Una canzone bluesy alla Black Crowes, Allman Bros, con andamento cadenzato. Persi nei freddi invernali, pensando al sole, allo standersi su un prato o rilassandosi vicino al mare. Quello che ci vuole come intermezzo a metà disco. Verso la fine, ci ricorda proprio le atmosfere del Chris Robinson solista.“Tell me where are you now my friend.”
One for a Zero –La miglio canzone del disco, a mio giudizio. Da sola vale il prezzo del disco e, insieme con Detour, è il motivo che mi ha fatto chiedere alla band come avere anche i due dischi precedenti da recensire. Aspettatevi anche quelle, quindi, prossimamente. Non riesco a togliermela dalla mente. E' incredibile. Il testo e la musica si amalgamano in una maniera anche più potente che in Detour. I cori, le chitarre e tutto è così originale, col l'organo ad accompagnare elegantemente sullo sfondo. Un sound che riempie la stanza e la voce all'altezza di tale energia. L'apice e sicuramente uno dei punti chiave dei concerti!
Keep Me Smiling –Questo è un bel rock, diretto e semplice. Un sound allegro, positivo e ancora dei notevoli ricami di chitarra supportati da una batteria perfetta.. “I’ve been trying to find a new beginning just to see if it’s late to save the day.”
Rat Kicking –Un altro blues cadenzato alla Bullfrog. Ritorna l'influenza Bad Company, ma non si tratta di una copia, il sound e le linee melodiche sono molto originali. Giusto quel tocco per ricordare quali sono le influenze e da dove i Bullfrog provengono. Bella parte vocale verso la fine.
Easy on My Love –Brano molto zeppeliniano nella partenza, chitarre belle decise e solide. “and if I do believe in one thing, I believe this thing can last, if we search for one another.”Con brani come questo i ragazzi sono diventati famosi a Verona ma c'è da augurarsi che con questo disco la loro fama esca pure dall'Italia
Poor Man Cry –Un gran riff di chitarra trascina questo pezzo fino all'ingresso della batteria. E che batteria! Si riesce proprio a tastare la corposità di questa batteria lungo tutta la durata del disco, e non solo a sentirla. E' da un bel po' che non mi capitava di poter dire una cosa simile recensendo un disco. Questo batterista picchia veramente duro. Di fatto, questa è la terza miglior canzone del lotto. Gli incroci di chitarra/basso e batteria definiscono alla perfezione il sound della band. Gran finale che ci lascia curiosi nell'attesa del prossimo disco!
4. Questa musica migliora, aggiorna o modifica il genere? Cosa riceve l'ascoltatore ascoltandola?
Per niente prog, non mi è chiaro perchè è arrivata da recensire a me, ma sono felicissimo sia capitato! Il grande blues rock alla Bullfrog non cambia o reinventa le regole dall'hard rock ma sicuramente ci fa aggiungere un altro nome a quell'ondata di band che cercano di riempire il vuoto lasciato da Canned Heat, Led Zeppelin, Bad Company e altri. Molto originali, in un genere pieno di gruppi che semplicemente copiano i loro idoli, questa band mostra in maniera limpida le proprie coordinate musicali, allo stesso tempo proponendole con freschezza nei testi, nelle melodie e negli arrangiamenti.
5. E' qualcosa che un fan può aver voglia di risacoltare nel tempo?
Assolutamente sì. Non ho smesso di ascoltarlo da quando l'ho ricevuto. Mi aspettavo un'altra band derivativa nello scimmiottare gli anni '70 esono rimasto assolutamente travolto dalla freschezza e dall'energia della musica che questi ragazzi hanno sfornato. Ognuno di loro ha creato qualcosa di potente nell'ambito di un trio e sono veramente eccitato all'idea di poter scoprire i due dischi precedenti che hanno portato a tanto! In questo genere è veramente arduo risultare originali per il gran numero di grandi band del passato ma questo è uno dei migliori dischi che ho sentito quest'anno. Mantenere la propria integrità sposando le somiglianze e ciò che rende così riuscito e centrato questo disco.
Voto: 8/10 –Davvero, un gran lavoro. Ci sono davvero dei grandi brani in questo disco. E teniamo aperta la porta per gradite sorprese future!

Paolo Ceritano - www.crossroadsgraffiti.com - 23/10/09
I Bullfrog non sono nuovi della scena italiana e chiunque non li abbia mai sentiti ha l’obbligo di rimediare quanto prima! Il “nostro” power trio nasce nei primi anni ‘90 ma arriva all’album d’esordio solamente nel 2001 sotto etichetta Andromeda Relix.
Ormai al terzo album la band veronese mostra un’evidente evoluzione che, nonostante un ancor evidente attaccamento ai 70s, nel corso degli anni li ha portati alla maturazione di Beggars & Losers.
L’album si apre con Over Again, un vero pugno nello stomaco a cominciare dal riffone e dalla voce poderosa del bassman Francesco Dalla Riva che imprime il giusto spirito al disco. L’inizio dell’album è una vera rivelazione per gli amanti di Mountain, Granfunk Railroad, Zeppelin, Free, i primi Whitesnake o anche bluesman sullo stile di Rory Gallagher.
Che sia la ruvida F For Fool o la cadenzata e blueseggiante Rocking Ball il risultato è sempre lo stesso: hard rock puro, classico nella sua concezione di musica che vive nel tempo e al di fuori delle mode, blues, sangue e passione.
Tutto questo trasuda dal disco che, a cominciare dall’artwork psichedelico nei suoi folgoranti colori, fino al digipack che riporta alla memoria degli appassionati il buon vecchio vinile, ha dei chiari e forti intenti: musica sentita, pensata e suonata col cuore.
Non a caso negli anni la band ha avuto l’occasione e l’onore di suonare con alcuni tra i più grandi dell’hard rock e blues di sempre: Uriah Heep, John Lawton, per finire con i mitici Micky Moody e Bernie Marsden.
Impossibile non segnalare nella conclusiva Poor Man Cry la collaborazione di un grande chitarrista nostrano che non poco ha a che fare con questo genere: Matt Filippini, che i più attenti ricorderanno come leader dei Moonstone Project, nonchè collaboratore di Leggende viventi quali Ian Paice o Glenn Hughes.
Un album da scoprire, dove ogni traccia lascia più che soddisfatti e mette voglia di assistere ad un concerto del power trio. Fantastico sapere che in Italia abbiamo certe band, molto triste constatare che tali band autoctone faticano ad emergere sul proprio suolo anche a causa di promoter, gestori e agenzie esterofili e modaioli, interessati al facile guadagno piuttosto che alla promozione di arte nostrana DOC.
Pompate il volume e abbandonatevi alla musica che certamente saprà ben guidarvi!

Todd Smith - www.cuttingedgerocks.com - 12/09/09 -
Il digipack riesce a malapena a contenere l'intensità di questo cd. Chitarre corpose, basso e batteria con una produzione squillante sono gli elementi che rendono questo 'Beggars & Losers' dei Bullfrog un vero colosso di classico heavy rock. Saltano subito alla mente nomi come Mountain, Cream e Grand Funk mentre il laser scorre attraverso le 11 tracce del cd. Determinati a reinterpretare lo spirito e il feeling dei classici power trio dei '70, Francesco Dalla Riva (basso e voce), Silvano Zago (chitarra) e Michele Dalla Riva (batteria), centrano in pieno il bersaglio ricreando proprio quella grandiosità sonora.'Detour' è un ispirata mazzata sulle orme di Sabbath/Deep Purple con vocals particolari e un grintoso riff. L'organo Hammond, gestito 'vecchia maniera' da Simone Bistaffa è assolutamente da pelle d'oca, così come l'eccellente assolo di chitarra. Una perentoria dichiarazione d'intenti! Brani più intrisi di blues e whiskey sono 'Rat Kicking' e la viscerale 'Every Sunny Day', dove gli Allman Brothers incrociano i Free con una maestria allo stesso tempo gratificante ed elettrizzante.
'Rocking Ball' rallenta i ritmi con il suo andamento cadenzato che evidenzia la perizia chitarristica. Il cantante Dalla Riva è in pieno territorio Paul Rodgers, quindi sale di un'ottava per un ritornello più vicino alle linee di Ian Gillan. La melodia è così appiccicosa che, con un beat del genere, vi resta in mente per giorni. Diversi pezzi sono comunque esempi di hard rock piuttosto diretto, come l'esplosiva 'Over Again' o 'F for Fool' che ricorda i Fogath, o l'ondeggiante 'On Through The Night' che potrebbe tranquillamente scivolare fuori dal famigerato 'Red Album' (il secondo, omonimo) dei Grand Funk. Un cambio di tempo, gli strumenti si separano e il brano si apre a un'ispirata dimensione dove la magia risiede in ogni battuta. Tre brani, 'One for a Zero', 'Easy On My Love' e 'Poor Man Cry' suonano come se fossero stati composti quarant'anni fa. Una spruzzata di Humble Pie, Atomic Rooster e Budgie indicano il potenziale di queste canzoni. Ogni volta che suoniamo questo cd cresce il nostro rispetto per le composizioni e per la maestria con la quale sono state concepite. Questi ragazzi sono dei 'true believers' di una musica dinamica e leader di una nuova generazione di pionieri.

Silentwater - www.stereoinvaders.com - 06/09/09 - Voto 8/10
"Beggars & Losers" è il terzo lavoro dei Bullfrog, trio veronese di notevole esperienza interpreti di un classicissimo hard rock anni '70 dalle venature blues. E' un disco assai pregevole, costruito con tanto mestiere da gente che ha saputo mettere a frutto quanto imparato durante gli anni passati sul palco a dispensare riff al popolo.
Chiunque ami le sonorità di quella gloriosa decade non può non appassionarsi a brani come "Keep Me Smile", "Detour" o "On Through The Night", prova tangibile di quanto ciò che 30 e più anni fa seminarono colossi come Deep Purple, Lynyrd Skynyrd, Led Zeppelin o Free riesca ancora a dare ottimi frutti, capaci di restituire entusiasmo ai rocker un po' nostalgici.
"Beggars & Losers" è senza dubbio quello che si definisce "un disco ispirato", senza alcun calo durante tutta la sua bella oretta di durata, nella quale si avvicendano pezzi energici e veloci come la già citata "On Through The Night", blues elettrici e rock ballad strappalacrime ("Every Sunny Day"): non manca proprio niente, nessuna sbavatura, produzione perfetta e esecuzione altrettanto impeccabile.
Un disco pensato per tutti coloro che guardano all'epoca d'oro dell'hard rock con adorazione, se siete fra questi non fatevi scappare "Beggars & Losers" per nessuna ragione al mondo, sarebbe un vero peccato se vi perdeste tutto questo ben di dio... e un artwork così favoloso!

Gabriele Nunziante - www.italianmetal.it -03/09/09 - Voto 8,4/10
Giunti alla loro terza prova discografica, i Bullfrog, formazione hard rock veronese attiva dai primi anni '90, festeggia in questo 2009 assieme all'etichetta che fin da subito ha creduto nella validità del trio composto da Silvano Zago (chitarra) e i fratelli Dalla Riva, Francesco (voce e basso) e Michele (batteria). L'etichetta in questione è l'Andromeda Relix, fondata esattamente dieci anni fa da Gianni Della Cioppa e Massimo Bettinazzi, etichetta che ha dato i natali ai primi due capitoli della storia dei Bullfrog, 'Flower of the Moon' (2001) e 'The Road to Santiago' (2004). Con questo terzo capitolo il trio veronese si riconferma fiero portatore delle sonorità hard rock degli anni '70/'80, strizzando l'occhio a grandi formazioni come Led Zeppelin, Free, Uriah Heep, UFO, Lynyrd Skynyrd e Grateful Dead, in un disco che farà la felicità in tutti gli appassionati del genere.
L'anniversario dell'etichetta non poteva non riflettersi sulla lussuosa edizione con cui questo 'Beggars & Losers' ci viene presentato: digipack a tre ante dai colori psichedelici e cd con artwork che rimanda ai vecchi vinili anni '80 mostrano da subito l'accuratezza intrapresa con questa uscita. Unica pecca la mancanza di un booklet con i testi, ma per questa volta possiamo anche passarci sopra. L'album è stato registrato agli Opal Arts Studios di Verona e masterizzato agli Sterling Sound di New York a cura di Steve Fallone, e vede la presenza di diversi special guest, fra cui Simone Bistaffa, Stefy Parks, Fabio Serra e Matt Filippini.
Le tracce proposte sono undici: si parte con le rockeggianti “Over Again” e “F for Fool”, e i nostri ci mostrano fin da subito la carica che un trio può sprigionare se le radici sono ben salde nell'hard rock degli anni '70. La chitarra di Silvano Zago detta l'intero avvicendarsi delle tracce a suon di riff mai scontati né uguali, su una base ritmica perfetta a cura dei fratelli Dalla Riva. Da parte sua, Francesco si rivela ancora una volta un cantante veramente degno d'attenzione, con una voce ruvida e calda che niente ha da invidiare ad artisti stranieri, riuscendo a dare il giusto appeal a tutte e undici le tracce. “Rocking Ball” si sposta su coordinate più leggere, con un riff catchy a fungere da apripista e una lunga sezione centrale dominata dalla chitarra effettata di Silvano, mentre la seguente “Detour” inaugura la collaborazione con le tastiere di Simone Bistaffa, che qui fungono da collante anni '70, mai invasive ma sempre presenti sullo sfondo, dando quell'impronta di improvvisazione che solo pochi gruppi sanno rendere propria e che i Bullfrog ben amalgamano nel loro stile. “On Through the Night”, con le sue serrate percussioni e il suo piglio molto ritmato riesce a distinguersi dagli altri brani mostrandoci un nuovo lato del gruppo, mentre con “Every Sunny Day” i Bullfrog si riportano su canoni più classici, per una ballad sognante con un sottofondo di azzeccate chitarre e tastiere. “One for Zero” ci riporta alle prime tracce, quelle più rockeggianti del lotto, con un mid-tempo capace di esplodere da un momento all'altro, mentre le seguenti “Keep Me Smile” e “Rat Kicking” si presentano più spensierate ma non meno valide, conservando intatta la loro vena hard rock. Come ultimi colpi da parte dei Bullfrog troviamo “Easy on My Love”, hard rock blueseggiante come nella migliore tradizione del gruppo, e “Poor Man Cry”, traccia fra le più sperimentali del lotto, fra sezioni di basso e chitarra, filtri e lunghe improvvisazioni strumentali.
Questo 'Beggars & Loser' è un album che non potrà non piacere, sia che siate avvezzi alle sonorità riportate vive dal gruppo, sia che i vostri interessi si scostino verso lidi più heavy. E' difatti difficile trovare qualcosa che non vada bene in questo album: i Bullfrog sfornano un lavoro di classe, senza alcuna caduta di stile per un'ora intera, capace di rivaleggiare con i grandi nomi dell'hard rock. Il gruppo non inventa forse niente di nuovo, ma reinterpreta e rimaneggia con stile trent'anni di musica, impregnandolo di riff accattivanti, sezioni strumentali degne di nota e canzoni mai scontate e con risoluzioni che vi lasceranno a lungo soddisfatti. Quando l'Italia si accorgerà di avere anche in casa qualcuno capace di produrre ottima musica che non siano le classiche cover anni '80?

Magasházi Gábor - www.lemezkritika.hu - 11/08/09 - Voto 8/10
A szerző értékelése:
Ritkán írok a 70-es évek rockzenéjéről, távol áll tőlem ez a stílus, mégis a napokban belefutottam egy olasz csapatba, akik olyan hitelesen adják elő a Bad Company, Free, Led Zeppelin hangjegyeket, hogy magam is megdöbbentem. Talán az érték ebben rejlik, így az írás elején el is árulom, hogy akik mondjuk a 80-90-es éveken nőttek fel, sőt esetleg még fiatalabb korosztályhoz tartoznak ne is próbálkozzanak ezzel az együttessel és albummal. A többiek, akik mondjuk 40-50-es éveiket tapossák és ezeken a bandákon nőttek fel, szeretik a blues/rock zenét, azoknak pedig kötelező darab. 1993-ban alakultak Veronában, és azt a cél tűzték ki, hogy mind hangzásban, mind dallamvilágban visszaidézik ezt a kort. A sok blues alapra finom rockos témákat ültetnek, és rengeteg improvizáció is belefér a nagy hangszeres tudással rendelkező három srác játékába. Híresek arról, hogy akár 4 órás koncertprogramot is lenyomnak egy-egy motoros találkozón a rockerek szórakoztatására. 2001-ben készült el az első lemezük, melyen már saját dalokat írtak a 70-es évek stílusában, ez már a harmadik korongjuk. Én élveztem a dalaikat annak ellenére, hogy nem áll közel hozzám ez az időszak. Mintha a dinok korában jártam volna, ha a metal/rock zenének egyáltalán van ilyen. A zenészeket vendégzenészek is kisegítik, így a zenei kavalkád még színesebb, rengeteg hangszeres szóló tarkítja a bólogatós blues alapokat. Az együttes hivatalos oldalán a dalokba bele lehet hallgatni.
A szerző összegzése:
A 70-es éveket hozzák el nekünk ma, elhatározás kérdése, hogy ki megy el velük egy időutazásra a rockzene (h)őskorába

Ray Dorsey - raysrealm.blogspot.com - 07/08//09
Ma è giusto che sia io a recensire dischi come questo? Voglio dire, forse per contestualizzarlo meglio dovrei farlo fare a mio padre! Ma poi, cosa scriverebbe...mmm...non sono sicuro ma certo includerebbe frasi come "gang di capelloni", "scalmanati strafumati" e "mi hanno martellato le orecchie per un'ora". No, meglio che lo faccia io, anche perchè basta dire "hard rock anni '70" e ci siamo: io sto già salivando come il cane di Pavlov quando la campanella suona a tutto spiano! Già dall'inizio, mi piace come si presenta questo gingillo: se parliamo di una copertina che catturi l'occhio...Cristo! bisogna essere daltonici o ciechi del tutto per non restare ammirati dall'artwork in questione. E vi dirò di più, una rana gigante, con corna minacciose, che si avvicina brandendo un Les Paul e un basso...niente male! Aprite il bel digipak, infilate il cd e, baby, siamo in un paradiso hard rock. Questo è la terza prova in studio per i Bullfrog e, non c'è che dire, non si sono proprio risparmiati, in quanto non c'è nemmeno un momento sprecato tra le 11 tracce. Con l'iniziale "Over Again", il trio si schiera da subito come un ideale incrocio tra Humble Pie e qualche gemma di oscuro hard rock vagamente southern, tipo Two Guns (sopratutto nelle voci). Questi ragazzi non hanno timore nel giocare con le dinamiche dei brani. Prendete a esempio la maniera con cui la chitarra di Zago esce dall'interludio centrale più rilassato per tuffarsi in un assolo scorticante: yeah man! Molti riff incendiari si succedono ma le mie tracce preferite sono probabilmente la fumante "On though the night" (ma scordatevi i Def Leppard) e l'ibrido Humble Pie/Doobie Brothers che è "Keep me smiling" o la vera cavalcata chitarristicha di "Poor man cry". Questa è roba tosta. E il cd è perfino decorato come un vinile! Beggars & losers...ma qua di perdenti non ce ne sono!

Marcelo Trotta - www.progressiverockbr.com -16/0709
[...] Il terzo album, "Beggars & Losers" (Andromeda 2009), presenta undici composizioni originali, tutte imperniate su classici riff hard rock, assoli blueseggianti e parti ritmiche rocciose. L'eccelente voce di Francesco Dalla Riva, una specie di incrocio tra Leslie West (Mountain) e Richie Wise (Dust), è spesso impegnata in ritornelli azzeccati. L'atmosfera generale è quella di una sorta di road movie che racconta un viaggio musicale attraverso il sud degli Usa. Se vi piacciono brani come "Mississippi Queen" (Mountain), "Heartbreaker" (Free, Grand Funk), "Wishing Well" e "All Right Now" (Free), "Simple Man" (Lynyrd Skynyrd), "Back In Black" (Ac/Dc) e "Black Dog" (Led Zeppelin) o qualsiasi altro in questa categoria, allora sarete immediatamente stesi dalla raffica di partenza, con "Over Again", "F for Fool" e "Rocking Ball". Una volta catturati, il disco mostra il suo lato più blues e sincero, arricchito dalla presenza di diversi ospiti. Brani come "Detour", con una bella interpretazione vocale di Francesco, "Every Sunny Day", una triste ballata country con chitarre acustiche e un notevole assolo di chitarra (che sarebbe bello sentire più lungo in sede live) e "One For A Zero", nella quale dei bei cori contrastano con le linee di basso e chitarra che riportano alla mente Gary Thain e Mick Box, sono tutti impreziositi dalle tastiere di Simone Bistaffa che donano un deciso marchio Grand Funk, Uriah Heep, Deep Purple ai brani. Anche se l'attacco di chitarra di "On Through The Night" è quello di "Hocus Pocus" (Focus), potete star tranquilli, il brano si sviluppa in direzione decisamente hard rock, con dei fantasiosi interventi di basso e percussioni (suonate da Sbibu) che mi hanno fatto ricordare il brano "Daybreak" (Eloy). Mentre "Keep Me Smiling" prende una allegra svolta country rock, l'album si chiude alla grande con "Rat Kicking", "Easy On MY Love", lento blues con riff orientaleggianti, e "Poor Man Cry". Gli ultimi due pezzi si avvicinano stilisticamente a gruppi come Dust e Mountain e vedono la partecipazione alla chitarra di Fabio Serra (anche produttore del cd) e Matt Filippini. Invitate i Bullfrog a suonare "Beggars & Losers" ai vostri rock & roll party e la vostra popolarità presso i vostri vicini aumenterà del 100%. i Bullfrog sono raccomandatissimi per fan di Free, Mountain, Grand Funk, Deep Purple, Rory Gallagher, Bad Company, Cream, Jimi Hendrix, Dust, Molly Hatchet, AC/DC, Blackfoot, Lynyrd Skynyrd, Budgie e qualsiasi altro grande nome dell'hard rock tra gli anni '60 e '70 . Il disco è distribuito dalla Black Widow Records.

Giancarlo Passarella - www.musicalnews.com - 20/07/09
Gia' 5 anni fa ci avevano convinto con The road to Santiago, ma questo nuovo prodotto dal trio veronese (terzo della loro discografia decennale) e' di una potenza incredibile: ora manca solo il salto internazionale, perche' se lo meritano! Robert Plant ed anche David Coverdale (con o senza i relativi gruppi famosi in cui hanno militato) andrebbero avvertiti: a Verona c'e' qualcuno che puo' continuare la loro tradizione compositiva. Quello dei Bullfrog e' un salto di qualita' che entusiasma soprattutto nella fase compositiva che il mastering finale al famoso Sterling Studios di New York ha solo esaltato: canzoni come F for Foll e Rocking Ball potrebbero senza infamia essere b side di brani piu' famosi partoriti dalla fama di Led Zeppelin, Uriah Heep, Titanic, Deep Purple, Budgie, Rainbow e James Gang. Mentre il blues languido di Detour riporta ai lunghi trip live di Jerry Garcia, anche sotto le piramidi egiziane o ai Grand Funk Railroad, ma anche agli Outlaws delle lunghe jam session finali degli anni'70. Davvero un bel lavoro questo Beggars & Losers, un pizzico anche psichedelico nel package e nella grafica. La voce di Francesco Dalla Riva e' corrosiva ed originale, mentre Silvano Zago sforza la sua Gibson in modo deciso e con gusto: ma la vera forza lirica sta nella base ritmica, sempre potente e quadrata, ben enfatizzata dalla post produzione e dal mastering professionale. Nella conclusiva Poor Man Cry il cameo offerto da Matteo Filippini riporta ovviamente alla tradizione Deep Purple, quelli del periodo di Lady Luck e I need love, due brani che Coverdale resi magici in Come Taste The Band nel 1975. Ricordo che storicamente Bullfrog Blues e' il titolo di un pezzo tradizionale americano, rifatto (fra gli altri) dai Canned Heat e da Rory Gallagher: mica male come elementi di riferimento per il trio veronese!

Linho - www.shapelesszine.com - 06/09 - Voto 8/10
I veronesi Bullfrog giungono al terzo disco con questo "Beggars And Losers" e lo fanno sempre per l'Andromeda Relix, etichetta che ha creduto in loro sin dall'esordio "Flower On The Moon", uscito otto anni fa. L'album si presenta in un bellissimo digipack molto colorato, quasi "psichedelico", in perfetto stile fine '60s/inizio '70s... come la loro musica del resto. Leggo tra le note che il disco è stato masterizzato agli Sterling Sound Studio di New York da Steve Fallone, assistente del mitico Gorge Marino ecc. Beh, confesso di aver nutrito qualche dubbio, visto che questa frase l'avevo già letta relativamente ad altri dischi italiani di altro genere e i risultati in quei casi erano stati tutt'altro che brillanti. Questa volta invece il gioco è riuscito bene e il terzo Bullfrog si discosta dal buon "The Road To Santiago" in primis per la produzione, potente e calda al tempo stesso. Non ho mai ascoltato l'esordio dei Bullfrog ma comprai appunto "The Road To Santiago" e devo dire che ho un'ottima considerazione di questo gruppo che dalla prima metà degli anni '90 porta avanti un proprio discorso rifacendosi a modelli ora inglesi ora - in tono minore - americani con risultati sicuramente degni di menzione. "Beggars And Losers" continua il discorso del precedente album, in linea di massima. La biografia parla di punto fermo della scena hard rock mondiale e se la frase è oggettivamente esagerata non possiamo certi dire che le canzoni abbiano tanto da invidiare a tanti colleghi ben più famosi. Il trio veronese ci regala ancora una volta un superbo album sulla sia di Free, Bad Company, Led Zeppelin, Grand Funk... ma anche Lynyrd Skynyrd a ben vedere. Colpiscono l'amalgama tra i singoli, l'ottima produzione, il lavoro in fase di scrittura e... che bello sentire un gruppo che usa ancora l'arma del riff! Non è una banalità, attenzione. Quasi sempre i riff di Silvano Zago restano ben impressi nella mente e viene naturale canticchiarseli dopo l'ascolto; semplici, immediati e molto efficaci. Ottimo anche il lavoro del bassista Francesco, con il suo basso molto esuberante e quasi "slabbrato" e puntuale l'apporto del batterista Michele, un bel martello dietro alle pelli. Fondamentale, a tratti, l'intervento di alcuni ospiti (penso soprattutto all'uso delle tastiere, mai invadenti ma ben gestite nell'economia dei brani). La qualità media delle canzoni è molto alta e le mie preferenze vanno a "Detour" - sette minuti tra riff schiacciasassi e bellissime aperture melodiche - e "On Through The Night", brano dal tiro micidiale. "Over Again" è poi un'apertura molto avvolgente e d'impatto, anche se si muove su tempi tutt'altro che veloci, mentre in "Every Sunny Day" vengono fuori i Lynyrd Skynyrd di "Tuesday's Gone"; l'album è dunque molto variegato, e non mancano pezzi più spensierati come "Keep Me Smile". Il gruppo se la cava sia nei brani più tirati che in quelli più lenti ("Rocking Ball") o costruiti ("F For Full", "One For Zero") mostrando capacità non comuni e conoscenza del genere non limitata ai soli classici. La voce non è forse da primo della classe, ma i brani sono interpretati con vigore e le linee dei cantati costruite con intelligenza. Insomma, se vi piacciono i gruppi citati sopra ma anche roba tipo Tangier, Raging Slab o Georgia Satellites vi consiglio di dare una chanche ai Bullfrog, gruppo vero che è riuscito a costruire qualcosa di importante.

Salvatore Mazzarella - http://informazionemetal.blogspot.com -06/ 06/09 - Voto 8/10
Tornano sulla strada (verso Santiago!!!) i veronesi Bullfrog col loro terzo cd, sempre per Andromeda Relix, dopo l’esordio Flower On The Moon e The Road To Santiago, appunto. Come ogni lavoro pubblicato da questa etichetta encomiabilmente scevra da logiche di mercato, Beggars And Losers è il frutto di una smisurata passione per l’hard rock e nel caso dei nostri per l’hard blues degli anni ’70. Le melodie dei Free, l’essenzialità dei Deep Purple quando decidevano di non essere prolissi ed anche echi di Gran Funk Railroad, Led Zeppelin, Withesnake, Allman Brothers, Uriah Heep vengono mescolati, in uno stile tutto personale adesso apprezzabile più che in passato, ad un songwriting notevole, grande energia e qualità interpretative fuori dal comune maturate dopo un intensa attività live anche a supporto di gente come Uriah Heep, John Lawton Band e Moody&Marsden. Due parole descrivono il contenuto dell’intero cd: groove e feeling! E non potrebbe essere altrimenti in un genere musicale dove non devi incantare gli ascoltatori con chissà quali alchimie virtuosistiche ma devi semplicemente fargli vibrare il cuore ed anche le zone basse…ed i Bullfrog ci riescono benissimo!!! Sin dall’opener Over Again la voce di Francesco Dalla Riva è sempre su tonalità alte ed è comunque calda e leggermente roca quanto basta, il suo basso crea con la batteria di Michele Dalla Riva una sezione ritmica granitica ed instancabile, la Gibson ed il Marshall (così è puntualizzato nella descrizione della line up) di Silvano Zago eruttano riff su riff ma anche pregevoli soli dove l’evidente classe è al servizio del genere proposto, come in Poor Man Cry. Una nota positiva non da poco è sul sound del disco il cui mastering è stato curato, come il precedente, da Steve Fallone (assistente di George Marino, per i più giovani colui che effettua il mastering anche per gli Iron Maiden) agli Sterling Sound di New York ed anche sull’artwork e sul packaging davvero gradevoli come la foto interna dei nostri ritratti insieme agli atrezzi del mestiere!

Ulisse Carminati - www.flashmagazine.it - 06/09 - Voto 80/100
Attivo dal 1993 il gruppo di Francesco Dalla Riva (bass,vocals), Silvano Zago(guitars) e Michela Dalla Riva (drums), giunge al traguardo del terzo lavoro, proseguendo imperterrito nella rilettura del classic hard rock che fu prerogativa dei grandi Mountain (”Detour”è propedeutica in tal senso), degli UFO osannati dall’iniziale “Over again”, dei Grand Funk Railroad ai quali è dedicata “F for Fool” e dei Free ai quali è palesemente ispirata “Rocking Ball”. Nel mezzo troviamo la torrida “On Through The Night” sorta di hard’n’roll che applica le regole del conte Zeppelin al rock blues del gruppo di Paul Rodgers, il blues venato di country della semiballad “Every Sunny Day” , l’heavy blues di “One For A Zero” e l’assai carina “Keep Me Smiling” che non avrebbe sfigurato nemmeno nel songbook dei Bad Company. Se “Rat Kicking” è fin troppo ispirata a “Ride The Pony” dei Free, la seguente “Easy On My Love” è un riuscitissimo ibrido fra Zeppelin e gli UFO più bluesy. Conclude il tutto l’hard ‘n’blues della sorniona “Poor Man Cry”. Davvero bravi e, anche se quanto proposto si presta fin troppo facilmente alla mera rilettura di quanto già sentito un sacco di volte, l’assoluta sincerità che traspare nel songwriting e le indubbie qualità tecniche del trio,contribuiscono ad affrancare il gruppo da qualsiasi critica.
MASSIMA ALLERTA: Over Again”, “F for Fool”, “Easy On My Love”…
COLPO DI SONNO: solo se non si ama l’hard rock!

Aurelio Pasini - www.ilmucchio.it - 06/09
C’è poco da fare: con buona pace di tutto quello che è venuto dopo, se si parla di hard rock il decennio di riferimento sono gli anni 70 (e qualcosa di fine ’60); ed è proprio a quel periodo che i Bullfrog si rifanno apertamente, riuscendo nella difficile impresa di suonare rétro ma non vecchio, tali sono la grinta e il cuore che mettono nelle loro composizioni. Del resto non è di un gruppo alle prime anni che stiamo parlando, ma di una band di veterani, o quasi: il power-trio veronese nasce infatti nel 1993, inizialmente come cover band e successivamente con un repertorio di brani autografi, quelli che nel corso degli anni sono confluiti nel debutto “Flower On The Moon” (2001) e nel successivo “The Road To Santiago” (2004), entrambi ottimamente accolti dalla stampa di settore. Una sorte alla quale anche “Beggars & Losers” pare felicemente destinato, perché al suo interno non vi sono particolari punti deboli: le canzoni mostrano infatti fondamenta solide, e mettono bene in evidenza le doti musicali e interpretative dei tre, con menzione dovuta per la voce potente di Francesco Dalla Riva e la chitarra di Silvano Zago. Whitesnake, Grand Funk Railroad e Free sono alcuni dei nomi che vengono alla mente, ma ad arricchire ulteriormente il programma ci pensano l’occasionale presenza di Hammond e percussioni, e qualche lieve tocco southern e qualche pennellata acustica (o acusticheggiante). Risultato: un lavoro per forza di cose di nicchia, o per lo meno indirizzato a un pubblico ben preciso, ma nel suo genere pressoché impeccabile.

Gianluca Merlin -Sabato affari - 06/09
Sono tornati con un nuovo disco e venerdì 1 maggio a Rock legends su radio RCS i Bullfrog hanno presentato Beggars and Losers, il terzo uscito su etichetta Andromeda Relix: un lavoro durato 4 anni in cui la band ha composto le nuove canzoni con una cura quasi certosina in fase di registrazione. Così Silvano Zago (chitarra e cori), Francesco Dalla Riva (basso e voce) e Michele Dalla Riva (batteria) ritornano alla grande con un disco che è un deciso salto di qualità rispetto al precedente “The road to Santiago” del 2004. “ Beggars and Losers” sarà distribuito anche dall'etichetta milanese Black Widow, nota per le ristampe di album progressive underground degli anni '70 ma ora anche distributrice di album rock di ispirazione vintage. Strepitoso il cast di ospiti: oltre al produttore e fonico Fabio Serra dell' Opal arts studio di Verona, curatore di alcuni arrangiamenti, i Bullfrog hanno potuto contare sul brano “Poor man cry” della partecipazione come chitarra solista di Matt Filippini dei Moonstone Project (e collaboratore di Glenn Hughes, già nei Deep Purple negli anni '70), del percussionista veronese Sbibu e ai cori di Stefania Parks delle Cherry Lips; Simone Bistaffa ha collaborato come tastierista aggiuntivo nel disco. I Bullfrog si sono avvalsi anche per il mastering di Steve Fallone, uno degli ingegneri del suono dello Sterling Sound di New York (ha realizzato mastering per Gov't Mule, Shivaree, The Strokes, Hooverphonic, Scorpions ecc..). Il risultato è uno splendido lavoro di hard blues che evoca i grandi spiriti del rock duro come Free, Cream, Mountain, Led Zeppelin e Uriah Heep con un tocco di fantasia e uno sguardo all'oggi coi Gov't Mule di Warren Haynes, anche se nel brano Keep me smile affiora la passione del gruppo per i Creedence Clearwater Revival. Per il resto grandi accelerazioni (On throug the night), hard blues stile Free (Easy on my love, Rat Kicking), blues ballads (Every sunny day) ed epiche ascese nel rock duro psichedelico (One for a zero).

Maurizio Gabelli - www.metalloitaliano.it - 06/09
“Con questo 'Beggars And Losers', terzo album dei Bullfrog, festeggiamo dieci anni di passione e coerenza in nome dell'hard rock.” Così, la Andromeda Relix, saluta il suo primo decennio di attività discografica, come nella frase citata sempre all'insegna della mera passione musicale e lontana dai riflettori dei trend. Un traguardo importante, festeggiato alla grande con la contemporanea uscita del terzo CD dei veronesi, alfieri in terra italica di un certo modo altamente old fashioned di intendere l'hard rock. Nomi di riferimento sempre gli stessi, Led Zeppelin e Free su tutti, eppure il trio nostrano dimostra ancora una volta (e oggi più che mai) di saper scrivere dell'ottima musica, senza per questo rifarsi pedissequamente agli stilemi altrui. Hard rock sanguigno, dunque, frizzante il giusto e animato da puro spirito libertino, come nella sintomatica 'F For Fool' o nella successiva e ruffiana 'Rocking Ball'. Se, dunque, con i primi due album la band aveva gettato le basi di una proposta assolutamente impeccabile, ora c'è solo da raccogliere i frutti di quell'incredibile lavoro: 'Beggars And Losers' è un prodotto trascinante, scritto e interpretato con grande maestria da una delle compagini italiane migliori del settore.

Anna Minguzzi - www.metallus.it -11/ 06/09 - Voto 7,5/10
Il metallaro medio, all’avvicinarsi delle ferie estive, ha due possibilità di scelta. O si rinchiude ancora di più nel proprio antro e sprofonda verso le sonorità più cupe e catacombali per sconfiggere sole, caldo e afa, oppure si lascia coinvolgere dall’atmosfera più festaiola e sconfina verso territori più “leggeri”. Nel caso faceste parte della seconda categoria, l’hard – blues di evidente stampo settantiano suonato dai veronesi Bullfrog fa assolutamente al caso vostro. Gruppo già avviato, giunto al terzo lavoro in studio pubblicato dall’etichetta di Gianni Della Cioppa, che giunge quest’anno al traguardo importante del decennale di attività, forti di un’attività dal vivo di tutto rispetto e di un’abilità tecnica indiscutibile, i Bullfrog sbattono sul tavolo una decina di brani di buona fattura, di cui i migliori esemplari sembrano concentrarsi nella parte centrale del disco. Accanto a una voce graffiante e appassionata quando serve si accompagnano parti strumentali di rilievo, che sottolineano le atmosfere dei pezzi, che saltano con facilità da uno stile all’altro e da uno stato d’animo all’altro. Con la ballad “Every Sunny Day” si viene proiettati in un paesaggio bellissimo ed assolato, intenso e positivo, mentre la successiva “One For A Zero” ha quell’incedere pesante, continuo e immediato di certi pezzi in puro stile hard settantiano, e ancora, con “Keep Me Smiling” si muta ulteriormente atmosfera grazie a una melodia vivace, allegra e chiaramente ispirata al southern rock. Grande esperienza, varietà pur rimanendo ancorati al proprio stile e grande chiarezza di idee sono quindi i tratti salienti del nuovo lavoro di questo gruppo, il cui biglietto da visita è una copertina psichedelica e fiammeggiante che non passa inosservata. Da citare infine, fra gli ospiti, la presenza di Matt Filippini dei Moonstone Project in “Poor Man Cry” e della giovane ma talentuosa Stefania Parks delle Cherry Lips in “Over Again”.

Alessandro Martellani - www.audiodrome.it -Giugno 2009 - Voto 4/5
La band, costituita da Francesco Dalla Riva alla voce ed al basso, Silvano Zago alla chitarra e Michele Dalla Riva alla batteria, è figlia diretta di quell’ hard rock che ha vissuto il suo massimo splendore negli anni ’70. Le influenze infatti sono piuttosto evidenti: Grand Funk Railroad sopratutto, ma anche Cream e Led Zeppelin sono la nobile base sulla quale poggiano i brani dei Bullfrog. Tutti i pezzi sono ruvidi e infuocati come si conviene, la tensione non scende mai sotto il livello di guardia e quello che esce dalle casse del nostro stereo (a tutto volume, of course) è un ribollente fiume sonoro senza un attimo di cedimento. I toni si ammorbidiscono un po’ solo con “Every Sunny Day” (ballad degna dei migliori Lynyrd Skynyrd), sapientemente posizionata a metà disco, quasi a far riprendere fiato all’ascoltatore. Per il resto è un susseguirsi di brani hard tra i quali è difficile scegliere il migliore, ma citiamo almeno l’iniziale “Over Again” e il potente blues di “One For A Zero”. Beggars & Losers è un gran bel disco, compatto ed energico, che poco ha da invidiare ai dischi dei maestri dell’ hard rock se non forse il fatto di essere venuto alla luce con trent’anni di ritardo per ottenere il successo di vendite che meriterebbe.

Enrico Ramunni – Rockerilla n° 345 – maggio/giugno 2009. Voto 7/10
Il power trio veronese prosegue su un' onda hard rock di scuola britannica, carica di passione e con suoni di pregevole fattura. Maestri nell'erigere muri di sudata elettricità valvolare senza eccessi o cadute di gusto, i Bullfrog (Silvano Zago alle chitarre, Francesco e Michele Dalla Riva a basso e batteria) si collocano in un'area stilistica a metà tra Whitesnake e Led Zeppelin, con qualche riff oscuro in modo minore che ricorda più i Cream che i Black Sabbath (vedi la brillante “Detour”) e significativi innesti di organo Seventies grazie all'apporto dell'ospite Simone Bistaffa. Non manca neanche la classica ballata slo-metal, l'epica “Every Sunny Day”. Non granché originale, ma l'obiettivo era un altro ed è centrato in pieno.

Giancarlo Bolther -www.rock-impressions.com -Maggio 2009
L’appuntamento coi veronesi Bullfrog è un po’ come un incontro con dei vecchi amici, del resto con Zago spesso ci ritroviamo agli stessi concerti e viviamo le stesse passioni musicali, con in primis un amore incondizionato per l’hard rock settantiano, quello fatto di anima e sudore, dove il feeling è l’ingrediente vincente e dove la musica è potente e scalda il cuore. Poi questo disco segna anche i dieci anni di attività dell’Andromeda Relix (ma è già passato così tanto tempo?) della label animata da un altro caro amico, Gianni Della Cioppa, che molti di voi conoscono già. Quindi l’occasione è davvero particolare.
Sono veramente contento di vedere che il gruppo è arrivato al traguardo del terzo album, non è una cosa così scontata, anche se oggi è più facile che in passato relizzare un disco, ma quello che non è facile è mantenere la coerenza e la grinta di questi musicisti, qualità che ormai troviamo quasi esclusivamente nelle produzioni indipendenti.
Beggars & Losers coi suoi undici brani ci intrattiene per circa un’ora di musica rovente, passionale hard rock nel segno della migliore tradizione, come del resto la band ci ha abituato coi precedenti lavori, da cui questo nuovo album non si discosta. Ormai il gruppo ha acquisito una dominanza della materia indiscutibile, basta ascoltare il riff di brani come “Rocking Ball”, che sembra uscita dal repertorio di gruppi come i Foghat, ma le citazioni si sprecano, perché come detto, questi musicisti la musica la conoscono e soprattutto l’hanno suonata e lo dimostrano pienamente.
Ovviamente è un disco dannatamente retrò e si rivolge ad un pubblico selezionato, ma, visto il numero delle uscite di questo revival spontaneo, sembra proprio che gli appassionati di rock dei seventies stiano crescendo.

Mauro Furlan - Classix! n°22 - maggio/giugno 2009
Sound... da New York.
E' sicuramente una nota di orgoglio mettere la propria musica nelle mani di uno stretto collaboratore (Steve Fallone) di una vecchia volpe del rock americano come George marino, il mago delle rimasterizzazioni e pilastro degli Sterling Studios di New York. L'ormai rodato trio veronese arriva al terzo album rinfrancato da un'invidiabile esperienza “on the road” con gente del calibro di Bernie Marsden e Uriah Heep. Undici canzoni che vanno ad aggiungersi al già consistente bagaglio del gruppo, ricco di incandescenti momenti di sano hard blues. Il richiamo al rock dei 70 è evidente, ma è un grande songwriting ed un altrettanto grande carica di energia fanno di questo Beggars & Losers merce alquanto rata nelle nostre italiche lande. Un particolare importante: l'uso dosato, ed a volte addirittura emozionale, degli assoli ricorda ancora una volta come sia fondamentale il feeling per un gran disco.

Filippo Pagani– METAL HAMMER n°5/2009 Maggio. Voto: 7,5/10
Non è da tutti aprire i set di alcuni miti del rock quali Moody & Mardsen e john Lawton band. Come dite? Perdenti? Solo perchè non hanno venduto le milionate di copie dei Led Zeppelin? Guardate che i succitati signorotti sono ex membri di Whitesnake e Uriah Heep! Pensatela come volete, ma sappiate che i “perdenti” - oppure, diplomaticamente parlando, i gregari – sono la spina dorsale di qualsiasi movimento. In loro assenza l'hard genuino e graffiante sarebbe rimasto limitato al solo Regno Unito, ma soprattutto non avrbbe raggiunto le dimensioni planetarie che gli competono, costringendo i nostri braccini corti a soddisfare la voglia di revival con Edoardo Bennato o Pino Daniele... Poi spuntano i veronesi Bullfrog, per irrobustire il sermone di poc'anzi. Nei confronti dei grandi nomi sono (stati) grossi debitori. E allora? Chi non deve nulla a qualcuno? Ora, dopo due opere di rilevanza mondiale, il debito è estinto. Forse soltanto la coloritura lisergica del fascinoso lavoro grafico paga dazio all'ambiente estetico dei Cream e Jefferson Airplane. La musica mantiene intatto il turbinio cromatico, e dalle mani di Silovano Zago ispessisce il sostrato blues dei Free, lo pennella del rumore dei Grand Funk Railroad, lo arricchisce con le vetrine soliste imprestate da Bad Company e Mountain. A suggellare un prodotto caldo e volumetrico, numerosi ospiti e il mastering presso i mitici Sterling Sound di New York. Evidente, oggi più ch ein passato, l'elaborazione di una identità stilistica/miscellanea propria nel terzetto dei fratelli Dalla Riva. Un passo avanti che promuove i gregari nei ranghi degli artisti insostituibili, con la “A” maiuscola. Il che, concorderete, non è da tutti.

Sandro Cerati - Rock Hard n°77 - Maggio 2009 Voto: 7/10
Sono arrivati senza i clamori della ribalta al terzo album i veronesi Bullfrog. Lo stile in cui si cimentano è il classico hard rock anni '70. Si vede che vengono dal blues perchè questa è la base di ogni composizioneche poi viene dovutamente elettrificata ed irrobustita. Soprattutto la voce è versatile e si cala di volta in volta in un'atmosfera che può essere sofferta e malinconica, potente e vibrante, ma anche allegra e dinamica. Ed è questo il vero punto in più di un disco fedele fino in fondo ai dettami stilistici di un genere dove non si inventa più nulla, ma la differenza la fanno solo le qualità interpretative. I modelli dei nostri sono da ricercarsi nei Free, nel modo così accorato ed elegante di porgere le melodie, e nei Deep Purple, specialmente quando intervengono le tastiere, ma quelli più rock e asciutti del periodo Mark III. Piace il modo viscerale ed onesto in cui questi ragazzi si approcciano alla materia e con una produzione che da risalto alle canzoni e all'anima delle stesse. Forse manca ancora un pizzico di brillantezza e qualche ritornello o il riff memorabile per farli emergere del tutto. Ma il loro ascolto è più che gradevole.

Sandro Buti - Metal Maniac n°5 - Maggio 2009 Voto: 7,5/10
Con ‘Beggars & Losers’ arrivano al terzo disco i veronesi Bullfrog, orgogliosamente fuorimoda con il loro hard rock Settantiano molto blueseggiante, che cita abbondantemente Led Zeppelin e Grand Funk, ma che mostra altrettanto esplicitamente un’ottima dose di personalità. Il trio guidato dal bassista e cantate Francesco Dalla Riva – calda e molto adatta la sua voce – gioca con le sonorità dei grandi, tocca psichedelica e blues e crea un suono intenso ed avvolgente, compatto ma molto variabile, tra l’impatto dell’opener ‘Over Again’ E della ritmata ‘F For Fool’ e le melodie roventi di ‘Every Sunny Day’. Nelle undici tracce del disco traspaiono evidenti sincerità e passione, ma anche una capacità non indifferente di trovare linee melodiche avvincenti, che citano i grandi senza copiarli – e senza suonare per nulla datate o polverose. Se cercate oggi del classico hard rock, guardate ai Bullfrog con fiducia.

Nestor - www.musicwaves.fr - 06/05/09 - voto 8/10
Bullfrog est un groupe italien qui ne sonne pas comme un groupe italien. En effet, dès les premières notes de « Over Again », titre qui entame leur dernier disque, les batraciens transalpins nous plongent entièrement dans une mélasse épaisse qui puise allègrement dans le Rock américain des années 70 et le Stoner Rock à la « Masters Of Reality » de Ginger Baker. Bienvenue aux USA, le pays qui aurait du voir naître Bullfrog.
Tout le long du disque, ce sentiment de naviguer entre la Californie et la Louisiane ne quittera pas l’auditeur. Même lorsque le propos du groupe se fait un peu plus léger, avec le très country « Every Sunny Day » par exemple, c’est vers Tesla que cette formation lorgne. Et il est difficile de trouver moins américain que le gang de Sacramento. Deux autres titres « Keep Me Smilling », et le très bon « Easy On My Love » font d’ailleurs également penser à Tesla. Pas une seule fois l’illusion ne se s’estompe, Bullfrog propose dans son intégralité une relecture très crédible et bougrement bien réalisé du rock américain dans sa tendance lourde.
Francesco Dalla Riva, le chanteur, est très à l’aise, dans ce style où sa voix légèrement nasillarde, et exempte de tout accent déplaisant, fait merveille. Son frère, Michele Dalla Riva, est également très bien en place. Sans être un technicien exceptionnel, il nous gratifie d’interventions efficaces et variées (« F For Fool »). Mais outre le chant, l’autre gros atout de Bullfrog réside indéniablement dans les parties de guitare de Silvano Zago, celui-ci n’ayant pas son pareil pour porter les morceaux à bout de riff et de rythmiques aussi dynamiques qu’inspirées. Les excellents « One For Zero », « Easy On my Love », « On Throught The Night » prouvent qu’avec des recettes vieilles comme le monde et un peu de talent on peut arriver à un résultat des plus réussis. Fait suffisamment rare pour être noté, aucun morceau réellement faible ou superflu ne pointe son nez sur cet album.
Vous êtes fan de Rock teinté 70’s à la Free, Allman Brothers Band, Bad Co, de Stoner énergique à la Masters Of Reality ou de Rock à la Tesla ? N’hésitez pas instant et jetez vous sur « Beggars & Losers » qui, loin de se contenter d’être une pale copie des grands anciens, présente un groupe aussi efficace qu’inspiré.

Fabrizio "Stonerman" Bertogliatti - www.eutk.net - 05/09 - voto 7,5/10
Gradito ritorno quello dei Bullfrog, consolidato trio veneto che da anni tiene alta la bandiera dell’hard rock più classico e tradizionale. Il loro terzo e curatissimo album rappresenta una sorta di consuntivo dei lavori precedenti (“Flower on the moon, 2001 e The road to Santiago, 2004”), riuscendo ad amalgamare alla perfezione gli aspetti ruvidi e bluesy con le grandi doti melodiche del gruppo.
La maturazione dello stile si esprime mediante brani lunghi e corposi, ricchi di spunti e sfumature ma pur sempre legati all’immediatezza di un rifferama vivace e spontaneo. Hard, blues, soul, southern, country, i Bullfrog utilizzano uno spettro di colorazioni rock praticamente completo, passando agilmente dagli schemi settantiani caldi e pulsanti (“F for fool, On through the night”), a soluzioni più stemperate ed insinuanti (“Rocking ball, One for a zero”), fino a giungere alla canonica ballata di stampo e gusto americano (“Every sunny day, Keep me smile”). Ed anche quando i temi vengono maggiormente diluiti, vedi le imponenti “Detour” e “Poor man cry”, restano legati ad un forte impatto melodico e non soltanto a lunghi sfoggi di solismo strumentale.
Ovviamente nel disco c’è la chiara impronta del glorioso passato che fa capo a Deep Purple, Uriah Heep, Grand Funk ed altri maestri, ma emerge altrettanto nettamente lo sforzo dei Bullfrog per rafforzare la propria impronta personale. A cominciare dall’attenzione per un artwork brillante, alla masterizzazione effettuata a New York, ad altri piccoli particolari che rendono il prodotto all’altezza degli scenari internazionali.
Non c’è dubbio che questo lavoro sia, al momento, il vertice espressivo della formazione veneta. Un disco da raccomandare agli appassionati dell’hard rock di qualità, di qualsiasi età o generazione.

Jacopo Meille -www.ilpopolodelblues.com -18/04/09
The best power trio in Italy, probably.
Sono italiani. Vengono da Verona ed hanno all’attivo due dischi. Per il loro decennale escono con il nuovo ‘Beggars & Losers’ in cui è riscontrabile tutto il loro amore per band come Grand Funk Railroad, Titanic, Budgie e James Gang. La musica dei Bullfrog infatti riesce ad amalgamare reminescenze e sound inglese e americano con una naturalezza che impressiona. La voce di Francesco Dalla Riva è potente ed intensa, corrosiva e enfatica quanto basta per donare ancor più fascino all’acido blues di ‘Detour’ e alle rockeggianti ‘Over Again’ e ‘F For Fool’.
Con ‘Every Sunny Day’, l’anima southern del trio si manifesta apertamente e ci aspetteremmo da un momento il coro femminile nel ritornello. Silvano Zago, chitarrista del trio, è tanto sobrio quanto incisivo con un suono che odora di anni ’70 ma sa non cadere nella trappola del vintage per forza, rimanendo sempre al servizio della canzone.
Difficile scegliere le migliori canzoni tra le undici che compongono questo ‘Beggars & Losers’, prodotto sapientemente da Fabio Serra ed ancor meglio masterizzato presso gli Sterling Sound di New York: forse ‘One For Zero’ con quel wha wha così in evidenza ed i cori che tanto sanno di Uriah Heep ha lasciato un segno forte nelle mie orecchie di “consumato” rocker. Felice decimo anniversario Bullfrog!


Francescojo – www.benzoworld.com – 28/04/09 - voto 85/100
Ah, quante volte ho pensato a quanto mi sarei divertito se fossi nato nel 1950! A 20 anni mi sarei visto il top della musica dal vivo, tra un concerto dei Led Zeppelin, uno degli Uriah Heep o dei Genesis, per poi gustarmi al meglio tutto il metal negli anni '80. Penso che pure molti di voi abbiano più volte maledetto il fatto di essere nati verso la metà degli anni '80 per le stesse mie ragioni… Ed invece ci tocca spulciare nelle bancarelle per trovare qualche chicca dei gloriosi anni '70, o aspettare un concerto degli ormai stanchi Deep Purple per rievocare un pezzo di storia del passato. Poi, però, succede che capita l’improbabile, e ad un concerto dei tuoi "quasi" vicini di casa vieni travolto da un’atmosfera settantina talmente settantina da farti venire dei dubbi sull’esistenza o meno della macchina del tempo. I "quasi" vicini di casa sopracitati sono i Bullfrog, veronesi come il sottoscritto, con sangue da hard rocker dal passaporto inglese e statunitense. Giunto ormai al terzo album, sempre sotto l’Andromeda Relix, questo power trio riesce ad evocare Bad Company, Free, Led Zeppelin e Grand Funk Railroad in maniera esemplare, tanto che se questo ‘Beggars & Losers’ fosse presentato come un disco prodotto nel 1972 o giù di li, in molti starebbero parlando di una grande riscoperta del passato. L’album si presenta molto bene già dalla simpatica copertina, una rana toro in salsa psichedelica, ma è la musica che stupisce. Innanzitutto, il sound è migliorato rispetto alle due precedenti release, grazie anche al mastering effettuato presso i Sterling Sound di New York, mentre le canzoni mantengono un sound caldo, suadente e blues, che percorre prima tutto il corpo per poi penetrare ed insinuarsi nel cuore, non lasciandolo più. Non vi sono momenti di stanca in ‘Beggars & Losers’: è obbligatorio citare la dinamica ed orecchiabile ‘Over Again’, che apre le danze in maniera impeccabile, ‘On Through The Night’, assai trascinante, grazie anche alle percussioni dell’ospite Sbibu e all’indovinato riff di Silvano Zago, la ballad ‘Every Sunny Day’, che colora l’album di country e soul, il blues di ‘One For A Zero’, impreziosito da un sentito assolo di chitarra, la solare ‘Keep Me Smile’ (proprio una botta di ottimismo!), e ‘Detour’, very hard e con un grande assolo di tastiera dell’ospite Simone Bistaffa. Altre partecipazioni illustri le troviamo in ‘Poor Man Cry’, dove Matt Filippini (Moonstone Project) ci regala dei buoni momenti con la sua chitarra, e nelle backing vocals in ‘Over Again’, cantate da Stefy Parks delle Cherry Lips. Ma il merito è tutto di Franceco Dalla Riva, dotato di voce cristallina e di un basso fantasioso, di Silvano Zago, dalla Gibson che gronda blues da tutte le corde, e di Michele Dalla Riva, che riesce a riempire il sound con il suo drumming efficace. Inutile dilungarsi troppo, chi ha gli anni '70 nel sangue sa che questo ‘Beggars & Losers’ è uno degli acquisti obbligatori del 2009. Buon hard rock a tutti!

Stefano “Steven Rich” Ricetti  - www.truemetal.it - 28/04/09 - voto 85/100
L’Hard Rock non morirà mai e la lezione degli anni Settanta continua a mietere vittime. I Bullfrog di Verona giungono al terzo full length e festeggiano i sedici anni di attività trattando bene se stessi e i propri fan: digipak a due ali dalla grafica lisergica, serigrafia a mo’ di Lp sopra al dischetto ottico e fase di masterizzazione eseguita presso gli Sterling Sound di New York a opera di Steve Fallone, assistente di George Marino.
Undici sono i pezzi contenuti in Beggars&Losers, debitori di Led Zeppelin, Free, Budgie, Grand Funk Railroad, Deep Purple, Whitesnake, Allman Brothers, Mountain e Uriah Heep. I polmoni di Francesco Dalla Riva sono rubati all’heavy metal e la durezza della chitarra si sublima in episodi sublimi come Detour, laddove la melodia si unisce alla violenza dell’Hard e fa a tarallucci e vino con lo spettro di un grande come Glenn Hughes. Every Sunny Day è un ottimo esempio di Southern Rock applicato sulle sponde dell’Adige. L’anima inglese targata Deep Purple periodo Perfect Strangers fa capolino in One For A Zero mentre Keep Me Smile rimanda al calore a stelle a strisce di cui sopra. Pregevole l’assolo di Silvano Zago nella conclusiva Poor Man Cry
Bullfrog significa impersonificazione di un Hard Rock adulto debitore dei maestri senza mai però  suonare stantio o troppo retrò, peraltro aristocraticamente personale nella proposta. D’altronde, aprire i concerti di gente come Uriah Heep, Moody&Marsden e John Lawton Band non è mai per caso, un po’ come chi si aggiudica la Liegi-Bastogne-Liegi nel ciclismo.


Mungi -www.metalinside.it -27/04/09 - voto 8/10
Festeggiano alla grande il decimo anno di attività i veronesi Bullfrog, power trio di Verona che si conferma con questo nuovo disco dal titolo "Beggars and Losers" come una delle migliori realtà italiane di hard rock settantiano fatto come si deve.
I Bullfrog non nascondono le proprie radici e la propria passione per questo tipo di sonorità vintage, in bilico tra Cream, LEd Zeppelin e Deep Purple, con una forte influenza blues ma soprattutto con grande ardore e passione, che traspare in ogni singola nota di questo disco.
Basta ascoltare ad esempio l'opener "Over Again" per venire catapultati indietro nel tempo di una trentina di anni fa, con  un suono caldissimo tutto valvolare e quell'andamento rockeggiante che dà una carica incredibile, e che sfido possa lasciare indifferente chiunque si reputi un buon rocker.
Da segnalare la blueseggiante "F for Fool" e la bellissima "Every Sunny Day", con un andamento da spiaggia, punte di diamante di un disco qualitativamente omogeneo ed inattaccabile.
Perfetta anche la produzione, con un suono vintage molto caldo ma dalla potenza tipicamente moderna.
Concludendo, abbiamo quindi tra le mani un prodotto altamente genuino e frutto dell'amore e della passione della band per questo tipo di sonorità, che di sicuro non potrà mancare nella collezione di dischi di ogni buon rocker d'annata.
Da parte nostra non possiamo che fare gli auguri ai Bullfrog per i loro primi dieci anni di attività, sperando di ritrovarci tra altrettanto tempo a rinnovare gli auguri al gruppo.

Harry 'JoJo' de Vries -ProgLogAFTERGlow -22/04/09 - voto 4/5
Je kunt niet alles bijhouden wat er aan releases verschijnt in de progres- sieve rock. Bullfrog is dan ook een mij onbekende Italiaanse band die met 'Beggars & Losers' hun derde album in tien jaar het licht laat zien. Nu zeg ik 'progressieve rock' maar deze band beweegt zich aan de randen van dit segment en speelt feitelijk onvervalste hard rock met een intellec- tuele 'touch'.
Het voorliggende album is ronduit een heerlijk werkstuk dat lekker weg- draait door de sterke melodieën, de technisch prima uitvoering, puntige tracks, krachtige ritmes en ritmewisselingen en niet in de laatste plaats de open produktie. Bullfrog hanteert het hardrock-idioom zoals dat in het ver- leden zo herkenbaar is neergezet door bands als Uriah Heep, Deep Purple, Bad Company en in mindere mate The Free. En in de paar tracks waar een orgel opduikt komt ook nog Atomic Rooster voorbij.
Zanger Francesco Dalla Riva kan wat mij betreft qua stem wedijveren met David Byron en Ian Gillan want elke noot die hij zingt is raak, zijn stem- banden hebben de kracht van een orkaan en hij hanteert op natuurlijke wijze die voor de hard rock zo typische uithalen. Bovendien vormt hij als bassist een glad ingespeelde ritmetandem met drummer en broer Michele Dalla Riva die speelt alsof hij op de hielen wordt gezeten door de eerste de beste maffiabaas en zijn leven ervan afhangt. Met een overigens heerlijke spanning in de drumvellen die tezamen met zijn krachtige slagen de her- innering oproept aan Zeppelin's John Bonham.
De composities bestaan louter uit sterke melodie- en zanglijnen terwijl de refreinen onvermijdelijk leiden tot vocale participatie. Luister maar eens naar opener 'Over Again' en 'F for Fool' en uw huisgenoten zullen snel mer- ken dat er iets bijzonders met u gebeurt door deze schijf: u zingt mee!!! Het licht complexere 'Detour' en de knap opgebouwde afsluiter 'Poor Man Cry' laten de voorzichtig progressieve kant van de band horen.
Bullfrog toont mij hier aan een onderschatte band te zijn die bredere aan- dacht verdient dan alleen in Italië. Een heerlijk album om je af te reageren na een hectische dag, de agressie eruit zingend. 'Beggars & Losers': een niks-aan-de-hand hardrock werkstuk waar ik vrolijk van word. Van de hoes ook trouwens!

Gaetano Fezza -www.slamrocks.com -18/04/09
Il power trio veronese Bullfrog, attivo dal lontano 1993, approda con questo “Beggars & Losers” all’importante traguardo del terzo album, e francamente mi dispiace di non avergli dedicato prima le attenzioni che merita, perché il dischetto, presentato in un’intrigante digipack con curatissimo artwork “60’s styled”, è di quelli che ti fanno sobbalzare dalla sedia, grande musica ragazzi! La band attinge a piene mani dall’immenso ed ancor fumante calderone Hard Blues di fine 60’s e 70’s, punto di partenza fermo ed irrinunciabile per i cultori dell’Hard Rock, e con perizia, feeling e giusta attitudine, riesce a rivitalizzare e valorizzare le radici della nostra musica del cuore senza scadere in asettico e pedissequo “revival”, il classico sound della “golden age” viene recuperato, attualizzato e trasportato abilmente in questo scorcio di nuovo millennio con grande personalità.
Le fonti d’ispirazione, per niente nascoste ed anzi ostentate con (giusto) orgoglio, vanno ricercate nei Cream e nei Free ma anche e soprattutto nella vena più hard di Bad Company e Led Zeppelin, giusto per rimanere ai più noti (ma attenzione, nel loro vasto repertorio troviamo, tra le altre, covers di Moxy e James Gang, e questo significa grande “cultura” sostenuta da grande amore per quel che fanno). I ragazzi sono ben consapevoli che non esisteva solo il Regno Unito nei 70’s, ed uno dei loro punti di forza è il saper integrare il suono Hard Blues tipicamente britannico con il corrispettivo sound d’oltreoceano, a tratti più caldo e viscerale, quello di Grand Funk e Mountain tanto per intenderci, ed in alcuni brani fanno capolino nemmeno troppo velate inflessioni Southern che scaldano ancor più l’atmosfera. Credo sia superfluo dilungarmi sui singoli brani, sono efficaci, ben strutturati e tutti suonati con gusto, forse i miei preferiti sono l’opener “Over Again”, impreziosita dalle backing vocals di Stefy Parks delle Cherry Lips, “On Through The Night”, dall’impatto molto fisico e diretto, “Keep Me Smile” con il suo refrain indelebile e la conclusiva, zeppeliniana, “Poor Man Cry”, ma davvero mi piace tutto, e molto.
Il lavoro di Silvano Zago alla chitarra è di alto livello, incisivo e ricco di personalità, le interpretazioni del cantante/bassista Francesco Dalla Riva, dotato di gran bella voce e ottima pronuncia, sono disinvolte e ricche di “pathos”, precisa e potente la batteria di Michele Dalla Riva. Da sottolineare infine la presenza in alcuni brani di collaboratori esterni di assoluto valore che arricchiscono il risultato finale: Fabio Serra (ottimo il suo lavoro anche in sede di produzione), Sbibu (percussioni), Simone Bistaffa (keyboards) e Matt Filippini, l’ottimo chitarrista “deus ex machina” dei Moonstone Project, vera e propria “70’s All Star Band” che ha coinvolto gente del calibro di Ian Paice e Glenn Hughes. Proprio un bel lavoro, consiglio caldamente un ascolto sia ai “vecchi caproni” nostalgici come il sottoscritto, che ai giovincelli di primo pelo, hanno solo da imparare.


Alessio Carraturo -www.norespect.it -16/04/09
Coincidenze favorevoli.
Leggo di questa band veronese sulla pagina dello spettacolo de L’Arena del 15 marzo. Il pomeriggio me ne vado alla fiera del disco giusto per salutare qualche amico. Becco i ragazzi della Andromeda e mi accaparro una copia del CD.
Mi dicono che anche il “guru” George Marino (le canzoni sono state masterizzate allo Sterling Sound) è rimasto positivamente impressionato dal trio.
Rock anni settanta, sudore, polvere.
E’ un disco d’altri tempi, una autentica sorpresa per me che non li conoscevo. C’è il rimando ai grandi del passato (posso citare i Grand Funk Railroad?) con le sue ritmiche forzate, l’attenzione agli assoli, i tempi dilatati.
Apprezzo da subito il torrido hard rock di Over Again, le “scariche” blues di One For A Zero, la ballata dai toni epici Every Sunny Day (in pieno territorio southern).
Non vi faccio perdere altro tempo. Qui siamo di fronte ad un prodotto di “caratura” internazionale e lasciarlo ammuffire negli scaffali dei negozi sarebbe una colpa troppo grave.
L’Italia che sa suonare…

Stefano Bonelli -www.tempi-duri.it - 09/04/09
Davvero interessanti questi Bullfrog, già arrivati al loro terzo cd, passo fondamentale per ogni band che rispetti. Proprio per questo motivo sono invitati alcuni ospiti che hanno offerto di buon grado la loro arte per la buona riuscita di questo album.
Uno dei nomi che spicca più degli altri è senza dubbio quello di Matt filippini chitarrista molto noto per il suo tributo ai Deep Purple, e che tra l’altro può vantarsi di aver suonato con Ian Paice in più di un occasione.
Il background dei Bullforg appare chiaro fin dalla prima traccia ,un bagaglio ricco di sonorità settantine, con band come UFO, Uriah Heep e Led Zeppelin in bella evidenza.
Quindi il disco in questione ha queste sensazioni affascinanti che fanno di questo lavoro un vero e proprio trademark.
Tutto questo lo si evince financo dall’aspetto grafico che ci richiama al periodo psichedelico ed al cd stesso è stata applicata l’etichetta in vinile in operazione amarcord davvero riuscita.
Sin dalle prime di Over Again si capisce che quello che ascolteremo avrà molto a che fare col periodo in questione , quindi cari 50enni e non preparatevi ad essere immersi in un periodo in cui la musica era certamente più creativa , ed i Bullfrog hanno di certo le carte in tavola per far sì che tutto sia a l posto giusto, i suoni sono sufficientemente carichi e il lavoro svolto in sede di produzione ci consegna un disco d’altri tempi dal grande appeal settantiano.
Andando avanti nell’ascolto ci imbattiamo in uno dei brani veloci del disco ovvero On Through The Night, una delle cose belle di questo lavoro, soprattutto per l’uso delle percussioni che ci fa ricordare alcuni cose del Carlos Santana dei tempi andati.
Altro bel pezzo è la ballata in puro UFO-stile in cui, a mio avviso, Francesco Dalla Riva dà il meglio di sé; personalmente lo ritengo il momento più emozionale di Beggars&Losers, con un bel piano in accompagnamento.
Poi vorrei fare una menzione particolare all’assolo di questa canzone, pieno di gusto e cultura musicale.
Altra bella canzone è la funkeggiante Rat Kicking, che molto deve ai Cream di Poltician; se siete affascinati da queste sonorità antiche ma forse più moderne di quello che si sente in giro attualmente, questi Bullfrog sono la band giusta , però agli altri vorrei dire: provate ad acquistare questo disco, poi mi direte.

AngelDevil - www.rockrebelmagazine.com - 03/04/09 - Voto: 5 su 5
Ci sono album che più di altri vanno assaporati lentamente, senza fretta, come un viaggio attraverso la musica. Perché un nuovo album è come un viaggio... siamo emozionati, come quando intraprendiamo una partenza importante. Apri la custodia, metti il disco nel lettore, quel silenzio.. prima di pigiare il tasto PLAY e il viaggio inizia, un viaggio che porta a "Beggars & Losers" il terzo cd dei veronesi Bullfrog, su etichetta Andromeda Relix. Un prodotto che si presenta decisamente bene alle orecchie. Undici brani originali, impreziositi dalla presenza di diversi ospiti, tra i quali Matt Filippini (Moonstone Project, Glenn Hughes, Ian Paice, etc.) e Stefy Parks (Cherry Lips). I Bullfrog non mancano nemmeno questa volta di offrire un disco di interessante hard rock di chiara impronta anni '70, anzi superiore ai precedenti, intriso di atmosfere molto retrò, ben miscelate con dosi di blues che non suona veloce o troppo scattante, ma granitico quando serve e pronto a sfumature più melodiche o elettriche quando necessario. Sono riusciti a creare con capacità sorprendente ed un’intesa ricca di feeling, brani carichi di melodie raffinate e delicate pronti ad emozionarci. La voce di Francesco Dalla Riva vi entrerà nel profondo in pochi istanti e ve ne innamorerete credetemi; stacchi per i soli di chitarra ad opera di Silvano Zago davvero incredibile, regalano un tocco etereo alle tracce di questo cd. Subito grande inizio con "Over Again " canzone potente, che apre col piede più che giusto un album che entra di diritto nella top ten 2009. Segue "F For Fool", dall’ottima batteria (menzione d’onore direi per il batterista Michele Dalla Riva) e dalle buone chitarre. Con la terza traccia "Rocking Ball", si parte in modo lento e melodico, tanta batteria e un buon basso di sottofondo fanno da cornice alla voce e alle chitarre sempre perfette. L’inizio è eseguito davvero in pompa magna, mantenendosi su questi standard nei suoi sessanta minuti. Nota di merito per "On Through The Night" pezzo spettacolare, velocissimo, graffiante nella sua sfrenata ritmica. E il viaggio sonoro prosegue tra le note dell’emozionante "Every Sunny Day" le cui melodie si seguono con totale piacere, un vero gioiello. Rock ritmato dalle leggere sfumature country blues, per la spettacolare "Keep Me Smiling", che nella sua particolarità figura già come un nuovo piccolo capolavoro. "Beggars & Losers" è un album che mette in evidenza e ricalca inconfondibilmente l’incipit dell’hard rock degli anni Settanta, aggregando intorno ad esso episodi semplicemente stellari. Di fronte a questo, un plauso alla qualità professionale imposta alla resa del suono che evidenzia il mastering curato nei prestigiosi Sterling Sound Studios di New York, e alla registrazione eseguita all’Opal Arts Studios, di Verona. Un album straconsigliato!!!

Stefano Gottardi - www.roxxzone.com - 03/04/09
La prima cosa a saltare all'occhio è il divertente artwork che caratterizza l'intero digipack e lo rende allegro e un po' psichedelico. Al suo interno vi è una nota di Massimo Bettinazzi e Gianni Della Cioppa, che con questa produzione festeggiano i primi 10 anni di attività dell'ottima Andromeda Relix. Fedeli al proprio credo, l'hard blues 70iano di Led Zeppelin, Free, Grand Funk Railroad etc, i Bullfrog affidano alla classicissima “Over Again” il compito di dare fuoco alle polveri. Il susseguirsi delle canzoni mette in mostra pezzi che seguono sempre gli stessi canoni stilistici, con una certa personalità che rende alquanto particolari i brani ed un occhio di riguardo per la melodia, profusa a fiumi senza mai essere stucchevole. Senza troppi fronzoli, il power trio veronese punta dritto al proprio obiettivo: raggiungere il cuore dell'ascoltatore attraverso un suono del tutto naturale, caldo e diretto, retrò ma mai superficiale o scontato, segno che l'hard rock vecchio stampo scorre veramente nelle loro vene. Certo la produzione non è quella che possono permettersi i grandi nomi (sebbene il cd sia stato masterizzato ai famosi Sterling Sound di New York), ma nel suo piccolo funziona a dovere e soddisfa appieno le pretese dei padiglioni auricolari: è una vittoria anche questa. Giunti al terzo album, i Bullfrog si dimostrano band compatta, dalla spiccata personalità, capace di rinverdire i fasti dei propri idoli pur senza rinunciare allo status di gemma underground. Beggars & Losers è una piccola chicca di sano 70's hard rock che sicuramente incontrerà i favori di tutti gli amanti del genere. Valore aggiunto di questo disco è la lunga lista di ospiti, che comprende anche il mastermind di Moonstone Project Matteo Filippini (uno che di anni '70 se ne intende), che impreziosisce con un assolo la già ottima, conclusiva, “Poor Man Cry”. Ben fatto ragazzi!

Stefano Giacometti - www.babylonmagazine.net - 03/04/09 Voto: 8 su 10
Chi dice che il rock, quello cazzuto e con le palle, in Italia non esiste? A sentire il trio veronese Bullfrog sembrerebbe il contrario. C'è aria di revival anni '70, di Deep Purple e di quell'hard rock ruvido e grattante come una marmitta rotta. I Bullfrog, arrivati al terzo lavoro, hanno tutto lo spirito hard n'blues con cui cominciarono ormai quarant'anni fa i dinosauri del settore. Di strada ne è passata da allora, ma i nostri riescono a tenere lontane le tarmi, costruendo un album che, pur con poca originalità, ha il merito di un'opera ottimamente prodotta e suonata. Undici tracce tutte funzionanti alla perfezione: dai riff chitarristici, che sembrano parlare con l'ascoltatore, all'impalcatura melodica. Professionale sin'anche il package e la coverart. Strabilia la voce di Francesco Dalla Riva, adeguata sin'anche al country rock. Ecco perché ci saltano gli occhi dalle orbite quando ci accorgiamo che tutto questo è sino ad oggi vissuto e cresciuto sotto i nostri ignari occhi. Noi per primi, di Babylon, dunque, abbiamo un obbligo di scuse sincere nei confronti dei Bullfrog!

Beppe Montresor - L'Arena - 15/03/09
Bullfrog, la lunga fedeltà al classic rock anni ’70
«Beggars & Losers», appena uscito, conferma la coerenza stilistica del trio, rivelando una musicalità sempre fresca.

Già all’ascolto della prima traccia, i cinque minuti di «Over Again», si respira quella buonissima aria, sempre più rara da agguantare, di classic rock d’altri tempi; quello i cui canoni furono fissati tra fine anni ’60 (tra i primi i Cream, diciamo), definiti con ricchezza nella decade successiva, e ancora ripresi con significativi risultati, a volte, negli anni ’90, per esempio da certo rock americano della Costa Occidentale.
Stasera al Blocco Music Hall di San Giovanni Lupatoto i Bullfrog presentano il loro terzo album nuovo di zecca, intitolato «Beggars & Losers», ancora una volta uscito per i coloratissimi (complimenti anche all’artwork di Roberto Filippini) tipi dell’Andromeda Relix, che tra l’altro nel 2009 festeggia i dieci anni di meritevolissima attività. Il bello - e anche sorpendente - è che in queste ulteriori undici canzoni tutte originali (scritte e cantate sempre in inglese; al gruppo, come ha spiegato il chitarrista Silvano Zago in un’intervista, è soprattutto il significante delle parole, cioè il loro suono, ad essere privilegiato sul significato), la proverbiale coerenza stilistica del trio, appunto la dichiarata, appassionata aderenza all’hard-blues rock anni ’70 (Free, Grand Funk, Mountain e una miriade di formazioni meno conosciute del periodo) riesce a restituire, anche in questo «Beggars & Losers», una musicalità sempre fresca, corroborante, che scivola via senza alcuna pesantezza o scontatezza per un’ora. Insomma, i Bullfrog - loro sono i primi a saperlo, e anche questo è un punto di forza - non saranno mai il «fenomeno di tendenza» o da copertina, gli alfieri della moda del momento. Ma possiamo dire, che, nella loro attitudine, nel loro sereno, divertito approfondimento di un territorio amato senza riserve o «furbizie», non sbagliano un colpo. Nel disco tanti ospiti. I Bullfrog sono Francesco Dalla Riva (basso e voce), Silvano Zago (chitarre) e Michele Dalla Riva (batteria). B.M.


Gabriele Nunziante - www.italianmetal.it - 26/06/10
Li avevamo lasciati nel 2001 con il debutto 'Flower on the Moon', li ritroviamo tre anni dopo e ancora più in forma con questo 'The Road to Santiago'. I Bullfrog, trio veronese composto da Francesco Dalla Riva (voce e basso), Silvano Zago (chitarra) e Michele Dalla Riva (batteria), fanno veramente sul serio, non importandosene delle mode o delle novità in campo musicale: il loro calendario è fermo agli anni '70, il giradischi ha ancora sopra i vinili di Mountain, Free, Grand Funk o Cream. Cosa ci si poteva aspettare se non un altro passo avanti nella discografia dei Bullfrog, sempre e solo radicati nell'hard rock di estrazione settantiana?
'The Road to Santiago' viene pubblicato nel 2004 dall'Andromeda Relix, etichetta che già aveva puntato sul trio, dall'esperienza decennale, con la pubblicazione del loro debutto. Con formazione immutata, i nostri ritornano così con nove brani, più l'immancabile cover, che riconfermano quando fatto con l'album precedente, ma mostrando un miglioramento dal punto di vista compositivo che li porterà a scrivere ottimi brani quali "Boz's Walk", "Sundance" o "The Road to Santiago". L'intero album si mantiene comunque su ottimi livelli, risultando al tempo stesso più personale e meno derivativo dalle band sopra citate, pur facendo tesoro di quanto in circa quarant'anni è stato fatto.
Si parte in quarta con "Sundance", brano di ispirazione Grand Funk, con belle chitarre in vista a cura di Silvano Zago e un sempre ottimo Francesco Dalla Riva alla voce, il quale ci regala anche un bell'intermezzo al basso, preludio alla cascata di assoli a cura del primo. Come seconda traccia troviamo la title-track "The Road to Santiago", carica di cori e dal tiro decisamente indirizzato ad un hard rock di classe, supportato da una base ritmica scatenatissima e dalle prodezze chitarristiche di Silvano. "Rain on Me" si rivela il primo lento dell'album, cadenzato dalla batteria di Michele Dalla Riva e interpretato ottimamente da Francesco, mentre la successiva "Boz's Walk" riprende il discorso dei brani precedenti, ma sposandosi con un groove d'annata. Ad impreziosire ulteriormente il brano, la partecipazione di Fabio Drusin (W.I.N.D., ex-Halloween) alla voce e di Fabio Serra (produttore del disco) alla chitarra. Si viaggia su altri lidi con il boogie sfacciato di "Kissin' Mary Lou", vero momento di svago per i nostri, con un Francesco lanciatissimo dietro al microfono tanto quanto al basso. Il wah-wah ci apre invece la strada di "Morning Creeping", momento più riflessivo per i nostri, che si lanciano in un hard/blues capace di girare sempre sugli stessi accordi, ma risultando comunque coinvolgente. Almeno quanto la successiva "Supersister", guidata dal basso di Francesco in zone quasi funky, momento molto particolare nel sound dei nostri, che ci mostrano di sapersi reinventare in qualsiasi momento, sempre e comunque restando ancorati agli stilemi del genere. "Slow Bottom" riprende gli Zeppelin più blues, cantato a parte, mentre la successiva "Walk Away" è la cover dell'album, in questo caso della James Gang, ripresa fedelmente ma con un ritornello ancora più esplosivo. Chiude questo secondo lavoro dei Bullfrog "I'll Be Gone", brano più delicato tanto nel tema centrale quanto nelle musiche composte dai nostri.

Con questo secondo lavoro i Bullfrog sono tornati nuovamente all'attenzione del pubblico, bissando il successo del precedente 'Flower on the Moon' ed innalzando ulteriormente la propria proposta. 'The Road to Santiago' si presenta come un album che, pur rimanendo dedito all'hard rock di fine anni '60/primi '70, è capace di risultare variegato negli stili e mai stancante, proprio in virtù di un songwriting accurato. Inutile ribadire sulle capacità esecutive dai nostri, vista l'esperienza trentennale che li ha portati fino a questo progetto a nome Bullfrog. Una produzione molto buona e una scelta dei suoni, in particolare per le chitarre, ottima non fanno che innalzare il livello dell'intera produzione. Sicuramente consigliato a tutti gli appassionati del genere.


Stefano Coderoni - www.damnarecordsandbooks.com - 01/08
Non e'una contraddizione, recensire un CD targato 2004 proprio adesso, nel 2008... No, non lo è se il Cd e' "The Road to Santiago" dei Bullfrog.
Il trio veronese, dedito esclusivamente all'hard rock di matrice blues, piegato all'omaggio sincero ma non servile di Cream, Free, Mountain, James Gang e Bad Company, in ordine d'apparizione, non ha una precisa collocazione geografica e temporale, in quanto potrebbe essere nato ovunque e in qualsiasi momento... L'altro ieri, domani, o semplicemente OGGI, e la sua musica è in orbita intorno al cuore più che fissata fra le date di un qualsiasi calendario.
E' il tempo delle sensazioni, quello che si vive in questo CD, e datare simili sensazioni è un atto scortese, oltre che stupido. Inoltre l'hard rock-blues al "calor bianco" dei Bullfrog non va "bollato" come "impersonale", in quanto il trio veronese non fa niente di diverso di quanto abbiano già fatto i loro "padri putativi" Rock, o le loro "muse ispiratrici", o chiamateli come volete... Tutti quei gruppi Rock leggendari della fine degli anni 60/inizio 70 che però poco hanno aggiunto, a mio personalissimo parere, al genere meno "bianco" che ci sia, ovvero il nerissimo "blues" suonato ed ascoltato fino allo sfinimento in ogni bettola, casino, sottoscala o anfratto possibile dove si sono consumati la miseria e il disagio di una integrazione difficile se non impossibile... Il resto l'ha fatto la "bianca-solo-bianca" industria del Rock'n' Roll degli anni 50/60, l'unica in grado di incrementare il pigmento bianco di una musica nata solo nera, e offrendo un'esposizione interraziale (leggi: pubblico piu' vasto e più ricco) ad un "genere" che "genere" non e' mai stato, ed asservendolo alle acrobazie spettacolari, psichedeliche e lisergiche che solo una strumentazione più ricca tecnologicamente poteva offrire... poi sono venuti i nuovi geni moderni Hendrix, Jack Bruce, e pochi altri.... geni di "rielaborazione", comunque.Geni più del suono, che della struttura, senza tacerne le miracolose intuzioni. E' per queste ragioni che invito chiunque si sia perso questo Cd e il precedente "Flower on the moon" del 2001 ad ascoltare senza preconcetti brani come l'opener "Sundance", con le sue armonizzazioni vocali, il bass-solo e l'arrangiamento che fa convivere magistralmente le bordate sonore e le "aperture" melodiche, il boogie scontato ma coinvolgente di "Kissin' May Lou" e la piu' riflessiva "Morning creeping", col suo giro di basso cosi' simile a quelli suonati da Fraser all'epoca dei Free... Tutti pezzi già "sentiti" altrove, ma difficili da ignorare in questa nuova-vecchia veste... Ma i brani che lasciano veramente il segno sono altri.
"Boz's walk", per esempio, è un mix perfetto fra Cream e Mountain, cantato dall'ospite Fabio Drusin (componente dei W.I.N.D.), con degli inserti di chitarra wha-wha da urlo suonati dall'ottimo Silvano Zago, con un finale acustico che mi ricorda certe cose del Jimmy Page piu' riflessivo.
"Supersister" è un crocevia dove si incontrano Mountain e James Gang, e proprio la James Gang dell'epoca- Joe Walsh viene omaggiata dalla cover, piuttosto fedele all'originale, di "Walk away"... in questo caso i Bullfrog non intendono "rielaborare" una materia musicale già frutto essa stessa di rielaborazione dei "classici".
Ma è con "Slow Bottom" e la conclusiva "I'll be gone" che si raggiunge, a mio avviso, l'apice del CD... La prima e' un torrido hard-blues come non ne sentivo da tempo, con una parte vocale tanto vicina a quelle di Paul Rodgers ( e, in misura minore, David Coverdale coi Whitesnake), da rischiare la collisione... Però, nonostante la distanza incolmabile con tali talenti, bisogna riconoscere al bassista-cantante Francesco Dalla Riva un'interpretazione vocale brillante, grazie ad un feeling interiore che non si ferma davanti a limiti tecnici e formali (cantare un genere "yankee" come questo, per un'italiano, è quasi una "missione impossibile"...).
"I'll be gone" è un brano struggente, suggello definitivo di un'anima che si libera, e trova benissimo il modo per farlo... Impostata alla maniera di "Be my friend" (Free) o di "Fade away" (Bad Company... Comunque sempre Paul Rodgers...), questa canzone regge paragoni così imbarazzanti, e sul piano del coinvolgimento emotivo è solo un centimetro sotto a quella che si definirebbe una "pietra miliare", se solo fosse stata incisa da un gruppo più blasonato. I Bullfrog non sono originali, perché non lo devono essere... Ma sono fra i pochi nel loro genere in Italia a saper scatenare gli effetti dell'adrenalina nell'ascoltatore, come solo i veri rockers sanno fare, quelli col DNA che non conosce passaporti.
Gruppi come i Bullfrog riescono a ripristinare il modus-operandi di coloro che assecondano fedelmente le aspettative di quelli che amano, come in un solito, perenne rituale. I Bullfrog ripetono quello che ci piace sentire, come certe ninne-nanne che tanto piacciono ai bambini piccoli.
Le hanno scritte gli altri, ma è la mamma che le canta... Non è la nenia ad ammansirli, ma la voce che riconoscono.
Noi siamo adulti, e alcuni fra noi pure orfani... Non si rischia di addormentarsi con "The road to Santiago" nelle cuffie... Dategli una chance... Avete tutto, TUTTO il tempo...


Gianluca Merlin - www.undergroundzonevr.tk - 08/06
Si respira una atmosfera decisamente hard rock anni ’70 nel secondo lavoro dei Bullfrog. A partire dall’etichetta del cd che ricorda i vecchi dischi vinile (e non poteva essere differente visto che l’etichetta per cui incidono è l’Andromeda Relix, sia lode a te o Gianni della Cioppa!…) si capisce qual è la direzione musicale intrapresa dai Bullfrog: un suono vintage, potente, hard. Un disco che tutti i fan del rock vorrebbero sentire, in un’era di rimpianti e di nostalgia per la musica che non c’è più. “The road to Santiago” testimonia come si possa fare ancora ottima musica rock come solo i grandi la sanno e la sapevano fare. Se per questo devono scomodare i Free, i Led Zeppelin e la James Gang (una bella cover di Walk Away con lo spirito dell’inventiva senza snaturarne lo spirito). Il disco è strutturato come un viaggio, partendo dalla durissima Sundance profumata di Grand Funk Railroad fino al lento blues finale I’ll be gone. In mezzo vere perle del disco come la title track, una Boz’s Walk molto ispirata ai Free nella ritmica lenta (ospiti Fabio Serra, produttore del disco alla chitarra e Fabio Drusin dei friulani W.I.N.D. alla voce) Da segnalare la vorticosa Kissin’ Mary Lou , singolone incendiario che non passa inosservato. Un plauso alla voce espressiva del simpatico Francesco dalla Riva , alla potente batteria di Michele dalla Riva e alla chitarra anni ’70 di Silvano Zago: non è un caso che questo trio sia tra le migliori formazioni della scena veronese….

Maurizio Gabelli - www.metalloitaliano.it - 01/07/06
Dopo l'ottimo "Flower On The Moon", tornano i Bullfrog ed il loro hard rock nostalgico in pieno stile seventies. Caratterizzati dalla ricerca spasmodica di soluzioni e divertissement totalmente retrò, i tre musicisti italiani cercano in tutti i modi possibili di scolpire a caratteri cubitali quelle che sono le proprie passioni e fissazioni musicali nei solchi digitali di questo "The Road To Santiago". L'intento, in questo senso, è raggiunto pienamente, con una fucina di brani fantastici e letteralmente coinvolgenti a far la parte del leone in un settore musicale, quello in cui militano i Bullfrog, assolutamente bistrattato in Italia. Un bel tuffo nel passato, quindi, patrocinato dai superbi risultati artistici ottenuti da brani come "Sundance", opener sbarazzina e movimentata, "Kissing' Mary Lou", dinamica ed avvolgente, e la stessa title track che non fa certo rimpiangere le grandi cose fatte dai mostri del settore. A proposito di mostri, stupiscono la cover dei "James Gang" e l'incredibile nonchalance con cui i Bullfrog metabolizzano e riplasmano la proposta sonora di gente come Cream, Grand Funk e Led Zeppelin. Tutto, insomma, sembra far quadrato attorno alla riuscita incredibile di un disco caldo, vivo e soprattutto coinvolgente. Onore e merito, dunque, a questa interessantissima compagine veronese, autrice con "The Road To Santiago" di un secondo lavoro in studio letteralmente da capogiro.

A cura di GiBi - www.metalzone.it - voto:80/100
Non ho parole, ascoltate questo cd e sarete catapultati negli anni settanta e ciò appare evidente fin dalla realizzazione grafica del cd, con una foto di copertina leggermente sgranata, e con un disegno sul dischetto d'argento che riprende i solchi dei vecchi LP.
Ed è anche anni settanta la strumentazione utilizzata per registrare questo lavoro e ciò ha permesso di ottenere quel suono caldo e corposo proprio di quegli anni.
Chiarissime l'influenze musicali dei Bullfrog fin dai primi solchi, come non si può tornare indietro con la mente ai gruppi storici dell'epoca: Free, Grand Funk Rail Road, Mountain e i mitici Led Zeppelin per non scordare, come da loro stessi dichiarato, i Moxy.
Si inizia con "Sundance" classico brano alla Grand Funk Rail Road per proseguire sulla stessa strada con una manciata di brani tra cui "Boz's walk" con l'ultimo assolo di chitarra di Fabio Serra e la voce di Fabio Drusin (W.I.N.D.), prima di esseri trasportati dal boogie di "Kissin' Mary Lou". Indimenticabile la melodica "Morning Creeping" e la zeppeliniana "Slow Bottom".
Altro gioiellino è la cover di "Walk Away" della James Gang che precede la conclusiva ballata blues di "I'll Be Gone", con un'assolo centrale che ricorda i Blue Oyster Cult.
Superlativo il lavoro di tutti i musicisti, tra cui spicca la voce potente di Francesco con la sua timbrica impostata su hard rock/blues molto anni settanta.
Ma chi sono i Bullfrog? I Bullfrog sono una band veronese attiva dal 1993 con alle spalle numerose esibizioni live e con un altro cd, uscito sempre per l'Andromeda Relix, nel 2001 dal titolo "Flower of the Moon".
Che altro dire, complimenti. Questo è il classico disco da ascoltare percorrendo la Ruote 666 a bordo di una Oldsmobile.

Giulio Brusati - L'Arena, 29/12/04
(...) Il suono delle chitarre elettriche è alla base del disco dei Bullfrog , intitolato The road to Santiago (foto 6) e pubblicato dall'etichetta veronese Andromeda. Per chi ama il suono di Led Zeppelin, Cream, ZZ Top e Black Crowes, questo è un disco da non perdere, come non sono da mancare i concerti del gruppo. Sul palco, infatti, i Bullfrog (Silvano Zago e i fratelli Francesco e Michele Dalla Riva) portano al massimo la coesione e le soluzioni di chitarra/basso/batteria. I tre sono attivi sulla scena veronese da molto tempo e sono riusciti a perfezionare il loro ruvido suono "vintage". Vi facessero ascoltare un brano da brividi come Rain on me senza dirvi che è stato scritto da loro, pensereste a una band americana. (...) Giulio Brusati - L'Arena, 29/12/04

Loris Furlan – Il Mucchio Selvaggio n° 594 – 5/10/2004
La strada per Santiago dei Bullfrog è un’assolata highway americana che non finisce mai: porta lontano, indietro nel tempo, e apre inconfondibili immagini (soprattutto oltreoceano) che sanno di passione, sudore e rock. Tutto in un disco, il secondo di questo trio veronese, rigorosamente 100% hard dei tempi più veraci, quello in cui il seminale rock’n’roll si impossessò dei torridi riff dei Cream, Free, e poi Led Zeppelin, Bad Company, Grand Funk. Musica e stagioni irripetibili che i Bullfrog portano dentro con grande amore e dedizione, senza possibilità alcuna di bluffare, contaminare o peggio “modernizzare”. E il rituale è onesto e di pregevole fattura: dieci canzoni ancora più dirty&blusey che nel primo CD, nessuna concessione patinata e un songwringting ineccepibile e consapevole di solidi e navigati mezzi tecnico-espressivi.
La voce di Francesco Dalla Riva, ruvida appena quanto basta, ha pathos e slang perfetti per il proprio ruolo, grandi affinità blues con quella dell’ospite Fabio Drusin (nel brano “Boz’s Walk”) dei friulani W.I.N.D. (alcuni lo ricorderanno più di vent’anni fa negli Halloween), poi è la potente e duttile sezione ritmica e la chitarra di Silvano Zago dal sapiente equilibrio tra riff e solismo a completare un esemplare impianto bolgie-rock da cui scaturiscono le infuocate “Sundance”, “Kissin’Mary Lou”, fra le più trascinanti assieme alla title track, poi l’hard-funky di “Supersister”, una cover scelta dai bassifondi della storia (“Walk Away” della James Gang di Joe Walsh) e l’immancabile struggente ballad di “I’ll Be Gone” a chiudere il cerchio. Solo rock’n’roll? E ti par poco?

Francesco Pighi - www.metallized.it - voto 85/100
I Bullfrog: un gruppo nato e cresciuto nella Pianura Padana, in quel di Verona, con l'occhio sempre rivolto al Mississippi e all'Alabama e con un sogno nel cassetto: arrivare a Santiago. In tale guazzabuglio di geografie nasce questo secondo full-length (dopo l'ottimo "Flowers on the Moon"), intitolato per l'appunto "The Road to Santiago". Un disco retrò per candida ammissione dei tre musicisti, a partire dall'estetica, con il disegno sul cd che riprende i solchi e i riflessi del vinile, per non parlare della copertina, sgranata e mezza sbiadita, che sembra farci credere di trovarsi di fronte un disco del 1973 o giù di lì. Rigorosamente vintage anche tutta la strumentazione utilizzata in fase di registrazione, che ha permesso di ottenere un suono corposo e autenticamente seventies. Un disco retrò soprattutto musicalmente, ma dannatamente coinvolgente e caldo, con i suoi moti ondosi e circolari creati dalla chitarra di Silvano Zago, sorretti dalle ritmiche essenziali e immediate, suonate tuttavia in maniera impeccabile, dei fratelli Dalla Riva, senza inutili articolate strutture o improbabili acrobazie di tecnica strumentale. Le influenze del gruppo parlano da sole: Mountain, Grand Funk, Free, Led Zeppelin... E via di questo passo. Un disco anni '70 al 100% (se non ci fosse scritto "2004" nei credits, qualcuno potrebbe addirittura pensare che sia una ristampa), a partire dalle vocals potenti e decise di Francesco Dalla Riva, ugola formidabile e straordinariamente "seventies" con il suo timbro a metà tra l'hard rock e il blues, accompagnate dal suo basso tumultuoso e inquieto. Viene davvero da chiedersi se una opener come "Sundance" non sia in realtà un brano dimenticao dei Grand Funk, così come "Kissin' Mary Lou", un boogie rock trascinante e caldissimo, parrebbe una traccia partorita dalla mente di Felix Pappalardi e dei suoi Mountain. Stupenda poi la planata dolce di "Morning Creeping", pregevole traccia di rock rilassato e solare, così come bellissimo l'incedere cadenzato e un po' alla Led Zeppelin di "Slow Bottom" o di "Boz's Walk" (impreziosita fra l'altro dalla voce di Fabio Drusin degli W.I.N.D.). Che i Bullfrog siano non solo degli amanti, ma anche dei profondi conoscitori di ogni singolo meandro della galassia hard rock lo si evince dalle cover proposte: "Sail on, Sail Away" dei canadesi Moxy sul precedente "Flowers on the Moon", "Walk Away" della James Gang su questo nuovo album. Album che si chiude in maniera ottima sulle suadenti note della blues-ballad "I'll Be Gone", con uno splendido assolo centrale che può ricordare i Blue Oyster Cult. Un disco carico di passione e di calore, che saprà stimolare non solo i rocker d'annata, ma anche le nuove generazioni, grazie ad un tuffo nel passato, sì nostalgico e coraggioso, ma sincero al 100%. La strada per Santiago è stata percorsa in maniera splendida, non ci resta che aspettare le nuove sorprese che ci riserveranno i Bullfrog per il futuro.

Metal Shock N° 414, 15/30 Settembre 2004 - voto: 7/10
Dopo i buoni consensi raccolti dal precedente "Flower on the moon", si fanno risentire gli italianissimi Bullfrog con un album che ne riconferma le ottime doti compositive ed espressive. Già, espressive, perché quando si suona un hard rock '70 con l'occhio ben puntato sui mostri sacri ciò che più conta è proprio il feeling, e in questa opera seconda del trio veronese di feeling ce n'è a bizzeffe.
La title-track è veramente un grande pezzo, con dei rocciosi riffoni alla Grand Funk Railroad a reggere delle linee vocali praticamente perfette e dal lieve retrogusto southern e un break centrale alla Cream veramente azzeccatissimo, ma gli altri pezzi non deludono assolutamente, anche se ho l'impressione che i Bullfrog si trovino più a loro agio nei frangenti più ariosi e blueseggianti ("Slow Bottom" o la coinvolgente "Rain On Me", con un ottimo ritornello), laddove quando si preme il piede sul distorsore all'energia e all'impatto corrisponde talvolta un songwriting leggermente sottotono (vedasi l'opener "Sundance", forse l'episodio più debole dell'album). Sbavature di pochissimo conto, ad ogni modo, nel complesso il disco regala un ascolto nostalgicamente piacevole dall'inizio alla fine e l'attitudine umile e genuina della band ce lo fa apprezzare ancora di più. Una promessa ben mantenuta.

Giancarlo Passarella - www.musicalnews.com - agosto 2004
Valido cd, velato da piacevole confusione geografica: la band e' veronese, il riferimento e' l'hard rock inglese degli anni'70, parlano di viaggi verso Santiago, baci ad una prosperosa Mary Lou e poi omaggiano Joe Walsh, quando era nella James Gang.
La battaglia che Gianni Della Cioppa a favore del buon hard rock seventies passa anche dal lavoro della Andromeda Relics, etichetta che sino a qualche mese fa era affiancata da una omonima rivista: se il rock di 3 decenni fa rientrava nelle tue vibre, su quelle pagine potevi farti una full immersion, godendo come un pazzo.
Il magazine e' stato abbandonato, perche' le spese erano dieci volte piu' degli incassi: l'etichetta invece prosegue la sua attivita', sia ristampando materiale scandolasamente dimenticato, sia investendo su giovani produzioni.
Nel caso dei Bullfrog, si tratta del secondo cd uscito per questa etichetta, dato che nel Settembre 2001 avevamo gia' ascoltato il loro debutto discografico con l'album Flower On The Moon: l'unica cosa che unisce i due dischi e' la presenza di una cover, di un solo remake che ben si amalgama con il resto del sound. Nel 2001 e' toccato ai canadesi Moxy, mentre per questo The Road To Santiago l'omaggio e' per la James Gang, ma soprattutto all'allora writer che era Joe Walsh, prima di entrare negli Eagles.
Detto che un loro brano e' stato inserito nel 2003 nella compilation Burn! (allegata al magazine Classix!) e che i Bullfrog nello stesso anno si sono esibiti come supporting band al concerto bresciano di John Lawton (voce prima degli Uriah Heep e poi dei Lucifer's Friend), non possiamo che gioire nell'ascoltare un disco italiano (fatto in Italia, con musicisti e collaboratori italiani, pensato sulle colline veronesi di S.Martino Buon Albergo...) che ha potenzialita', velleita', ambizioni e credenziali europee... minimo europee.
Quando il critico arriva a conclusioni di questo spessore (e cio' - vi posso assicurare - e' assai raro, sommersi come siamo da paccottiglia italiota di scarsa professionalita'), molte volte si va a cercare i difetti, proprio per non assegnare al progetto solo lodi sperticate. Diciamo allora che la produzione esecutiva curata da Fabio Serra e' ottima, specialmente in quei brani piu' rock, mentre qualche ingenuita' in fase di post produzione vi e' nei pezzi blues oriented: l'amore di tutti per i gia' citati Uriah Heep o i Deep Purple con Coverdale o nel sotto stimato Come Taste The Band mi sembra forte e questo traspare in ogni suono che esce del cd.
Non riesco pero' a gioire del tutto nell'analizzare il package: booklet ed in-lay mi sembrano inferiori (rispetto al cd) come studio grafico e resa in fase di stampa: scusatemi se insisto su questi aspetti (che possono sembrare marginali), ma sono stato abituato male, visto che negli anni'70 i dischi che compravamo in vinile PRIMA si vedevano, poi si aprivano, in seguito si analizzavano in ogni aspetto e POI si mettevano sul giradischi, facendosi rigirare tra le mani quel cartone 33x33 cm...!
Riguardo alla iniziale confusione georgrafica a cui accennavo all'inizio, questo mi e' servito solo per rafforzare la dimensione poco locale dei Bullfrog, trio veramente interessante in ambito hard rock, vivamente consigliato a chi ritiene che Bad Company prima e poi Black Crowes siano band che hanno lasciato un segno indelebile nel panorama rock internazionale.

Giancarlo Bolther - FLASH n° 186 - Agosto 2004 - voto: 90/100 - www.rock-impressions.com
Sono passati due anni dalla pubblicazione del piacevole esordio dei veronesi Bullfrog ed è come ritrovare dei vecchi e cari amici. Il sound settantiano a base di Cream, Free e tanto, tanto feeling proposto da questo power trio è così credibile che, ascoltando The Road to Santiago, sembra di tornare indietro nel tempo di trent'anni e vi assicuro che per me questo è un grande complimento.
La prima cosa che ho pensato ascoltando questi simpatici ragazzi veronesi è che alla base del loro sound c'è tanta, tanta passione e tanta cultura musicale. Si può essere ottimi musicisti anche senza aver ascoltato molti dischi, ma quando un musicista nel suo background può vantare l'ascolto appassionato e attento di tanti gruppi del passato questo emerge con prepotenza dalla sua musica e fa letteralmente la differenza.
Così fin dall'iniziale "Sundance", un po' stoner, si viene catapultati indietro nel tempo di trent'anni e io godo come una biscia. La title track potrebbe essere un mega classico con il suo riff semplice e diretto, ma pieno di energia e non riesco a non farmi coinvolgere dal pezzo. "Rain On Me" è puro hard blues, la voce di Francesco evoca il grande Paul Rodgers. Grande il giro di "Boz's Walk" e mi vengono in mente anche i giri secchi dei Bachman Turner Overdrive di Not Fragile. Ogni episodio di questo disco gronda di devozione per un sound che molti, come me, hanno scolpito nel cuore, un Hard Rock roccioso che dal vivo ti fa saltare e ti carica di grande energia. La registrazione è molto buona, non sembra nemmeno italiano e anche la grafica è curata, forte il dischetto con stampata l'immagine di un vecchio e "caro" vinile. Ah dimenticavo, a proposito della cultura musicale, quanti sarebbero in grado oggi di proporre una cover della James Gang?

Sandro Buti– METAL HAMMER n° 8/2004 Agosto. Voto: 5 su 6
Amate l’hard rock dei Seventies? Sentite la mancanza di band italiane di valore in questa scena? I Bullfrog sono proprio quello che fa per voi. “The Road To Santiago” è il sec9ondo album per la band veronese, a tre anni di distanza del valido esordio “Flower On The Moon”, e fa registrare un deciso passo avanti. Nove pezzi propri e la cover di “Walk Away” della James Gang, il tutto all’insegna e nello spirito dei grandi nomi degli anni Settanta, Mountain, Free e Grand Funk su tutti, anche se non mancano echi Zeppeliniani e Purpleiani, forse più affini ai gusti dei lettori di questa rivista. Rispetto al debutto i pezzi di “The Road To Santiago” sono più centrati, più snelli ma anche più intensi, ricchi di atmosfere hard blues, complici le prestazioni singole degne di nota da parte dei tre Bullfrog. La ritmata title-track e la blueseggiante “Rain On Me” mostrano chiare le specialità della band, all’insegna di un feeling che può essere creato solo quando lo spirito è quello giusto. I Bullfrog sono rocker di razza, “The Road To Santiago” è un disco intenso e coinvolgente.

Brown Jenkin - www.metalmaniacs.it - agosto 2004 - Voto: 7,5
Appassionati di hard rock anni settanta, dove siete finiti? Vi siete forse nascosti? O pensate che il nostro genere sia ormai morto e sepolto? Per favore, risorgete, risorgete di fronte ad un gruppo che ha la capacità rara di portarci indietro all' epoca dei Black Sabbath, dei Led Zeppelin, dei Deep Purple, insomma all' epoca in cui, nel marasma dei generi che emergevano, l' hard rock si imponeva come genere 'padre' dell' heavy. La premessa appena compiuta serve a descrivere, purtroppo male, il cd dei qui presenti Bullfrog, un cd intriso d' amore per gli anni '70, un cd che sinceramente mi vergogno a recensire, visto la mia passione per l' era d' oro del genere propugnato da Page-Plant, Gillan-Lord-Paice-Glover-Blackmore, Osbourne-Iommi-Butler e via dicendo. Sarebbe inutile insomma tracciare una descrizione track by track, dal momento che il platter che stringo fra le mani risulta qualcosa di unico: si respira un' atmosfera antica e ormai cosparsa di ragnatele, e personalmente sin dalla prima nota del suddetto ho avuto visioni mistiche. Va' però detto che ad un appassionato di musica che non nutre un amore sviscerato per i '70 il disco potrebbe comunque piacere, perchè la qualità è alta. Certamente, stiamo parlando di hard rock, nulla a che vedere con metal o con riff potenti e identificabili al primo colpo, ciò sarebbe impossibile e alla fine questo fattore penalizza il cd, che come già detto si afferma ugualmente su livelli altissimi. La band qui presente si impone per una coerenza che ha del lodevole; so benissimo che proporre rock anni '70 ai giorni nostri è piuttosto obsoleto, ma quando la musica presentata possiede doti degne di farvi saltellare ovunque e di appassionarvi non merita forse attenzioni maggiori rispetto a sound moderni ma inconcludenti? Personalmente dichiaro il mio amore nei confronti dei Bullfrog, a costo di passare per invertito, a costo di passare per retrogrado. Evviva gli anni '70, evviva la forgia di ciò che al giorno d'oggi possiamo chiamare Metal.

Igor Belotti, PSYCHO! N° 81 – luglio/agosto 2004
Un lavoro forse un po’ di nicchia ma sicuramente entusiasmante! Ho sempre sentito accostare questi Bullfrog alle due fondamentali band della coppia Paul Rodgers/Simon Kirke, ma dall’ascolto di questo secondo album direi che le loro influenze sono ben più ampie, andando a pescare da tutti i mostri sacri di quella che verrà per sempre ricordata come l’età d’oro del rock. Un hard rock torrido (sin dalla copertina!) e viscerale è quindi la proposta del terzetto, che mette in evidenza anche un ottima padronanza strumentale al servizio di pezzi maturi ed incisivi, piuttosto che a noiosi e sterili virtuosismi. Non è certo un disco che stupisce dal punto di vista delle novità (anzi!), ma poco importa di fronte alla qualità di un songwriting che risulta sempre estremamente coerente ma comunque articolato, proponendo sia un hard rock diretto, come l’opener “Sun Dance” o “Kissin’ Mary Lou”, sia pezzi di più ampio respiro come la bella ballad posta in chiusura “I’ll Be Gone”. Una nota positiva per la produzione, che rende giustizia a tutti gli strumenti e al caldo feeling del disco. Una sola critica potrebbe essere mossa nei confronti del trio, ossia di risultare alla fine fin troppo “retrò” sia nel sonwriting che nei suoni, ma certamente i seguaci del genere preferiscono questo approccio. Forse una proposta musicale per pochi, ma che rappresenta uno splendido tuffo nei meravigliosi ’70!

Paolo Ansali, Musikbox n° 16 Marzo/Aprile 2004
The Road To Santiago è il secondo progetto dei Bullfrog, power – trio veronese il cui sound è un appassionato omaggio all’infuocato hard – blues in voga nei Seventies. Dopo il buon interesse riscosso con il precedente album Flower On The Moon la band ha intensificato in questi mesi l’attività dal vivo culminata con una data a Brescia come opening – act del ritrovato John Lawton, ex (e apprezzato) vocalist degli Uriah Heep.
Nove le tracce originali incluse nel disco oltre a una riuscita cover, che è soprattutto una vera riscoperta; si tratta di Walk Away dei James Gang scritto dal mitico Joe Walsh. A partire dall’iniziale Sundance dalle affascinanti aperture psichedeliche, veniamo travolti dall’energia di Francesco Dalla Riva (basso e voce), Silvano Zago (chitarra) e Michele Dalla Riva (batteria) in brani come Kissing Mary Lou, Morning Creeping e Slow Bottom con sonorità possenti che ci (ri)portano indietro nel tempo degli anni d’oro di Free, Led Zeppelin, ZZ Top e Cream (ascoltate con attenzione il riff di Boz’s Walk che ricorda molto da vicino quello di Politician). Da sottolineare la produzione di Fabio Serra, in veste anche di fonico, che riesce a creare un efficace impatto sonoro, decisamente utile per dare respiro alle suggestive atmosfere vintage dei Bullfrog.

Giordano Argento - www.psycho.magicpress.it
Lo stile segue quello del debutto, fermo negli anni ’70, con riff e ritmiche che trasudano blues e rock e le canzoni appaiono più mature e solide, ma la vera sorpresa è il suono, potente e rotondo, con le chitarre che escono dagli amplificatori lucide e limpide, senza filtri. Merito anche del produttore Fabio Serra, esperto marinaio della consolle. Si parte con ‘Sundance’ ed è subito hard rock a mille, con un ritornello calamita, poi ‘The Road To Santiago’ e ‘Rain On Me’, la pigra ‘Boz’s Walk’, con la voce di Francesco che duella con la gola alcolica dell’ospite Fabio Drusin dei W.I.N.D., la dinamica ‘Kissin’ Mary Lou’ ed ancora ‘Supersister’, ‘Slow Botton’, fino alla cover ‘Walk Away’ (dopo i Moxy del primo album, tocca alla James Gang, a testimonianza che i Bullfrog conoscono tutti i meandri, anche quelli meno noti, della musica che amano e suonano). In chiusura il blues scintillante e torrido di ‘I’ll Be Gone’, per un CD che tutti i veri innamorati del rock duro, non devono assolutamente fingere di ignorare.

Enrico Ramunni, Rockerilla n° 287 – Luglio/Agosto 2004 Voto: RRRR
Due ottimi dischi attirano l’interesse verso la scena hard – rock veronese, ed almeno nel caso dei Bullfrog si tratta di un album che sfiora il capolavoro. Nulla di particolarmente rivoluzionario, intendiamoci: il power trio guidato dal bassista e cantante Francesco Dalla Riva giunge al secondo album in oltre dieci anni di carriera restando fedele ai dettami dei grandi maestri del genere, in primis Cream, Led Zeppelin e Deep Purple della Mark III. Una decina di pezzi dal rassicurante suono valvolare coniugano al meglio energia e vocazione melodica, con riff canonici ma efficaci (“The Road to Santiago”, “Boz’s Walk”), senso del blues (“Morning Creeping”, “Slow Bottom”) e una sotterranea vena di soulful (il cantato di “Supersister” ricorda l’espressività appassionata di David Coverdale). Finale inaspettatamente crepuscolare ed elegiaco con “I’ll Be Gone”, in ricordo di un amico scomparso. (...)

Benzo – www.benzoworld.com – luglio 2004
Parliamo di musica. Anzi no, parliamo di passione per la musica. Capitolo uno:
Il mercato è popolato di dischi meravigliosamente inutili, e "The Road to Santiago" li batte tutti. Per capire "The road to Santiago" dovreste spostare le lancette indietro nel tempo di una buona trentina di anni. Ma voi non lo farete. E perché? Perché Francesco dalla Riva, Silvano Zago e Michele dalla Riva non sono i vostri musicisti preferiti che hanno messo su un side project; non sono nemmeno affermati produttori con la voglia di incidere. I nostri tre amici non sono neanche tanto giovani né bellocci. Perciò, diciamocela tutta, chi ve lo fa fare di spendere dei soldi per un disco che sembra una fotocopia dei vecchi vinili di vostro padre? Nessuno.
Capitolo due: se siete dei perdenti, questo disco sarà la colonna sonora della vostra vita. Più fuori dal tempo siete, più bello sarà riconoscersi dello specchio dei Bullfrog. Perché i Bullfrog sono così, il loro mondo gira attorno ai Free, agli UFO, a gruppi dimenticati da Dio come gli Steppenwolf, Grand Funk o i Bachman Turner Overdrive. Hanno il callo del boogie rock, del groove rock e della scala blues. Volano sulle pianure del "Già sentito", planano con abilità sulle colline del "Ripreso con astuzia", per poi atterrare autocompiaciuti sulla piazza grande del rock n roll. In "Sundance" si intravedono prati gremiti di gente, camicie psichedeliche e una generazione che decise che il rock n roll era una scelta di vita. Durante la title track per un attimo ho visto passare Capt. America sul chopper, ma forse mi sbaglio, perché subito dopo sulle note del piano mi sono rivisto un brandello di "Free Bird" come non ne avevo mai sentito. "Rain on me" spunta fuori sorniona, prende pure un po' per il culo per la leccatura del chorus, ma ti prende in contropiede e ti ritrovi a soffiare via la polvere da quel vecchio vinile mangiucchiato. Pure "Kissin mary Lou" l' avevamo già sentita, ma i nostri (soprattutto le chitarre di Silvano Zago) sono abili a restare in bilico fra tradizione e perdizione. "Supersister" poi oltrepassa di molto il limite, e ti fa pure tornare in mente quei motivetti seventies che non ti scollano del cranio neanche con la spatola. E va avanti così, "The road to Santiago", che ti vien perfino voglia di prenderlo a calci, perché un nodo in gola ti sale spesso, e non vuole andare giù. E' la tua coscienza che ti ricorda che se il rock ce l' hai nel sangue, farai sempre i tuoi errori ma li farai con orgoglio. E per ogni occasione della vita, ogni vittoria o sconfitta, ci sarà sempre un po' di rock n roll che ti lenirà il dolore.
Capitolo tre: Una volta un amico che lavorava in un negozio di musica mi disse "Oggi ho venduto una decina di cd nu-age, quelli col canto dei lupi e i monaci tibetani che salmodiano". E poi aggiunse: "Questa gente qua poi magari fra vent' anni sentirà il giro di "Back in black" e dirà 'Ma io che cazzo ho ascoltato fino ad adesso?'". Non dissi nulla, e sorrisi. I Bullfrog invece hanno capito tutto. Loro sono già sulla strada per Santiago e non gli frega niente se non arriveranno mai. Aspetta che parto, se no resto indietro. Rock and roll, against all.
CANZONI: Rain on me, Sundance, Kissin' Mary Lou

Fabrizio "Stonerman" Bertogliatti - www.eutk.net - giugno 2004
All'interno del mondo musicale il recupero delle migliori sonorità e della filosofia rock settantiana è da alcuni anni una realtà inconfutabile. Se da una parte un vasto pubblico, perlopiù composto da giovanissimi, continua a spingere per avere stili sempre più estremi, violenti e modernisti, dall'altra si è creato un movimento forte non più solo di ingrigiti nostalgici che ambisce ad attualizzare le vibrazioni generate dai fenomeni rock del passato.
In questo ambito troviamo stabilmente vitale la magmatica galassia stoner ed i filamenti ad essa collegati come la nuova ondata heavy-psych, il rigenerato southern o il devastante acid-doom. Esistono però anche formazioni che molto semplicemente e senza bizzarre miscele si limitano a proporre classico, onesto, tradizionale hard rock, cogliendo gli spunti di coloro che questo storico genere hanno reso immortale, siano essi i Grand Funk, i Led Zeppelin, od ancora la grande "famiglia" Purple con i suoi vari eredi Rainbow, Whitesnake, Warhorse, ecc.
Tra questi sinceri emuli degli anni d'oro emerge ora una realtà nostrana : i Bullfrog.
Power-trio di Verona, attivi dal '93, dopo anni di gavetta e di cover debuttano con "Flower on the moon"(Andromeda 2001) chiarendo subito l'assoluta devozione ai classici con nove scintillanti hard-songs più una cover dei misconosciuti Moxy (antica band Canadese, il loro ritorno sulle scene fu una delle mie prime recensioni per Metal.it..).
Ora è tempo di secondo album per gli scaligeri, e nuovamente occorre elogiare il trio per un prodotto che esalta le migliori caratteristiche dell'hard rock. Riffs tosti e di buona fantasia con una certa pulizia di fondo che li rende immediati senza levigature plastificate, energiche pennellate bluesy e funky, molta cura nelle melodie robuste ed anthemiche, assoli continui e ficcanti ma concisi e funzionali alle canzoni, discreta fase vocale adeguatamente grintosa e sempre facilmente assimilabile. Un manuale del perfetto rocker al quale si aggiunge l'inconfondibile atmosfera vintage, il tocco di vera e genuina passione che differenzia gli interpreti di uno stile dai semplici ricalcatori senz'anima.
Il disco si presenta giustamente vario e ricco di situazioni differenti com'è tradizione dell'hard rock fin dalla sua nascita, si passa scioltamente dall'irruenza muscolare di "Sundance" alla solarità gioiosa di "Supersister", con un bel feeling funkeggiante, attraversando placidi e sensuali episodi rockblues come "Morning creeping" e "Slow bottom", pieni di tensione da palude e sferzate solistiche di Silvano Zago. E' chiaro che i Veneti conoscono a fondo la materia, non cadono nell'errore di replicare qualche schema vincente e puntano invece a dare identità e carattere ad ogni singola canzone, così trovano posto per alcuni brani potenti e trascinanti come la title-track dal ritornello irresistibile o la svelta e tirata "Kissin'Mary Lou", che saranno certamente i fulcri dei concerti futuri, ma c'è spazio anche per i cuori romantici ai quali sono dedicati gli ottimi lentacci old-school "Rain on me" e soprattutto la conclusiva "I'll be gone", stupendo slow da commozione in odore di ZZTop.
Inevitabile che affiorino a tratti citazioni conosciute, vedi la Zeppeliniana "Boz's walk", ma la personalità dei Bullfrog non si esprime certo con acrobazie sperimentali bensì con un'interpretazione corretta e passionale del genere, la ricerca di una "purezza" rock arcaica per molti ma indispensabile per chi è stufo di veder snaturare e brutalizzare uno stile ultratrentennale.
"The road to Santiago" è semplicemente un ottimo disco hard rock, e senza cercare in luoghi esotici se volete musica scolpita nella tradizione seventies la trovate in casa nostra grazie ai Bullfrog. Soprattutto non dimenticate di gustarveli dal vivo, dove sono certo esploda la loro essenza più ruvida e genuina. Voto:7/10
Fabrizio "Stonerman" Bertogliatti - www.eutk.net - giugno 2004

Stefano Cerati – Rumore n° 149 – Giugno 2004
Chiudiamo con un altro gruppo italiano i BULLFROG, innamorato delle sonorità anni 70. The Road To Santiago (Andromeda) è bel concentrato di hard rock blues con una bella voce ispirata ed ottimi riff aperti che non disdegnano la jam come nella fiammeggiante titletrack che potrebbe anche avere un potenziale radiofonico. Immaginate un gruppo che sa scavare un solco tra i Free e i Black Crowes, con voci languide e chitarre scivolose (Rain On Me). Amabilmente e fieramente retrò, ma ben fatto.

Moreno Lissoni - www.slamrocks.com - Giugno 2004
Non è da tutti avere come biglietto da visita una lettera di presentazione firmata da Gianni Della Cioppa (write di Psycho! e Classix e editore di Andromeda) e se il giornalista veneto si è 'scomodato' per questa band sicuramente ci sarà un motivo: questo disco è davvero bello!
Dopo il cd del 2001 "Flower on the Moon", per la veronese Andromeda Relix ritornano con questo "The Road To Santiago", e fa un po' impressione pensare che sia una produzione italiana, perchè l'hard rock blues proposto da Francesco Dalla Riva (basso, voce), Silvano Zago (chitarra, cori) e Michele Dalla Riva (batteria) ha il potere di portarci indietro nel tempo e rifarci assaporare le atmosfere Seventies nate con Free, Bad Company, e se vogliamo nel loro sound ci troviamo alcune dosi di Thin Lizzy, Led Zeppelin e dei più recenti Badlands.
Tra i 10 pezzi contenuti in questo album, abbiamo anche l'opportunità di gustarci la cover di "Walk Away" dei James Gang e tra gli ospiti illustri troviamo Fabio Drusin leader dei friulani W.I.N.D. in "Boz's Walk".
Si parte in quarta con la splendida "Sundance" con Zago e Dalla Riva a dettar legge, segue la title track caratterizzata dal lavoro ai cori. "Rain On Me" è un bel lento hard rock dall'impronta sudista mentre con "Kissin' Mary Lou" si riprende quota e poi via con "Morning Creeping", "Supersister", "Slow Bottom" fino alla conclusiva "I'll Be Gone", lunga e sentita slow dedicata ad un amico scomparso.
Nostalgici hard rocker, questo disco è fatto per voi!

Giordano Argento - Classix! n°3 - giugno 2004
Se amate l’hard rock dei seventies, that’s for you guys!!!
Dopo il brillante esordio “Flower On The Moon”, tornano alla carica I veronesi Bullfrog con nove nuove tracce ed una cover tratta dal repertorio della James Gang. Le coordinate restano sempre quelle di un hard rock che più classico non si può, con Free e Bad Company quali riferimenti più evidenti (ad esempio nella bellissima “Rain on Me” e in “Slow Bottom”), ma un background che comprende tutti i “mostri sacri” del genere: Le già note qualità di questo trio sono qui valorizzate da un’ottima produzione (ad opera di Fabio Serra) e da un songwriting ancora più maturo ed ispirato. Come non emozionarsi di fronte a gemme quali la conclusiva ballata “I’ll Be Gone”? Come resistere senza saltellare sulla sedia al boogie di “Kissin’ Mary Lou”, o al granitico hard rock della title track, impreziosito da un break centrale da brividi? Degna di nota è anche la partecipazione di Fabio Drusin (W.I.N.D.) che nel duettare con l’ottimo cantante Francesco Dalla Riva, impreziosisce la blueseggiante “Boz Walk”. Per il sottoscritto non ci sono dubbi, chi ama questo genere immortale deve fare suo “The Road To Santiago”, gli altri potrebbero comunque scoprire tra queste tracce come il feeling di chi suona col cuore possa scaldare di più di una bottiglia di Whiskey e sedurre più delle curve di una donna.

Giulio Brusati - L'Arena - 29/5/2004
"The road to Santiago", brillante secondo album per il terzetto scaligero Bullfrog, rock da export Hard, funk e blues dal sapore internazionale.
Negli ultimi anni la storia del rock ha ripescato in modo così selvaggio suoni e strutture dagli anni '70 che fenomeni datati sono tornati prepotentemente di moda. Il caso dei veronesi Bullfrog, giunti in queste settimane al secondo album ("The road to Santiago, etichetta Andromeda Relics) è emblematico. Ascoltati dal vivo qualche anno fa, ci stupirono per potenza ma a parte l'effetto vintagee un'ottima coesione tra chitarra/basso/batteria (Silvano Zago e i fratelli Francesco e Michele Dalla Riva) non ci sembravano in grado di offrrire di più.
Oggi, dopo una cura di Rolling Stones d'annata (le ristampe in vinile) e l'impeto di nuove band innamorate dei Seventies (Darkness, Jet, Datsuns, Dirty Americans) e del rock-blues (White Stripes su tutte), i Bullfrog suonano come un gruppo fichissimo, all'ultima moda. In questo loro secondo album ci sono almeno tre brani che potrebbero far breccia sul mercato internazionale: "Boz's walk" (rock-blues roccioso alla Cream), "Kissin' Mary Lou" (una canzone tirata, perfetta per il disco d'esordio degli acclamati australiani Jet) e "Slow bottom" (carica e ancheggiante, tra il funk bianco di Lenny Kravitz, Hendrix e gli ZZTop).
Per avvertire la "freschezza" dei Bullfrog basta ascoltare "Walk away": è il pezzo che suona più datato ed è, guarda caso, l'unica cover (l'ha scritta nel '71 Joe Walsh, il chitarrista degli Eagles che allora stava nella James Gang). Tutto il resto è stato composto, arrangiato e suonato dal terzetto scaligero. Fossero nati in Inghilterra, i Bullfrog sarebbero già stati trasformati nel prossimo gruppo-rivelazione.

Alessandro Ariatti - Rock Hard n°22 - Maggio 2004
L'hard rock, quello vero. Fatto di riff sporchi e sudati, di melodie vocali semplici e struggenti, di sezioni ritmiche possenti e quadrate. Ve lo ricordate, vero? Per un veloce ripasso, vi consiglio questa nuova produzione dei Bullfrog, band veronese che si era già fatta conoscere per l'ottimo esordio "Flower on the moon", e per una gloriosa attività live praticamente decennale. Il nuovo album "The Road To Santiago" conferma le buone sensazioni procurateci dalla succitata opera prima, grazie ad un suono caldo e avvolgente che rimanda ai primi Bad Company(diciamo fino a "Burning Sky"), Free e Whitesnake pre-"1987". Saltano subito all'orecchio le bellissime parti di chitarra di Silvano Zago, in pieno "trip" Ralphs/Kossoff: micidiale nell'innescare il riff dell'opener "Sundance", addirittura irresistibile nel dettare il groove di "Boz's Walk". Sontuoso Hard rock è pure quello di "Kissin' Mary Lou", efficacemente interpretato dalle vocals di Francesco Dalla Riva sulle orme del Ray Gillen "nudo e crudo" di "Voodoo Highway". Il grande "blues bianco" diventa protagonista in "Morning Creeping", mentre con "Rain on me" sono le melodie immacolate alla Paul Rodgers a farla da padrone. Per un tuffo negli anni '70, "The Road To Santiago" è il giusto viatico.
Voto: 7/10

Fabio Fila - www.livepoint.it - 15/4/04
Prendete un pò di Cream, Free, Mountain, Bad Company e Granfunk Railroad. Mescolateli e fateli suonare a veronesi cresciuti a pane e rock anni ’70. Vengono fuori i Bullfrog, e con loro il secondo e nuovo disco.
Il primo “Flower on the moon” li aveva resi decisamente noti al pubblico, ma questo “The road to Santiago” sembra voler ambire a ben altro.
La formula è quella del power trio, il risultato un disco che trasuda di rock-blues anni ’70, condensato in 10 pezzi che non sgarrano la regola del rock’n’roll. L’intro è affidato a “Sundance” che parte con irruenza e lascia spazio anche agli assoli dei tre protagonisti. Segue il singolo “The road to Santiago”, in cui sono voci e cori a farla da padrone restituendo un brano cantabilissimo, “a squarcia gola” sul ritornello. La base ritmica è dritta, il riff semplice ed efficace. Spazio anche al pianoforte, a dettare l’atmosfera dell’intermezzo relax del pezzo.
“Rain on me” è un brano dal mood strascicato soul/blues e “Boz’s walk” è caratterizzato da un groove granitico che ricorda i Led Zeppelin nel suono di batteria.
Come per “Flower on the moon”, anche in questo nuovo album non manca la cover; nel primo era “Sail on, sail away” dei Mozy (hard rock band canadese), mentre questa volta tocca a “Walk away” della James Gang, che occupa la traccia numero 9.
Gli altri brani sono “Kissin’ Mary Lou”, “Morning creeping”, “Supersister”, “Slow bottom” e “I’ll be gone”, “lentone” che chiude l’album.
Lo stile chitarristico non ha bisogno di presentazioni; sono riff, spesso semplici ed efficaci, che finisco in assoli graffianti. Menzione speciale per la voce, punta dell’iceberg essenziale alla buona riuscita del sound Bullfrog. Il timbro è incredibilmente perfetto per lo stile. Chi conosce bene gli anni ’70 tracciati dai gruppi menzionati all’inizio, ha scolpito della testa il timbro vocale che ha attraversato tutti i gruppi. Questo è quello che Francesco Dalla Riva ripropone in modo davvero significativo.
Bullfrog è una band che non vi dirà assolutamente niente di nuovo, anzi … Stìano alla larga gli “alternativi”, qui si parla di recupero delle sonorità anni ’70 in tutto e per tutto, nel bene e nel male. Non aspettatevi né più né meno del suono già più volte citato.
Non mente la grafica: la label del cd riproduce il vinile.
Se amate solo l’hard-rock vintage, questo è il vostro disco; se magari non sapete di cosa stiamo parlando, magari è ora di comprare qualche buon vecchio disco.

Gabriele Nunziante - www.italianmetal.it -10/04/10 - Voto 7,7/10
'Flower on the Moon' segna nel 2001 l'esordio discografico dei Bullfrog, trio veronese dedito ad un sano hard rock anni '70 sulla scia di Cream, Led Zeppelin, Free e Grand Funk Railroad. Attivi già dal 1993, inizialmente come sola cover band, raggiungono dopo otto anni e tanta esperienza sui palchi il traguardo del primo disco, licenziato per l'occasione dall'allora neonata Andromeda Relics. La formazione del gruppo, immutata negli anni e ancora oggi, terzo disco alla mano, attiva e compatta, vede Silvano Zago alla chitarra e i fratelli Michele e Francesco Dalla Riva, batteria il primo, voce e basso il secondo.
Quello dei Bullfrog è un vero tutto nel passato, perché 'Flower on the Moon', se da una parte non aggiunge e non stravolge nulla del classico hard rock-blues sviluppatosi negli anni '70, dall'altra ci mostra un gruppo con le idee molto chiare, capace di un songwriting sempre fresco e coinvolgente, il tutto unito a tre musicisti che definire eccellenti è dire poco. Brani come l'iniziale "Trouble in Paradise" mettono in mostra tutte le doti dei nostri, consegnandoci al volo una delle tracce migliori di questo disco: se da una parte troviamo l'ottima interpretazione vocale di Francesco Dalla Riva, dall'altra gli intrecci fra chitarra e basso mettono la firma su quanto proposto, ricordandoci che non basta avere buone idee per sfornare brani di questa caratura, ma anche eccellenti dote tecniche. Si susseguono così brani come "Hallelujah", brano più boogie e molto fresco nel suo impatto scanzonato e giovale, "Mother and Father", traccia con vaghi accenni fra il blues e un Hendrix convertitosi per l'occasione alla Gibson, ed infine "Flower on the Moon", brano dalle influenze led zeppeliniane. A dividere a metà (o quasi) l'album troviamo una cover, e si tratta in questo caso della celeberrima "Sail On, Sail Away", direttamente dal debutto degli hard rockers canadesi Moxy. La riproposizione dei nostri è assolutamente fedele e, se mi è permesso dirlo, ancor meglio dell'originale, soprattutto grazie alla calda voce di Francesco Dalla Riva che non fa assolutamente rimpiangere quella di Buzz Shearman. La seconda parte del disco si apre con "Bed Love", traccia più lenta nel suo incedere, a cui segue a ruota "Mystic Mistake", brano più travolgente guidato dal basso di Dalla Riva. "(Don't) Fly Away" è un blues come il genere richiede, lento e cadenzato, ma che non si trascina immutato nei suoi 5 minuti, proponendo man mano sezioni più melodiche e coinvolgenti. "Stranger to the Danger" e "The Ballad of Jimmy the Fool" sono piazzate in chiusura quasi a dirci che i Bullfrog non sono un gruppo che rimane fisso su certi stereotipi compositivi, arrivando nel caso della prima a proporci un hard rock fresco e ammiccante a certi Whitesnake d'annata, mentre nella seconda ci mostra un lato più rockeggiante e con una prestazione vocale da pelle d'oca.
Otto anni per arrivare al debutto, ma c'è da dire che i Bullfrog hanno tirato fuori un disco che, nonostante sia in ritardo di quasi trent'anni rispetto al suo genere, risulta fresco e convincente in tutte le sue parti. Il gruppo non arriva in questo caso ancora ai picchi raggiunti con i due dischi successivi, 'Beggars & Losers' in particolare, ma 'Flower on the Moon' mostra già le prime avvisaglie di quello che è stato uno dei gruppi più interessanti in campo prettamente hard rock del decennio appena passato. Ci sarebbe ancora qualcosa da dire sull'album, come l'estrema cura dei suoni, in particolare quelli delle chitarre, ma penso oramai di aver già detto abbastanza: 'Flower on the Moon' è un disco da avere (peccato sia completamente sold out dopo così pochi anni... chissà che non sia il tempo per una ristampa?) e ascoltare più e più volte.

Beppe Montresor, dall'articolo "E' lanciatissimo l'Hard dei Bullfrog"– L’ Arena – 11/10/2002
Sono probabilmente la più bella realtà veronese (e crediamo che anche a livello nazionale il gruppo non sfiguri) in ambito hard rock i Bullfrog (...). Hanno fatto le cose con pazienza e passione Francesco Dalla Riva (basso, voce), Silvano Zago (chitarra) e Michele Dalla Riva (batteria, armonica). Il gruppo, infatti, è attivo già da alcuni anni, si è irrobustito sul palco cimentandosi sui classici dell’ hard-rock: Free, Led Zeppelin, Grand Funk, per poi affrontare, con adeguata preparazione, anche la fase della preparazione originale.
Così l’anno scorso l’etichetta specializzata veronese Andromeda Relics ha dato alle stampe il CD di debutto dei Bullfrog, intitolato “Flower on the Moon”, con una coloratissima immagine di copertina che sembra uscita dalla discografia dei Grateful Dead. L’album contiene dieci brani, nove originali, con testi in inglese, e una sola cover, l’ottima “Sail On, Sail Away”, da una band canadese dei ’70, i Moxy. “Trouble in Paradise”, “Hallelujah”, “Flower on the Moon”, “Mystic Mistake” sono alcuni dei felici esempi della bontà della proposta Bullfrog. Magari non si può parlare di sonorità o invenzioni rivoluzionarie, ma il trio dimostra – e ancora di più lo si avverte dal vivo – grande assimilazione della stagione rock più gloriosa (fine ’60 inizi ’70), e di aver raggiunto la capacità di restituire, con freschezza, e non in termini pedissequi o scontati, certe atmosfere. Non è, insomma, hard – rock stereotipato e costruito su clichés, piuttosto un rock robusto e saporoso che profuma non solo delle band sopracitate, ma anche di Rolling Stones, di certo “rock sudista” alla Lynyrd Skynyrd, di certe acide jam presenti nella triade Jefferson Airplane/Grateful Dead/Quicksilver Messenger Service, negli Steppenwolf di “Born to be Wild”. In più va detto che tecnicamente tutti e tre i componenti dei Bullfrog sono all’ altezza del compito, e ne esce una musica contemporaneamente granitica e pulita, non priva di sfumature.

Beppe Diana - www.truemetal.it - Web Magazine
Grandi davvero questi Bullfrog da Verona, un power trio che ci conferma ancora una volta come si possa rimanere ancorati alle proprie radici musicali senza per questo risultare pacchiani o troppo scontati. Infatti la band guidata dai fratelli Dalla Riva, Francesco basso e voce, e Michele alla batteria, ai quali si aggiunge il chitarrista Silvano Zago, danno vita ad un insieme di composizioni che traggono linfa vitale dall'hard blues seventies style e che ha come muse ispiratrici mostri sacri del calibro di Free, Bad Company, Bachman Turner Overdrive, Cream nonché nei misconosciuti canadesi Moxy, dei quali i nostri amici ripropongono la cover del classico "Sail on, sail away".
Un disco senza pretese questo "Flower on the moon", suonato bene, prodotto ancora meglio, composto da una manciata di tracks strutturalmente semplici ma dall'impatto assicurato che faranno la gioia non solo di chi è un appassionato di certe sonorità diciamo molto old fashioned, ma anche di chi, come il sottoscritto, sa che tutto è partito da qui da questa musica.
Un disco che sa emanare lo spirito e le ideologie degli anni settanta, già il titolo è tutto un programma, e che anche per questo è in qualche senso contro corrente e fuori da certi canoni prestabiliti, come fuori sembrano essere gli autori, basti guardare le foto di copertina e mi saprete dire.
Brani del calibro dello slow blues "Mother and father" o della spassosissima "Hallelujah" o l'hard boogie "Stranger to the danger", sprizzano energia e vivacità ad ogni passaggio, e la registrazione effettuata in modo da conferire quel certo sapore dell'impatto live, non fa altro che aumentare la mia voglia di poter assistere ad un loro concerto che sono sicuro, sarà davvero trascinante. Nota finale per la splendida "The ballad of jmmy the fool" che mi ha più volte ricordato "Massacre" dei grandissimi Thin Lizzy.
voto: 75/100

Stefano Buso - Rock Hard n°3 - settembre 2002
Se questi ragazzi avessero avuto delle doti individuali, o diciamo una voce alla David Coverdale, si sarebbero magari tolte delle ottime soddisfazioni invece di rimanere confinati ad uno status di band da club. Lo dico senza nessuna presa in giro, anzi sottolineando come il fattore ruspante e passionale sia decisivo a renderli un insieme accattivante e compatto. Indubbiamente i Bullfrog sono cresciuti nel mito delle grandi band degli anni 70, perché da esse hanno preso lo spirito con cui si suona. La ricerca della melodia, della canzone ed anche del giusto arrangiamento sono al primo posto nella scala di valori della band. In effetti riescono a sviluppare validamente idee ed atmosfere che risentono un po' dello stile americano, Lynyrd Skynyrd su tutti, ma anche dell' hard rock viscerale dei Thin Lizzy, un gruppo che certo sapeva come scaldare i cuori. "Mother And Father", la lunga "Trouble In Paradise" sembrano voler ricreare quelle atmosfere piene di pathos e di fantasy sognante a metà strada tra le raffinatezze blues dei Whitesnake e il calore degli stati del sud in America. Più avanti l' uso dell'armonica accentua ancora il senso di retrò e di amore per l' epoca d' oro per l' hard rock. Buona anche la riproposizione della cover di Moxy, "Sail On, Sail Away". Nel finale Francesco Dalla Riva gioca un po' a fare il Robert Plant pur non avendone i mezzi, ma "Stranger To The Danger" e "The Ballad Of Jimmy The Fool" sembrano degli omaggi sinceri ad una grande band. I Bullfrog sono un gruppo di genuini appassionati di questo genere e meritano rispetto per questo.
voto: 6,5

Paolo Ansali – Musikbox n° 6 – gennaio/febbraio 2002
Ascoltando il CD sembra di essere di fronte al classico gruppo hard-rock americano ma i Bullfrog sono un ottimo trio veronese nato nel 1993 come cover-band di nomi immortali: Led Zeppelin, Free, Mountain e Grand Funk Railroad. Il nome stesso è ispirato a un traditional blues ripreso anche dai Canned Heat. Questo la dice lunga sulle loro preferenze e sul tipo di sound che vogliono suonare. Nel pezzo introduttivo Trouble In Paradise si agitano i Deep Purple di Glenn Hughes e David Coverdale mentre in Bed Love la chitarra di Silvano Zago riprende lo stile del compianto Paul Kossoff. Il bassista Francesco Dalla Riva si rivela un cantante di rara efficacia, omaggiando maestri come Paul Rodgers e Ronnie Van Zant mentre il drummer Michele Dalla Riva (anche armonicista) dà un poderoso tocco ritmico al sound. C’è una sola cover Sail On, Sail Away presente sul primo album dei poco conosciuti hard-rockers canadesi Moxy (pubblicato nel 1976) un classico anthem che parte come dolce ballata e cresce d’intensità. I Bullfrog sono un gruppo da seguire con molta attenzione anche dal vivo, dove sono capaci di suonare per quattro ore filate. I loro live hanno travolto i vari locali, festival e motoraduni del Veneto a cui hanno partecipato e ora vogliono raggiungere un pubblico sempre più vasto.

Beppe Montresor - L’Arena – 23/2/2002
Con il suo CD di debutto, l’ottimo “Flower on the Moon”, ha raccolto unanime plauso della critica specializzata nazionale: il gruppo è quello dei Bullfrog,(…). Il disco, uscito per l’etichetta specializzata veronese Andromeda Relics, viaggia con filologica raffinatezza sui territori dell’hard rock-blues matrice anni ’70 (Grand Funk Railroad, Mountain, Led Zeppelin…), puntando quasi esclusivamente su composizioni originali in inglese(...)

Giancarlo Bolther - FLASH n°157, Febbraio 2002
I Bullfrog sono un power trio dedito all'hard blues, genere molto in voga nei primi anni settanta e che ha ospitato artisti del calibro di Cream, Mountain, Jeff Beck, Free, Bad Company e, ovviamente, Led Zeppelin, per fare solo qualche nome. Anche il monicker scelto dal gruppo non è casuale perché trae ispirazione da "Bullfrog Blues", un tradizionale americano rifatto dall'indimenticabile Gallagher e dai Canned Heat, la quinta essenza del Hard Blues. Se questo album fosse uscito nei seventies sarebbe certamente diventato un mega classico del genere. Il gruppo è attivo da sette anni, ma è al disco di debutto. Dopo aver sviluppato un sound compatto e personale che esplora molti stili diversi come nella Hendrixiana "Mother and Father" dove dimostrano di usare con intelligenza il Wah-Wah, oppure col boogie di "Hallelujah" rimandano ai Bad Co e a certo southern. Lo stile stoppato e irresistibile del dirigibile è esaltato nel brano che da il titolo al disco ed è impossibile non provare un indescrivibile fremito di nostalgia. "Sail on, Sail Away" è una fedele cover degli sfortunati Moxy, band canadese di grande spessore, la song parte come una ballata acustica e malinconica, ma poi alterna riffs elettrici a quelli acustici. Altro torrido Hard boogie in "Bed Love" che fa il verso ai monolitici ZZ Top. Ascoltando questo disco ci sembra di assaporare un trattato di storia dell'Hard Rock, non è roba solo per nostalgici, ma è per chi ama una certa attitudine musicale un modo di suonare che viene dritto dal cuore.
voto 75/100

Alessandra Corradi – Metal in Fabula n° 23, Gennaio 2002
Avete presente l’atmosfera del film “Almost Famous”? In questo pregevole disco la ritroverete tutta! I Bullfrog ve li abbiamo presentati nel numero scorso, quando l’album non era ancora uscito. L’amore per l’hard blues settantiano coltivato e nutrito da questo trio (che vive in una piccola città di provincia del nostro paese) è talmente grande e talmente raffinato da anni di vinili fatti girare sul piatto, che si stenta a credere che il disco sia stato registrato oggi invece che 30 anni fa. I dieci brani, suggellati dalla cover tributo ai Moxy, vi prenderanno così tanto con la loro immediatezza che al primo ascolto vi verrà da ballare, al secondo li canterete, al terzo vorrete sapere quand’è che faranno il prossimo concerto per andarli a vedere. Personalmente non mi sono tanto scervellata per riconoscere influenze e somiglianze con i grandi maestri del genere, lascio volentieri l’operazione a musicofili e storiografi musicali, quello che ho sentito io è musica fatta come si deve. E tra tutto quello che i Bullfrog hanno sapientemente citato ed elaborato fanno capolino pure gli ZZ Top, proprio nell’iniziale “Trouble in Paradise”. Altre potenziali hits – se esistessero le programmazioni radio anche per questa musica – sono “Hallelujah” e “Mother and Father”. Infine vi consiglio un giretto sul loro sito web per scoprire la storia legata al titolo del disco.

Carmelo Giordano - METAL HAMMER n° 1/2002 Gennaio
Noti come cover band, i Bullfrog giungono al debutto discografico con questo 'Flower On The Moon' per la piccola Andromeda Relics, etichetta nata grazie all'omonima fanzine curata da veri estimatori del rock, qualunque sia la sua tipologia, infischiandosene delle mode e a favore della musica di qualità. Grazie al lavoro di questi indomiti "colleghi", gioiellini come quello dei Bullfrog riescono a vedere la luce. Il disco è infatti pregno di sonorità hard rock Seventies, e anche la formazione a tre rispecchia in pieno la tradizione di quegli anni, come pure la cover dei Moxy, seminale band anni Settanta di origine canadese, in sintonia con quanto emerge dall' ascolto del dischetto in questione. Tra i dieci brani che compongono questo 'Flower On The Moon', oltre alla citata cover dei Moxy ('Sail On, Sail Away'), voglio ricordarvi 'Trouble In Paradise' che apre il lavoro, 'Hallelujah' per la sua freschezza e giovialità, l'eterea e zeppeliniana '(Don't) Fly Away'.In pratica un album che è un compendio di atmosfere sospese in un tempo ormai distante anni luce, ma sempre accattivante e autentico.
Voto: 5 su 6.

Luca Galvagni - BABYLON WEB MAGAZINE
I veronesi Bullfrog nascono nel 1993 come cover-band dedicandosi all'hard rock melodico degli anni '70. Un'intensa attività live nei locali del circuito veronese e la partecipazione ad alcuni piccoli festivals, li porta ad ampliare il loro repertorio con canzoni proprie. Così vede la luce il loro primo disco, "Flower On The Moon" appunto. Il power-trio in questione confeziona un bell'album composto da dieci canzoni di hard rock melodico con richiami al rock blues; un disco con un sound indubbiamente datato, ma che funziona molto bene. Tra le migliori canzoni del CD trovano sicuramente posto l'opener "Trouble In Paradise" con il suo refrain orecchiabile ed accattivante e la seguente "Hallelujah", un inno alla gioia che già dalle sue prime note mette subito allegria; molto bella anche "Bed Love" grazie ad un ritornello molto efficace che vi si stamperà subito in mente per non lasciarvi più e, infine, molto coinvolgente "Mystic Mistake" grazie a geniali linee vocali e al suo ritmo serrato. Un disco che piacerà sicuramente ai più "vecchiotti" tra voi, provatelo e penso che non ve ne pentirete.
Voto: 7

Paolo Vites - JAM n° 78 - Gennaio 2002
Nuovo trio hard rock stile anni Settanta, e anche questo proveniente dal sempre più musicale Nord Est di casa nostra. I Bullfrog sono attivi, dal vivo, dai primi anni Novanta, e dopo una lunga serie di concerti in cui proponevano essenzialmente cover di gruppi come Free, Mountain, Grand Funk e Led Zeppelin, sono arrivati all' esordio discografico, composto interamente da brani autografi, eccetto una ripresa dal repertorio della misconosciuta band canadese, attiva nei Seventies, dei Moxy (il brano è Sail On, Sail Away).
Le loro radici si sentono in modo evidente, e va detto che è un bel sentire: l'iniziale Trouble In Paradise è un efficacissimo rock blues tipicamente anni Settanta, con un pregevolissimo lavoro di chitarra solista, davvero esaltante. Hallelujah ha un passo più rock boogie, e anche qui la chitarra (l'ottimo Silvano Zago) si eleva in modo davvero esaltante. Non che la sezione ritmica (ficcante e precisa, ad opere di Francesco Dalla Riva al basso e anche alla voce solista, e Michele Dalla Riva, batteria e armonica) sia da meno: tecnicamente a questi ragazzi non manca nulla.
Hendrixiana è la grintosa Mother And Father; la title-track parte acustica per trasformarsi in un gran bel pezzo dai toni southern rock; la cover dei Moxy (non conosco l'originale…) parte anch'essa acustica, con intermezzi carichi di elettricità, ed è una gran bella ballata.
Il disco si mantiene tutto a questi ottimi livelli, e sicuramente dal vivo i Bullfrog sono un appuntamento da non perdere.
Voto:6/7
Perché: nostalgia anni Settanta per un altro ottimo power trio che se la cava in modo più che egregio.

Loris Furlan - IL MUCCHIO SELVAGGIO n° 468 - 8/14 gennaio 2002
Per poter capire quale scarto ci sia tra l'hard-rock di matrice seventies e l'heavy-metal introdotto negli '80, al di là del fatale anello di congiunzione sabbathiano, basterebbe dare un'occhiata alla cover di "Flower On The Moon" dei Bullfrog: niente draghi volanti né orrorifici satanassi, ma semplicemente una rana sopra una floreale sfera lunare. E poi, ovviamente, c'è la musica con le sue marcate origini blusey e rock'n'roll e la sua fisicità sanguigna e sensuale, scevra, a sua volta, da paranoiche e fumettistiche rappresentazioni. Il trio veronese, al debutto discografico dopo dieci anni di generosa attività live, non ha peraltro ambizioni di originalità, perché è onesto e inequivocabile l'atto d'amore verso sonorità storicizzate e ancora trascinanti che fanno il verso più ai Bad Company che ai Led Zeppelin (apprezzabile la calda e melodica vocalità alla Paul Rodgers di Francesco Dalla Riva) con echi di Thin Lizzy e Grand Funk qua e là. Vien quasi da riesumare il vecchio motto "it's only rock'n'roll but I like it", tanto sono immediati i dieci pezzi del CD, sempre sorretti da buona scrittura (l'unica cover è "Sail On, Sail Away" dei misconosciuti canadesi Moxy). Ritmiche e chitarre pulsano sapienti ed efficaci nel segno degli anni ruggenti, tra riff e solismi ineccepibili, mai traditi da sterili egocentrismi o da inutili raptus velocistici, figli piuttosto di un solido e funzionale gioco di squadra che saprà scaldare il cuore di diversi irriducibili ed appassionati rocker.

Fabio Drusin, dall' articolo "Stelle e Strisce made in Italy"- BIKERS LIFE n° 12-dic. 2001
…Bullfrog, una rivelazione veronese! Se vi piacciono i Free e i Led Zeppelin, teneteli d'occhio, sono un trio dai suoni "vintage", classic Hard Rock Blues, con composizioni intelligenti ed un ottimo chitarrista che vi riporterà indietro ai fine Sessanta; un piacere averli "scoperti"…

Fabio Drusin - BIKERS LIFE n° 12-dic. 2001
Una sorpresa da Verona! Un trio che si rifà alla grande musica di un tempo, a quella stagione musicale dove Free, Led Zeppelin, Hendrix e Cream erano i padroni indiscussi. Questo disco, con nove canzoni originali ed una cover, è veramente una bella sorpresa, specialmente per un amante dei power trios come me: Trouble in paradise mette già le idee in chiaro, Hard Rock Blues alla Free, con un ritornello azzeccato e una melodia degna del miglior Paul Rodgers, intelligente il fatto di non aver messo il refrain dopo la prima cantata (bravi! Così si fa!) la chitarra ha dei suoni molto belli, sani e dal sapore "vintage" con un gusto davvero notevole e la ritmica basso/batteria rispetta molto i canoni di Andy Fraser/Simon Kirke, Mother and father è molto hard rock nel suo incedere, con un solo wah che richiama il mancino di Seattle, Flower on the moon è una delle perle del disco, influenzata dal grande dirigibile del Rock, ma con personalità propria, dal vivo sicuramente uno dei pezzi forti, Sail on, sail away (l'unica cover dei Moxy) altra bella canzone, tra l'acustic folk e interventi elettrici Zeppeliniani di tutto rispetto, rivista dai Bullfrog in modo originale. Chiude The ballad of Jimmy the fool, dove i Bad Company sembrano rinascere, con un finale acustico fra armonica e chitarra. Più di cinquanta minuti di sano Hard Rock intelligente, dove, tra parti bluesate (la chitarra) e buone melodie (la voce) si respira piacevolmente l' aria di tre decadi fa…Quella buona.
voto BBBB (= Ottimo)

Alessandro Ariatti - PSYCHO! n° 53- Novembre 2001 -Sezione 'Buy or Die!' (Compra o Muori!)
Torrido hard rock alla Free/Bad Company/Zeppelin per una delle più interessanti rivelazioni dell'anno.
Conosciuti da diversi anni per la loro attività di cover band, i Bullfrog giungono al loro debutto discografico con l'unica etichetta che potesse dar voce alla loro proposta "fuori dal tempo": la Andromeda Relics. 'Flower On The Moon' è infatti un album di purissimo hard rock anni '70, sia come attitudine compositiva che come filosofia esecutiva. Per il suo contenuto altamente pirico, la propria incorruttibilità sonica, e quel suono "old & goldies" senza compromessi, lo potrei paragonare a un solo album della cosiddetta scena metal: 'Voodoo Highway' dei Badlands. Ed effettivamente, il riffing stoppato della titletrack ricalca non poco le orme di quella 'Love Don't Mean A Thing' scritta dallo stellare duo Jake E. Lee/Ray Gillen una decina di anni or sono. Nell' iniziale duo, rappresentato da 'Trouble In Paradise' e 'Hallelujah', i Bullfrog si divertono a replicare le gesta dei primissimi Bad Company, per merito di quell'hard rock blueseggiato che non si vergogna di mirare ad una sana orecchiabilità. Stesso discorso per 'Bed Love', dove le vocals di Francesco Dalla Riva e la chitarra di Silvano Zago cercano di adattarsi all' andamento sornione ed ammiccante rispettivamente di Paul Rodgers e Mick Ralphs. La storia del genere viene sviscerata senza fraintendimenti tra le note del CD, con una 'Stranger To The Danger' figlia dell' immacolata innocenza hard blusey dei primissimi Whitesnake ed una 'Jimmy The Fool' chiaramente ispirata alle vicende da "natural born loser" narrate a suo tempo da Phil Lynott nei Thin Lizzy. Molto Zeppeliniana 'Mother And Father', il cui riff portante si ricollega direttamente alla storica 'The Song Remains The Same', mentre con 'Sail On, Sail Away' la band si prodiga in una bellissima versione del classico dei canadesi Moxy. Bullfrog, ovvero quando l' Adige somiglia al Missisipi!

Luca Di Palma - RARO! n°127-novembre 2001
L’ ultima uscita della Andromeda Relics è l’ opera prima dei Bullfrog (Flower on the moon, And 05) e si tratta di un disco fantastico, come da tempo non se ne sentivano: un trio che propone un entusiasmante hard rock farcito di blues, come nella migliore tradizione anglosassone; una voce che segue le orme dei grandissimi del genere, tanto che un paragone con Paul Rodgers non è assolutamente fuori luogo; un basso fantasioso, pulsante e sempre in evidenza come quel genere necessita; una chitarra molto versatile, sia dal punto di vista tecnico, sia della cura in fase di produzione. Il tutto comunque suona in maniera assolutamente old fashioned, il che è veramente una leccornia per chi ama un genere musicale che, se si escludono i gruppi di molti anni fa, non è riuscito a proporsi in modo convincente negli ultimi anni. Questi dieci brani non possono mancare nella collezione di chi ami l’ hard-blues ed hanno l’ enorme merito di farvi tornare indietro nel tempo e magari vi fanno scoprire che, nonostante siano passati degli anni, nonostante tutto intorno a voi sia cambiato da quando eravate giovani e nulla sembra più emozionarvi, la musica che amavate molto tempo fa è la più bella e lunga costante della vostra vita. Non lasciate che questa band resti sconosciuta per poi cercarne il disco tra qualche anno a cifre assurde: fatelo vostro oggi.

Sergio "Ermo" Rapetti - WEB-ZINE METAL.IT
Ho trascorso l'ultimo weekend all'insegna dell'Hard Rock, infatti, dopo un Sabato sera in una fumosa birreria ad ascoltare un ottima cover band che ha ripercorso un po' la storia del genere, ho passato la Domenica alle prese con "Flower on the Moon". In questo frangente la parte più impegnativa è stata sicuramente togliere l'involucro protettivo, perché dopo aver inserito il dischetto nel lettore non ci sono stati problemi nel farsi trascinare dai pezzi dei Bullfrog. Ok!, non proprio tutti dei Bullfrog, dal momento che fa la sua (bella e calda) presenza anche "Sail on, Sail away" brano appartenente ai repertorio dei Moxy, band canadese attiva negli anni '70, che dopo una lunga pausa, si è ripresentata sulle scene con "V", recentissimo album già apparso su Metal.it. I Bullfrog sono un gruppo di Verona composto da tre musicisti che formatisi sette anni fa (probabilmente anche loro hanno animato più di qualche Sabato sera in birreria!) sono arrivati al debutto grazie alla Andromeda Relics, che si conferma etichetta poco disposta al mainstream ma votata a produrre musica di qualità. In questo caso canzoni compatte e sanguigne, legate a doppio filo ai seventies, dove non si riscontrano cadute di tono, eccetto forse su "(Don't) Fly away" che mostra poco mordente. Niente però che possa compromettere il valore di "Flower on ..." anche perché sono molti di più i brani che riescono a farmi muovere il cu... ehm, ad aumentare il mio battito cardiaco per un genere che, per limiti di età (all'epoca ero impegnatissimo ad imparare a scrivere... uhm, non ci sono ancora riuscito vero?) non ho potuto seguire dai suoi inizi. Colpiscono sicuramente la titletrack, dove è il blues ad affiorare con prepotenza, oppure "Hallelujah", un brano che a me ricorda gli U.F.O., con in evidenza il basso pompato di Francesco che se la cava egregiamente anche dietro il microfono, ma non gli sono da meno Michele alla batteria e sopratutto Silvano alla chitarra, visto che è stato lasciato da solo ad imbracciare una sei corde!! I Bullfrog citano tra i loro ispiratori i grandi del passato, Led Zeppelin, Free, Mountain, Grand Funk Railroad, masarebbe riduttivo accantonarli come dei petulanti nostalgici. Nostalgici lo saranno sicuramente, ma non potrete certo annoiarvi all'ascolto di "Flower on the Moon", come resistere ad esempio alla conclusiva "The Ballad of Jimmy the Fool"? Beh... non chiedetelo a me! Provateci voi!
Voto: 8/10

Gianni della Cioppa - Andromeda n° 11 - giugno 2001
BULLFROG "Flover On the Moon" (Andromeda Relics 05) …Loro, i Bullfrog, hanno svolto un ottimo lavoro, curato e professionale e sono riusciti ad ottenere il suono caldo e valvolare che sognavano. La tecnica strumentale è sicuramente buona ed il songwriting è frutto di anni di ascolti, quindi maturo e sicuro. Questi fattori fusi insieme hanno portato ad avere un blocco di nove canzoni, ovviamente e volutamente derivative, che si muovono nel più classico hard rock blues di scuola Bad Company con magnifiche impennate a due chitarre alla Thin Lizzy, ma hanno una freschezza attuale che piacerà anche a chi ama certo hard rock britannico più vicino ai giorni nostri, tipo Thunde e primi Reef. Ci sono brani che vi consiglio di ascoltare a priori, come "Trouble in Paradise", "Halleluyah", "Mother and Father", la title- track, "Mistic Mistake" ed una splendida "Sail on, Sail Away", magica cover che rievoca i canadesi Moxy del debutto: ma sono sicuro che ogni amante dell' hard rock puro ed incontaminato, troverà il suo pezzo preferito, che potrebbe cambiare ad ogni ascolto. E questo succede solo se c'è una solidità compositiva di base. Ed i tre ragazzi, due professori ed un impiegato di banca, hanno il cuore fuso nella roccia, quella indistruttibile di una volta!

Z. Z. - Metal in Fabula n° 16 - ottobre 2000
…I secondi a salire sul palco sono stati i concittadini BULLFROG, col loro Hard Rock anni '70, venato di Blues. Nei 50 minuti di esibizione, hanno proposto esclusivamente materiale di loro composizione. Si tratta di brani credibili e ben strutturati, che, pur risentendo l'influenza dei grandi del passato (FREE, THIN LIZZY, LED ZEPPELIN su tutti), risultano freschi e godibili ed hanno avuto buone critiche da parte dei presenti. Molto buona l'esebizione, come nei loro soliti standard, con un sound perfetto per la musica proposta.

A.C. - Metal in Fabula n° 14 - luglio/agosto 2000
…Quindi si avvicendano gli hardrockers bluseggianti BULLFROG, che concedono una sosta rilassante al ritmo tiratissimo della serata. La loro presenza era stata in forse fino all'ultimo, a causa delle condizioni di salute del cantante. Nonostante questo, seppur convalescente, Dalla Riva riesce a sostenere una prova vocale più che discreta, alternando i consueti "simpatici" siparietti tra un brano e l'altro, ma la parte del leone in questo terzetto è riservata alla musica, superbamente suonata. Da rilevare, inoltre, l'interesse suscitato da questi hardrockers old school in tutti quelli che magari indossavano le t-shirt più estreme.

A. C. - Metal in Fabula n° 8 - gennaio 2000
BULLFROG - 8/12/99 - La tana del serpente (Bovolone - VR): laude a questo trio che ha allietato i presenti, per ben tre ore, con il suo hard blues! Formazione attiva dal 92 ma composta da veterani della scena veronese - i fratelli Francesco (basso/voce) e Michele Dalla Riva (batteria) e Silvano Zago (chitarra). Facilmente immaginabile il livello esecutivo, ma quello che risaltava particolarmente era l'atmosfera, molto "groovy". Rilettura di pezzi classici da Grand Funk, Free, Mountain, S. B. Williamson e pezzi originali. Per estimatori.
A. C. - Metal in Fabula n° 8 - gennaio 2000

Giulio Brusati - L'Arena
…i Bullfrog li hanno preceduti con l'esibizione di un repertorio hard-blues che ha il momento migliore in "Shape of Things To Come" e in una "C'Mon Everybody" elettrizzante come un brano degli Who. Un trio potente che meritava diversa collocazione.