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- Biblioinventa (Gianni Della Cioppa) - Metalzone.it (di Gi. Bi.)
- Shaplesszine (Linho) - Metal Hammer (di Sandro Buti)
- This Is Rock (Aitor Diaz Paredes) - Eutk.net (di Fabrizio "Stonerman" Bertogliatti )
- Informazionemetal (Salvatore Mazzarella) - www.livepoint.it (di Fabio Fila)
- Norespect.it (di AC) - Rock Hard (di Alessandro Ariatti)
- Athosenrile.blogspot.com (di Athos) - Metal Shock (di Michele Marinel)
- Benzoword.com (di Benzo) - www.metal.it (di Sergio Rapetti)
- Damnarecordsandbooks.com (di Stefano Coderoni) - Metal in Fabula (di Alessandra Corradi)
 
BIBLIOINVENTA
di Gianni Della Cioppa
 

Sono prossimi a festeggiare vent’anni di storia, ma i veronesi Bullfrog non hanno mai lesinato passione e coerenza, pubblicando tre album, Flower On The Moon  (Andromeda Relix, 2001), The Road To Santiago (Andromeda Relix, 2004) e Beggars & Losers (Andromeda Relix, 2009), che hanno guadagnato splendide recensioni in tutto il mondo e convinto tutti gli appassionati che anche in Italia può esistere una via credibile all’hard rock classico. Il chitarrista e portavoce Silvano Zago ci racconta perché suonare rock non è solo una questione di tecnica.

Cominciamo con una breve storia dei Bullfrog per presentarvi ai lettori del giornale, anche perché di cose da raccontare ne avete tante.
Ci siamo formati, io alla chitarra e i fratelli Michele e Francesco Dalla Riva (batteria e basso/cantante) una ventina di anni fa, con l’intento di riproporre il sound dei grandi power-trio degli anni ’70, all’insegna dell’hard rock blues, in tempi in cui il revival di queste sonorità era ben lungi dal venire. Iniziammo con le cover di Free, Mountain, e altri classici, per arrivare a comporre materiale originale, sempre in linea con quel sound. Nel frattempo abbiamo suonato molto dal vivo, pubblicato tre cd per l’Andromeda Relix, e ci siamo tolti delle belle soddisfazioni.

Secondo te nel momento in cui dalla fase di emulazione dei propri idoli, soprattutto se con un passato molto ingombrante, si passa, pur rispettosi di ciò che si ama, a fare qualcosa di proprio, si è ambiziosi, incoscienti o cosa?

Penso che sia un fattore dettato dalla curiosità e dalla creatività. Per noi è stato un processo assolutamente naturale, fare solo cover ci stava stretto. Ma allora c’era più attenzione da parte del pubblico verso la musica originale, rispetto all’attuale imperversare di cover band e, forse, oggi fare musica propria è un atto di coraggio più di allora. Ed è un atto dettato dalla passione, non certo dal calcolo!

Siete vicini ai venti anni di attività, durante i quali non sono mancate soddisfazioni, ma come si resiste compressi tra la vita normale, fatta di lavoro, famiglia e la passione per la musica?

Penso che tutto dipenda dagli obiettivi che uno si pone. Noi abbiamo sempre preso la musica come un divertimento, una maniera per esprimerci, al di là di ogni calcolo o tornaconto. Quindi abbiamo sempre cercato di fare le cose al meglio, ma senza mai sacrificare troppo la nostra vita privata. Magari fossimo stati più ambiziosi avremmo raggiunto obiettivi maggiori, ma il fatto che comunque siamo ancora qua a suonare e a fare progetti per il futuro è la dimostrazione che forse quella intrapresa è stata la strada giusta.

Mi rendo conto che è una domanda che vi pone in un ruolo di maestri, nel quale so non vi sentite a vostro agio, ma considerando la vostra esperienza, cosa vi sentireste di consigliare a dei giovani che si avvicinano alla musica, per formare un gruppo?

Direi di approfondire l’aspetto culturale legato alla musica; non tanto come musicista, ma come ascoltatore: ci sono in giro troppi musicisti che non sanno niente di quello che suonano, hanno dieci dischi a casa e non vanno a vedere i concerti. Per fare delle cose decenti da musicista, devi innanzitutto essere un appassionato di musica, e questa cosa purtroppo è tutt’altro che scontata: a me ormai basta un’occhiata alla strumentazione sul palco per capire se il gruppo suonerà con cognizione di causa o con un approccio totalmente sballato e senza basi. La condizione essenziale per risultare credibili è ascoltare i dischi e andare ai concerti, poi si può parlare di tutto il resto.

Avete suonato con gruppi storici del rock, alcuni (Uriah Heep, John Lawton, aggiungi tu altri…), che in qualche modo considerate degli idoli. Che tipo di impressione ne hai ricavato? Hai qualche ricordo particolare da segnalare?

Sì, la lista comprende Uriah Heep, John Lawton, Moody & Marsden, Gerry McAvoy & Ted McKenna, Glenn Hughes, Ken Hensley... Tutti nostri idoli, se me l’avessero raccontato vent’anni fa non ci avrei creduto! Guarda, ho sempre visto persone molto gentili e corrette, benché intransigenti dal punto di vista professionale. Figurati che quando facemmo da spalla a Moody & Marsden, Bernie, prima di salire sul palco,  disse a Francesco, il nostro bassista/cantante: «Complimenti al vostro chitarrista, dovrò impegnarmi di più stasera!». Ovviamente era una balla clamorosa, ma è emblematica dell’atteggiamento di questi grandi musicisti.

Avete pubblicato tre album, siete stati inseriti in alcune compilation, ma state lavorando anche ad un nuovo disco e mi sono giunte voci di un interessamento di un’etichetta discografica americana. Che cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo lavoro? Come siete entrati in contatto?

Il nuovo lavoro sarà improntato a un approccio più vicino all’hard blues da cui eravamo partiti tanti anni fa. “Riffoni” essenziali e un suono più diretto. Per quanto riguarda l’etichetta, è una label specializzata in rock blues e dintorni; ci contattarono loro per un’eventuale ristampa del nostro primo cd, Flower On The Moon, ormai esaurito. Poi per varie ragioni non se ne fece più nulla, ma restarono molto colpiti dalla nostra versione hard di Roadhouse Blues, inserita in una compilation-tributo a Jim Morrison. Quindi siamo restati in contatto e vedremo se in futuro la collaborazione si concretizzerà.

Personalmente credo che il mercato discografico, come l’abbiamo conosciuto negli ultimi decenni, sia oramai prossimo alla fine. Secondo te cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? E soprattutto ha un senso parlare di dischi e canzoni, quando nel web tutto diventa una grande marmellata dove è impossibile per chiunque, anche per artisti spinti da grandi budget, avere un minimo di visibilità?

È difficile fare previsioni per il futuro, proprio perché in campo tecnologico le novità viaggiano più veloci dell’immaginario. La realtà è che il supporto fisico per la musica, così come lo conosciamo, è roba del passato, riservato a una nicchia di appassionati incalliti. Secondo me il paradosso è che col fatto di poter accedere (gratis) dalla propria scrivania a tutto lo scibile, si è svilita la cultura musicale, anziché incrementarla. Probabilmente fra breve (se non è già così, io sono uno che compra ancora i vinili!) il mercato “che conta” sarà fatto solo di scaricamenti. Culturalmente è un tornare indietro, al tempo dei 45 giri buoni per una stagione: poco sforzo intellettuale, economico, temporale. Un disimpegno totale, che non fa bene alla musica come la intendiamo noi appassionati. Per fortuna esiste ancora una nicchia “ecologica” di gente che compra cd e vinili, fuori dai canali mainstream, guidata solo dalla passione. Per ora sono piccoli numeri, ma forse in futuro si ripartirà da qui. Anche se la vedo dura...

C’è stato un momento dove alla musica rock era stato affidato il ruolo di musa della gioventù, una sorta di colonna sonora di nuovi ideali. Oggi tutto questo sembra perso a favore di una classicità che contrasta con le ambizioni rivoluzionarie di un tempo. Che ne pensi?
C’è poco da dire, il classic rock è diventato un genere per cultori di mezza età, molto poco cool e rivoluzionari, come è successo per il blues e per il jazz... Però devo dire che un certo ritorno a queste sonorità lo si riscontra, anche da parte di un pubblico molto giovane. L’importante è fare come sempre, cioè infischiarsene di mode e tendenze e andare avanti per la propria strada. Chissà che il futuro non sia migliore di come ce lo aspettiamo.

 
SHAPLESSZINE
di Linho
 
Due righe di presentazione per chi non vi conosce...
Siamo un power-trio di hard rock anni '70 con forti radici nel rock-blues, alla maniera dei grandi nomi di quegli anni (Cream, Grand Funk, ecc.)
Suoniamo assieme dal lontano 1993 e nel frattempo abbiamo inanellato una bella serie di concerti (alcuni molto appaganti, come nel 2005 di spalla agli Uriah Heep) e tre CD di buon vecchio Hard Rock editi dall'Andromeda Relix, molto bene accolti dalla critica.
Nel 2009 siamo ancora qua a suonare e divertirci!

"Beggars And Losers" è il terzo album, sempre su Andromeda Relix. Siete soddisfatti della realizzazione e cosa vi aspettate da esso?
Sì, penso che per noi rappresenti un momento di grande maturazione, sia come composizioni che come esecuzione e suono.
E' un disco in cui ci siamo sentiti particolarmente liberi nella fase compositiva, più personali e "sperimentali", ma sempre ben radicati nel genere che ci contraddistingue.
C'è stata, inoltre, una grossa crescita a livello di suono, grazie anche al produttore-tecnico del suono e fac-totum Fabio Serra.
Ci aspettiamo che la nostra musica arrivi a più orecchie possibili, devo dire che abbiamo raccolto commenti molto positivi un po' ovunque, ultimamente, ad esempio, ci sono arrivate recensioni molto lusinghiere dagli Stati Uniti.
Ovviamente l'obiettivo è quello di cercare di suonare in giro il più possibile!

La masterizzazione è stata fatta presso gli studi di George Marino. C'è un motivo particolare o è stato un incontro "casuale"?
E' stata un'idea di Fabio: volevamo che il CD suonasse il più possibile "credibile" e professionale, visto che era già forte di una buona registrazione e ci siamo resi conto che un buon mastering può veramente fare la differenza.
Devo ammettere che il procedimento è meno "poetico" di quello che può sembrare: contatti e invio dei brani avengono tutti tramite internet.
Siamo andati sul sito dei prestigiosi Sterling Sound di New York e abbiamo contattato Steve Fallone, un ingegnere del suono molto avvezzo al Classic Rock che, devo dire, ha fatto veramente un gran lavoro.

Questa volta avete optato per un digipack molto colorato, dopo la foto del precedente "The Road To Santiago"... siete tornati ad usare un disegno, come in occasione del vostro esordio.
In realtà la copertina di "Flower" è un fotomontaggio, ma si può tranquillamente considerare un'illustrazione... Mah, forse il vero motivo è che quelle le hanno fatte dei grafici, mentre per "Santiago" ci ho pensato io!
Scherzi a parte, per questa occasione volevamo che il CD fosse bello e invitante fin dalla copertina e soprattutto che l'immagine rispecchiasse lo spirito del contenuto musicale.
Il lavoro l'ha fatto Roberto Filippini, un illustratore mio amico e secondo me è un vero capolavoro!

In effetti non ho "Flower", ho solo visto la copertina "piccola" su Internet. Ho letto che praticamente è esaurito. Avete intenzione di ristamparlo? Quante copie stampate di solito dei vostri lavori?
Ci piacerebbe, ma per ora il problema resta di ordine economico, in futuro chissà... Per i primi due abbiamo stampato cinquecento copie, per il terzo mille.

Dopo i trenta/trentacinque anni diventa spesso problematico tenere in piedi una band, soprattutto se concepita a livello di puro divertimento... riuscite a provare con continuità dopo così tanti anni? E per quanto riguarda le esibizioni dal vivo come siete messi? In passato avete supportato nomi di un certo rilievo...
Mah, diciamo che l'importante è concepire tutto come un divertimento, noi non ci siamo mai posti l'obiettivo di spaccare il mondo e abbiamo operato le nostre scelte sempre e solo in base alla nostra passione per la musica, cosa che ci ha fatto superare gli anni senza troppi traumi.
Non abbiamo un'attività live frenetica, ma i concerti non mancano, anche se ovviamente non sempre prestigiosi come quando abbiamo avuto la fortuna di aprire per alcuni nostri idoli come John Lawton, Uriah Heep o Moody & Marsden. Speriamo che in futuro ci si ripresentino occasioni di questo tipo!

Quante volte provate alla settimana? Preparate i pezzi a tavolino oppure vi buttate in jam ecc.?
Proviamo all'incirca una volta alla settimana, magari intensificando le prove in vista di qualche appuntamento importante. Non abbiamo un metodo compositivo definitivo, ma di solito si parte da uno spunto per sviluppare il pezzo assieme in sala prove; altre volte il brano può arrivare in sala prove in forma già più compiuta, ma anche nascere direttamente da una jam.

Citare Free, Bad Company, Led Zeppelin, Grand Funk ecc. come vostri riferimenti è sin troppo facile. Nella mia recensione ho citato a titolo di esempio anche gruppi come Tangier, Raging Slab o Georgia Satellites... Non sono un profondo conoscitore del vostro genere musicale... correggete pure il tiro se volete. C'è qualche band che vi piace in particolar modo e che nessuno menziona mai?
In realtà noi ascoltiamo tantissima musica, ovviamente privilegiando l'Hard Rock settantiano, anche nelle sue ramificazioni meno conosciute. Ognuno di questi ascolti in qualche misura ci influenza, è importante cercare di assorbire il più possibile dai propri ascolti, così come è importante vedere i grandi gruppi dal vivo, c'è sempre tanto da imparare.
Potrei citarti, ad esempio, i Blue Oyster Cult che, anche se molto diversi da quello che facciamo noi, sono molto importanti per capire come sviluppare soluzioni compositive insolite nell'hard rock pur restando saldamente ancorati alla tradizione.

In effetti i B.O.C. hanno spaziato molto nella loro carriera, riuscendo sempre a dare un taglio personale alle loro composizioni. C'è un album in particolare nella loro discografia che ti piace particolarmente?
E' una di quelle discografie che seppur, con qualche alto e basso, non presenta particolari defaillances. Difficile metterli a confronto, anche per la continua evoluzione del loro stile. Se proprio devo sceglierne uno (in studio), diciamo "Fire Of Unknown Origin".

I dischi che vi hanno cambiato la vita, non necessariamente i più belli...
Non è una domanda semplice, perché sono veramente tanti...
Per quanto mi riguarda, diciamo che ho cominciato ad ascoltare Rock con i Kiss, ho iniziato a capirci qualcosa con Deep Purple e Led Zeppelin, e mi sono aperto la mente con Rush e Allman Brothers, ma sono solo alcuni dei tanti nomi che potrei citarti...
Come chitarrista ho imparato a suonare su dischi come "Just One Night" di Clapton, "Double Live Gonzo" di Ted Nugent o "Top Priority" di Rory Gallagher, ma anche qui la lista potrebbe essere infinita!

Prima dei Bullfrog avete avuto altri gruppi, se non sbaglio...
Sì, erano sempre gruppi di Hard Rock, sia di cover che di brani originali; c'era una certa ingenuità di fondo, ma ogni esperienza musicale è fondamentale per una crescita e maturazione. Queste esperienze ci hanno aiutato a formare i Bullfrog con le idee già ben chiare in partenza.
Un'idea si può farsela sul myspace "commemorativo" del mio gruppo di vent'anni fa, i Great Fish: http://www.myspace.com/greatfishhardrockband. Abbiamo chiamato Simone Bistaffa, il tasterista di allora, per le parti di hammond e piano di "Beggars & Losers" e il suo lavoro è stato veramente prezioso!

Seguite - o avete seguito in passato - la scena italiana? Quali sono i gruppi che più stimate?
Seguiamo in particolare alcuni gruppi che hanno anche una certa vicinanza al nostro genere, su tutti, direi, i friulani W.I.N.D. (Fabio Drusin ha cantato un pezzo su "The Road To Santiago") e gli Small Jackets, due grandi gruppi con cui abbiamo condiviso il palco e con cui siamo in ottimi rapporti.
Altro ottimo gruppo, i Moonstone Project dell'amico Matt Filippini, che peraltro suona un bellissimo assolo di chitarra su "Beggars & Losers".

Comprate ancora molti dischi/CD o vi limitate all'ascolto di quelli in vostro possesso, utilizzando magari internet per asssagiare le novità?
Ne compriamo ancora molti, siamo dei grandi appassionati dell'Hard settantiano in tutte le sue forme e non ci limitiamo alle cose più conosciute, ma andiamo in cerca anche di gruppi più oscuri. Ovviamente ascoltiamo anche i generi "cugini", come il blues, il southern, il prog, l'AOR, lo stoner, ecc. Ascoltiamo anche i gruppi attuali, soprattutto quelli che ripropongono, magari personalizzandolo, il genere che noi amiamo. Inoltre siamo assidui frequentatori di concerti: proprio ieri (12/11) abbiamo visto i Gov't Mule a Milano, un gruppo unico al mondo, che incarna perfettamente tutto ciò che cerchiamo nella musica. Per un musicista assistere a un loro concerto vale più di dieci prove!
Per quanto riguarda il download, appartenendo noi alla generazione del vinile, ne facciamo un uso molto limitato, le cose che ci interessano preferiamo averle originali.

A volte vi cimentate anche dall'altra parte della barricata, ovvero "commentare" il lavoro altrui; il cantante/bassista Francesco infatti collabora con Classix! (in passato aveva fatto articoli anche su Metal Shock), ricordo anche qualche articolo su Andromeda 'zine...
Sì, Francesco è una specie di enciclopedia vivente del rock (soprattutto della Purple Family!). In passato ha intervistato alcuni suoi idoli come Paul Rodgers, Ian Gillan, RJ Dio, Glenn Hughes, Mick Box, Buck Dharma, ecc. Ora, con la prole a carico, non si è più preso questi impegni, ma almeno si è tolto delle belle soddisfazioni!

"Shapelesszine" è una webzine dedicata soprattutto all'heavy metal e sue diramazioni... Vi piace l'heavy metal, anche nelle sue forme più estreme?
Nelle sue forme estreme decisamente no. Ci piace molto la NWOBHM e il Metal (che noi chiamavamo semplicemente "Heavy", senza tanti distinguo) in cui erano ancora riconoscibili le radici rock'n'roll.
Dall'avvento del Thrash in poi il Metal ha assunto un'altra fisionomia e si è ramificato in direzioni che non seguiamo.

Aggiungete qualcosa a vostro piacimento e... alla prossima!
Innanzitutto ti ringraziamo di cuore per l'attenzione dedicataci e invitiamo tutti a seguirci sul nostro sito http://www.bullfrogband.it, da lì si può accedere al nostro myspace, alle anteprime dei pezzi, alle date dei nostri concerti e al merchandising.
Ascoltate qualche Mp3 e se la cosa vi incuriosisce scriveteci le vostre opinioni o venite a sentirci live, avrete l'occasione di vedere da vicino questi "fossili viventi" il cui stile proviene direttamente dai '70!
 
THIS IS ROCK (SPAIN)
di Aitor Diaz Peredes
 
 
INFORMAZIONEMETAL.BLOGSPOT.COM
di Maurizio Mazzarella
 
Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
- Beh, "Beggars & Losers è il nostro terzo lavoro e rappresenta, direi, fedelmente quella che è stata la crescita della band in questi ultimi tre anni, durante i quali abbiamo suonato molto dal vivo. Abbiamo cercato di puntare su brani che rispecchiassero maggiormente la personalità della band, cercando di affrancarci definitivamente da quelli che sono i nostri riferimenti musicali, senza ovviamente rinnegarli. In passato, talvolta ci è capitato di essere meno disinvolti in questo, finendo magari per accantonare idee e soluzioni perchè non al 100% in linea con il sound del gruppo. Questa volta non ci siamo posti problemi e abbiamo dato sfogo liberamente a quella che, dopo tanti anni, si è affinata come la personalità dei Bullfrog.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

-I Bullfrog sono nati nell'inverno 1993-94 in maniera molto spontanea. Suonavamo già tutti e tre in altri gruppi rock del giro veronese (Great Fish, Highshooter, The Hitchers, Capricorn) ma i nostri sentieri musicali si intrecciavano molto spesso, per l'amicizia che già ci legava e per l'amore per certe sonorità, con jam e suonate. Più volte usciva l'idea che ci sarebbe piaciuto mettere in piedi un power trio sull'onda dei grandi del passato come Cream, Experience, Beck, Bogert & Apiice, e così quando l'occasione giusta si è presentata, abbiamo deciso di provarci in maniera più organizzata.

Come è nato invece il nome della band?
-Il nome l'ha pescato il nostro chitarrista Silvano. Non ha un richiamo preciso a nulla ma certo può suonare familiare a chi mastica un po' di blues e magari ricorderà Bullfrog Blues, uno vecchio standard rivisto, tra gli altri, da Canned Heat e Rory Gallagher. Per ironia della sorte, i Bullfrog non hanno mai suonato quel brano (anche se prima o poi rimedieremo)

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
-La voce è un elemento importante della nostra musica ma non necessariamente più degli altri strumenti. Il nostro primo obiettivo è che le parole si armonizzino bene con la musica che accompagnano, quindi il valore del testo è per noi aggiuntivo, non indispensabile. Io penso che uno dei più bei testi rock sia quello di 'Tutti Frutti': "Uappabaluba ualà boom boom!' Non significa nulla ma in quel contesto suona perfettamente e quindi va benissimo!

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

-Una qualità che mi sento di riconoscere alla nostra musica è il fatto che si tratta di hard rock onesto che però non perde mai di vista la melodia e l'accessibilità del sound. Sono brani che, come di fatto è già accaduto, possono piacere all'appassionato di rock come anche a chi di compra un cd all'anno e non sa nemmeno chi sono i Led Zeppelin. In questo nuovo lavoro abbiamo, inoltre, voluto coinvolgere in studio anche altri amici musicisti con i quali abbiamo talvolta suonato dal vivo, arricchendo quindi il sound di specifici brani con un organo Hammond, piuttosto che con delle percussioni o una chitarra acustica o una seconda voce.

Come nasce un vostro pezzo?
-Non c'è una regola fissa. In tutti questi anni i nostri brani sono nati nelle maniere più diverse. A volte capita che io o Silvano abbiamo già un'idea abbastanza precisa su come deve suonare un brano e, quindi, lo si propone al vagli degli altri. Altre volte si parte da un riff o da una progressione di accordi che qualcuno propone in sala prove e da lì si parte jammando finchè qualche spunto non emerge. Su questo ultimo disco ci è capitato di comporre un brano (ma non vi dirò quale!) dicendo: 'Mmm, questo riff è sicuramente già stato usato da qualcuno ma finchè non scopriamo da chi ce lo teniamo per noi!' Fino ad ora nessuno ha protestato, quindi va bene così! Ah ah!

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
-Non saprei, siamo affezionati a tutti quanti. A titolo personale, potrei citare 'Detour' perchè' è un brano un po' insolito per noi, nel senso che è piuttosto articolato, non si basa su una semplice progressione blues (anche se al suo interno c'è comunque un bel momento blues) e ha un grande assolo di Hammond di Simone Bistaffa. Ma domani potrei cambiare idea.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
-Beh, noi tre siamo tutti grandi appassionati di rock e di hard rock, dagli Who ai Thunder, ai Gov't Mule e tutto quello che c'è in mezzo. Però direi che il sound dei Bullfrog è stato sicuramente influenzato da Free, Bad Company, Grand Funk Railroad e gruppi di questo calibro, oltre ai power trio già citati. Per alcuni anni, siamo specializzati in cover dei Free, visto che tutti e tre reputiamo Paul Rodgers il nostro cantante preferito.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
-Beh, gruppi del nostro livello si affidano per la promozione soprattutto all'attività live visto che, ahimè, in Italia mancano strade alternative serie per proposte che siano sincere e originali. I Bullfrog sono una live band, ci piace suonare di fronte alla gente, jammare e sentire il fascino della dimensione live. Il consiglio per chi magari ha apprezzato il nostro cd è di venire a vederci dal vivo, in quanto sul palco la musica assume una dimensione unica, impossibile da catturare in studio. Per le nostre mosse future è ,ovviamente, d'obbligo visitare il nostro sito www.bullfrogband.net .

E’ un programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?
-Bella domanda. Certo, ci piacerebbe arrivare a catturare uno show della band su cd o dvd ma la cosa è tecnicamente ricca di ostacoli e, forse, non ci si è ancora presentata l'occasione giusta. Vedremo.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

-Restando ovviamente in ambito hard rock, ci sono un sacco di band valide in Italia che meriterebbero più visibilità. Penso a gruppi come Small Jackets, W.I.N.D, Wicked Minds. I limiti della scena italica sono i soliti. Già il fatto di non essere una cover band di Vasco Rossi o Ligabue è, nel nostro paese, un ostacolo non da poco. Il fatto poi che la gente sia oramai convinta che programmi tv come X Factor servano per scoprire talenti la dice lunga su come siamo messi...

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
-Ci ha decisamente aiutato. Internet per un gruppo come noi è pressochè vitale, in quanto ci consente di aver quel minimo di visibilità anche solo per poter far sapere che esisti. Attualmente, i nostri cd sono tutti aquistabili tramite il nostro sito, quello della Black Widow (il nostro distributore) e dell'Andromeda Relix (la nostra etichetta).

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

-Noi non siamo certo dei virtuosi dello strumento però la formula a tre ci soddisfa appieno perchè ti consente di essere sempre vitale nel mix della band; non puoi nasconderti dietro nessuno, non c'è nessuno dei tre che copra gli altri. Questo ti porta a essere sempre attento a quello che stanno suonando gli altri e ricettivo. Personalmente, penso di essere cresciuto molto come musicista suonando in questo assetto. Ogni concerto dei Bullfrog è diverso dal precedente, non solo per la scaletta che cambia ma anche perchè il nostro sound è fatto di sfumature e di dettagli che non possono essere scritti su uno spartito ma che nascono sul palco e restano lì, frutto di quel momento. Non so se mi sono spiegato.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
-Beh, ce ne sono migliaia. Noi ci reputiamo fortunati in quanto in questi anni abbiamo avuto l'onore di dividere il palco con alcuni dei nostri miti, Uriah Heep, Bernie Marsden & Micky Moody, John Lawton, Tolo Marton e altre band che stimiamo. Sul nuovo cd ha suonato anche Matt Fillippini, nostro caro amico: siamo sempre aperti alle collaborazioni. Personalmente, potrei farti mille nomi, da Warren Haynes ai Deus Ex Machina (ai quali, al dire il vero, una volta ho prestato l'ampli da basso per suonare a Verona...conta come collaborazione?)

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
-Certo, grazie per l'interesse nei nostri confronti. Se volete farvi un'idea dei Bullfrog, visitateci sul nostro myspace, dove potrete ascoltarvi alcuni nostri brani; e se vi piacciono...aquistate 'Beggars & Losers'!
 
WWW.NORESPECT.IT
di AC
 

Partiamo a razzo con il vostro nuovo disco, un lavoro che sta riscuotendo (come d’altronde le vostre precedenti produzioni) ottime recensioni un po’ dappertutto. Come è nato “Beggars & Losers”? Siete soddisfatti del risultato finale?
I nostri album hanno avuto sempre dei periodi di gestazione piuttosto lunghi, non essendo noi dei musicisti professionisti che possono dedicarsi esclusivamente alla musica e quindi ci siamo presi tutto il tempo possibile per comporre e “limare” i nuovi brani, fino a quando non eravamo pienamente convinti del materiale a disposizione. Direi che è valso la pena aspettare, siamo totalmente soddisfatti dell'esito.

Da sempre si dice che il terzo album segni il cosiddetto punto di svolta nella carriera di una band. Mi sembra che gli sforzi fatti giochino a vostro favore. Due cose hanno destato da subito la mia attenzione. La copertina (davvero bella) e un lavoro di mixing/mastering internazionale. Potete raccontarci qualcosa in merito?
Sì, per la copertina volevamo qualcosa che lasciasse il segno e che fosse in sintonia col contenuto musicale, motivo per cui mi sono rivolto ad un mio amico illustratore che ha colto perfettamente lo spirito dell'album e ha fatto un gran lavoro. Per il suono, ci siamo affidati ancora una volta alle cure del nostro produttore Fabio Serra e al suo studio di registrazione; volevamo riuscire a catturare l'energia di un nostro show dal vivo, impresa non facile quando fai delle produzioni low-budget, ma direi riuscita bene... Poi, dietro suo consiglio, abbiamo spedito il tutto agli Sterling Sound di New York per il mastering, che ha conferito al lavoro grandi dinamiche senza snaturare il suono vintage che cercavamo.

Quali le song del disco cui siete più affezionati, e perché?
La mia penso che sia “Detour”, un brano molto lungo e articolato, ma dalla matrice blues, con cambi di tempo e il riff portante dispari, piuttosto inusuale per noi, che sintetizza bene lo stile di “Beggars & Losers”, sempre ancorato al classico Hard Rock del passato, ma con una libertà compositiva che fa emergere la personalità dei Bullfrog.

In questo periodo la stampa internazionale sta esaltando band che hanno i “piedi ben piantati nei seventies” (mi riferisco ad ANSWER, THE PARLOR MOB, e similari). Non voglio fare il “solito patriottico” ma un lavoro come il vostro (a parere mio) ha poco da invidiare a queste uscite. Avete però un unico, grande difetto. Siete italiani! Che ne pensate? Una semplice provocazione (la mia) o c’è qualcosa di vero?
Beh, in parte è vero, nascere in Italia vuol dire dimenticarsi di poter suonare Rock a livello professionistico, visto che quello che ci spacciano per “rock-italiano” a livello mainstream è più che altro canta-napoli con la chitarra elettrica... Poi è anche vero che noi non siamo certo musicisti del livello di quelli da te citati, ma devo dire che avendo sempre considerato la musica e la nostra attività musicale prima di tutto una passione, siamo arrivati a quindici anni di attività togliendoci delle belle soddisfazioni e senza mai “scoppiare”. Chi si accontenta gode!

Con “B&L” l’Andromeda Relix festeggia i primi dieci anni di attività. Quasi un miracolo, se guardiamo come stanno andando le cose nel settore discografico (è di questi giorni l’ennesimo allarme da parte delle varie major di crolli del mercato, tagli di personale e investimenti, …). Quanto è importante l’esistenza di queste piccole etichette, che tralasciano i dati di bilancio e mettono davanti a tutto passione ed amore?
Direi che è fondamentale, i titolari dell'Andromeda Relix sono prima di tutto degli amici e degli appassionati, coi quali negli anni abbiamo condiviso lunghe trasferte per andare a vedere concerti, o “a dischi”, quando non c'era internet... La mentalità dell'industria discografica è qualcosa di ributtante e mercificando sempre di più un prodotto che innanzitutto dovrebbe essere artistico, si sta scavando la fossa con le sue mani... Meno male che qualche “puro” esiste ancora, e ci permette di pubblicare i nostri lavori!

Mi auguro (e spero) che il “download selvaggio” non colpisca una band come i BULLFROG. Alla luce anche delle vostre esperienze personali (se non erro uno di voi lavora presso un grosso rivenditore di CD/DVD/Libri..) come vedete l’incessante innovazione tecnologica per gruppi come il vostro a livello di produzione, promozione e distribuzione del supporto discografico (studi discografici che stanno in un palmare, social network, …). Un vantaggio o “si stava meglio una volta”?
Per noi è sicuramente un vantaggio, la tecnologia ha democratizzato la musica, permettendo di abbattere i costi pur mantenendo una qualità decente; uscire con un disco come il nostro all'epoca del vinile, economicamente sarebbe stata una follia. Inoltre ora con un clic posso far sapere ad un numero incredibile di persone dove suono e avere contatti con tutto il mondo: tramite internet abbiamo avuto richieste di cd da posti impensabili.... E' anche vero che la tecnologia ha spoetizzato tutto ciò che sta intorno alla musica, ma fortunatamente un prodotto come il nostro si rivolge ad una nicchia di appassionati che prediligono ancora l'oggetto-album a delle tracce elettroniche sull'ipod.

Suppongo che il vostro reale valore lo si possa misurare quando siete sopra un palco. Avete già in programma qualcosa?
Sì, abbiamo una discreta attività live con la quale ce ne andiamo in giro a promuovere il nuovo album. Effettivamente è questa la dimensione dove ci sentiamo più a nostro agio e dove si può apprezzare appieno la nostra musica. Invito tutti a seguire le nostre date dal sito www.bullfrogband.net in cui ci sono i sample dei nostri brani e i contatti. E grazie a voi per il supporto!

 
ATHOSENRILE.BLOGSPOT.COM
di Athos
 

Per prima cosa vi chiedo di soddisfare una mia curiosità, nata dalla lettura della line up. Al nome Silvano Zago corrisponde la voce “ Gibson & Marshall”(e voce). Qual è il significato dell’enfatizzazione della marca e non dello strumento? E’ fondamentale il suono Gibson per il vostro sound?
E' più che altro un vezzo, una cosa nata per scherzo e che poi è rimasta. Vero è che l'utilizzo di una strumentazione adeguata è parte caratterizzante del nostro sound, ed è anche il motivo per cui nella foto siamo immortalati assieme ad essa... E' un po' un biglietto da visita, se vedi uno che si presenta sul palco con Ibanez e Brunetti ti fai già una certa idea di quello che suonerà... La nostra è una strumentazione tipicamente Hard-Rock!

Ho ascoltato il vostro CD di getto, da Genova a Savona, e istintivamente mi sono ritrovato in un “antico” rock duro che, senza informazioni preventive, mi avrebbe portato a formazioni d’oltremanica o d’oltreoceano. Solo pochi giorni fa un importante “gestore della musica” mi diceva che piuttosto che far suonare un gruppo italiano che fa blues, tanto per citare una “categoria” musicale, preferisce un gruppo DOC che arriva dall’America , magari allo stesso prezzo. Quali riflessioni potete fare su questo tipo di atteggiamento, che sicuramente avrete dovuto affrontare anche voi?
Ti dirò, in un certo senso posso anche capire il suo punto di vista... Un genere come il nostro parla inglese, c'è poco da dire... Il problema vero è che spesso in Italia non si sa neanche che qui c'è chi fa dell'ottimo rock “anglosassone”, ritenendo erroneamente che il tristo “cantautorato-con-la-chitarra-elettrica”, che sarebbe poi il cosiddetto “rock italiano” attuale, sia quello che soddisfa tutta la domanda. Guarda, ce ne fossero di locali o promoter che fanno suonare i gruppi americani, servirebbe se non altro a creare cultura, il problema è che preferiscono le cover band di Ligabue o Vasco Rossi, è contro questa mentalità che bisogna combattere!

Mi sono sempre chiesto perché ogni gruppo di rock, anche molto duro, inserisca tra i vari brani almeno un canzone “lenta”. E’ la necessità di spezzare il ritmo, il rispettare il cliché o solo il canonico momento di riflessione?
Mah, a onor del vero in “Beggars & Losers” c'è la nostra prima vera e propria ballad su tre album... Non so, noi non ci poniamo mai il problema di “che tipo di pezzo fare”, di solito componiamo in modo abbastanza spontaneo, tanto più che questo pezzo è arrivato praticamente a ridosso delle registrazioni, l'abbiamo suonato per intero per la prima volta in studio! Nel nostro caso, probabilmente conta l'influenza di gente come Free o Bad Company!

Quanto conta la buona tecnica dei singoli nella riuscita globale di un album? Un buon produttore può cambiare il destino di un CD?
Conta la tecnica che ti permette di esprimere al meglio ciò che vuoi dire... Noi da questo punto di vista non siamo certo dei mostri, puntiamo molto sul groove, sull'impatto sonoro, soprattutto dal vivo. Non mi dispiacerebbe essere più bravo, ma non farei cambio con un suono d'insieme più “mollo”! Per tirare fuori un buon suono il produttore conta eccome; per questo ultimo album Fabio Serra, il nostro produttore, ha fatto un ottimo lavoro nel cercare di catturare in studio l'energia del nostro live-set. Il tocco finale l'ha dato il mastering agli Sterling sound di New York, col fondamentale lavoro sulle dinamiche e il “pompo”.

Cosa significa per voi far parte della scuderia Black Widow?
Per noi è un grande onore, perché sappiamo che loro si muovono prima di tutto col criterio della passione, e quindi promuovono solo i lavori che gli piacciono. Per un gruppo come il nostro l'unica possibilità di visibilità è il supporto di persone che condividono la nostra stessa passione per la musica, e abbiamo avuto la fortuna di trovarle nei “ragazzi” dell'Andromeda Relix, la nostra etichetta, e ora nei responsabili della Black Widow, che cura la distribuzione internazionale di B&L.

L’impressione che ho è che ci sia una grande fame di musica, che colpisce i miei coetanei, ma anche i giovanissimi. Dopo un lungo buio la richiesta aumenta. Verificate anche voi che la situazione sia favorevole dal punto di vista partecipativo?
Sicuramente c'è più voglia di musica “vera” di quanto i media “mainstream” e le case discografiche vogliono far credere, chiunque vada ad un concerto “vero” può rendersene conto. Penso però che dal punto di vista della “dedizione” e della curiosità ci sia ancora strada da fare, tanti ragazzi non fanno neanche lo sforzo di scoprire che al di là del concerto degli Iron Maiden, del disco degli Iron Maiden, della tribute-band degli Iron Maiden c'è tutto un mondo da scoprire... Penso che ormai ci si può dimenticare che il Classic Rock torni ad essere un genere di largo consumo; potenzialmente, però, potrebbe uscire tranquillamente dalla nicchia in cui qualche industrialotto in vena di produrre dischi anziché scarpe o mobili l'ha relegato!

Esiste un gruppo del passato che ha determinato le vostre scelte musicali?
Sono molti... Due te li ho già citati, ma potrei aggiungerne una miriade: noi ascoltiamo molta musica e siamo dei cultori dell'Hard Rock settantiano quindi, accanto ai “soliti” nomi come Deep Purple, Led Zeppelin, Cream, Grand Funk, Mountain e via dicendo, hanno un ruolo rilevante anche i nomi “minori” come Hard Stuff, Sir Lord Baltimore, ecc...

Quanto conta l’armonia e l’amicizia all’interno di una band? E’ possibile raggiungere obiettivi musicali senza un perfetto accordo interno?
Beh, noi ci conosciamo da vent'anni (Michele e Francesco, essendo fratelli, da ben di più!), suoniamo assieme da quindici e andiamo d'accordo sia musicalmente che su altre cose, siamo praticamente sposati... Penso che sia molto importante; non è necessario essere amici del cuore e vedersi tutti i giorni, ma è fondamentale essere in sintonia, facilita le cose.

Se poteste ritornare a quel 1993, anno di nascita di Bullfrog, cambiereste qualcosa?
Ma no, tutto sommato non credo, siamo partiti già con le idee abbastanza chiare e cioè costituire un power-trio che suonasse Hard Rock anni '70, principalmente per divertirci. Con gli anni sono arrivati tre album, tanti concerti, la condivisione del palco con alcuni dei nostri idoli di sempre, tanti consensi e tanti amici trovati durante questo percorso. Nel 1993 non avremmo potuto chiedere di meglio!

Quali sono i vostri progetti futuri?
Suonare il più possibile, e magari continuare a comporre buone canzoni Hard- Rock... Ma innanzitutto promuovere Beggars & Losers! Invito tutti a seguirci sul nostro sito www.bullfrogband.it , da lì si può accedere ai sample e seguire le nostre date... Se siete appassionati di questo genere come lo siamo noi, penso che sarà qualche minuto speso bene!

Grazie per la pazienza, potrei andare avanti all’infinito….quando parlo di musica.

 
BENZOWORD.COM
di Benzo
 

Ormai quasi cult-band per eccellenza, i veronesi Bullfrog sono appena tornati sul mercato con 'XXX', terzo album che rinverdisce i fasti dell Seventies Rock. A cavallo fra presente e passato, fra underground e scelte artistiche, il chitarrista Silvano Zago ci ha aggiornato sullo stato di salute di questa piccola gemma nostrana. E chi l'ha detto che per essere Seventies bisogna vivere in Oklahoma?

‘The Road To Santiago’ è ormai del 2004, di acqua sotto ai ponti veronesi ne è passata tanta. Volete aggiornarci sulla situazione della band Bullfrog nell’ultimo lustro?

Mah, niente di clamoroso... Abbiamo suonato dal vivo, composto i nuovi brani... Abbiamo anche rinnovato un po' la strumentazione, sempre con un occhio di riguardo al suono vintage. Direi che l'attività live di questi anni è stata importante: abbiamo avuto l'occasione di aprire per alcuni dei nostri miti di sempre, come Moody & Marsden e gli Uriah Heep, e abbiamo compattato e incattivito il nostro sound.

Mastering allo Sterling, qualche ospite… qualche nota di produzione su ‘B&L’ che ci racconti un po’ la genesi del prodotto?
Beh, per quanto riguarda gli ospiti, fortunatamente in questi anni abbiamo coltivato rapporti di amicizia e collaborazione con molti musicisti: spesso dal vivo ne invitiamo qualcuno sul palco per jammare assieme e ci sembrava naturale ripetere l'esperienza in studio e loro hanno accettato di buon grado. Per gli Sterling, l'idea ce l'ha data Fabio Serra, il nostro produttore: è avvenuto tutto tramite internet e direi che il lavoro che ne è uscito suona proprio come ci eravamo prefissi. Insomma, l'esperienza legata a “B&L” è da considerarsi totalmente positiva.

Suonare musica influenzata dall’ hard-rock anni 70 e suonare vero e proprio hard rock sono due cose differenti. Qual è il segreto per rimanere credibili e riuscire nel proprio intento?
Non lo so precisamente, noi ci siamo sempre limitati a suonare quello che ci piace, senza mai considerare le varie mode o tendenze del momento. Inoltre siamo degli attenti ascoltatori, cerchiamo di capire e decifrare quello che fanno quelli “veri”, per ricalcarne al meglio le orme. Per noi, ti dirò, è inconcepibile suonare in altro modo, questo è il nostro sound!

Che tipo di storie raccontano le canzoni di ‘B&L’?
Devo essere sincero, per noi i testi hanno innanzitutto una funzione fonetica, devono suonare bene col pezzo e avere una metrica adeguata, quindi Francesco, che li scrive, si attiene principalmente a queste regole: infatti gli vengono fuori abbastanza ermetici... O è un genio visionario o un pirla, fate voi!

A mio avviso c’è un piccolo tocco più sudista, appena appena country nel nuovo disco, soprattutto quando si sentono certe chitarre acustiche. Non che sia possibile parlare di speroni e cowboys, però questa era una componente inedita nel vostro sound mi pare… che ne dite?
E' vero, d'altronde con l'età si allargano anche i propri confini e in questi anni abbiamo approfondito la conoscenza di gruppi come Creedence, Allman Brothers, Gov't Mule e di altri del rock sudista, genere che peraltro ci è sempre piaciuto, ma che probabilmente solo ora ha finito con l'influenzare il nostro approccio che in passato era decisamente più British.

C’è tanta cura negli assoli e nel modo in cui si intendono “le chitarre” nei Bullfrog. Molti gruppi che riprendono gli anni 70 al giorno d’oggi invece tendono comunque a trascurare questo approccio in favore di uno più moderno. Gli assoli tante volte sono sminuiti o comunque lasciati da parte e le ritmiche risentono comunque della mediazione di molte altre scuole di pensiero. Nei Bullfrog a mio avviso l’approccio è proprio settantiano, mai mediato. Che ci dite a riguardo?
Penso che sia vero: pur apprezzando gruppi come Wolfmather o Parlor Mob, si sente proprio la mancanza dell'elemento assolo, che nel rock anni '70 non era mera esibizione di stile, ma elemento fondamentale nello sviluppo di un brano. Il discorso vale anche per le ritmiche, nell'Hard Rock sono spesso più ricercate di quello che sembra a un primo ascolto, e sicuramente più “ariose” di un semplice accompagnamento a bicordi.

Chi sono i Bullfrog nella vita di tutti i giorni? In Italia è impensabile essere musicisti professionisti, o quasi…
E infatti per noi la musica è un hobby, tutti noi abbiamo un lavoro “vero” e Michele e Francesco tengono pure famiglia!

Quali sono i live-acts Italiani, a vostro avviso, che rendono piena giustizia al suono dei 70?
I primi due che mi vengono in mente, pur diversissimi fra loro, sono gli udinesi W.I.N.D. e i bolognesi Deus Ex Machina, rispettivamente southern rock e prog sperimentale di eccelso livello.

E ora? Un altro lustro in attesa di un disco?
Sai, per un gruppo come il nostro un album ha una gestazione veramente lunga e laboriosa, per ovvi problemi logistici... In realtà quando esce un nuovo album alcuni pezzi ci accompagnano già da anni, e nel frattempo incominciamo già a pensare a qualcosa di nuovo. Ora però ci siamo imposti un alt, dobbiamo promuovere 'Beggars & Losers'! Chissà, in futuro...

Concludete a vostro piacere…
Un saluto a tutto lo staff di Benzoworld, che ci ha sempre seguito con attenzione e un invito a tutti di seguirci sul nostro sito www.bullfrogband.it, a volte la scoperta di gruppi underground riserva piacevoli sorprese!

 

DAMNARECORDSANDBOOKS.COM
di Stefano Coderoni

Realismo e pessimismo coincidono, spesso...
Realismo e pessimismo, per chi suona vero Rock in Italia, coincidono sempre.
Per chi non si limita suonare generi limitrofi alle marchette da classifica e spot pubblicitari,il realismo e' l'unico modo che permette di comprendere e accettare una situazione immutabile nel mercato del Rock in Italia, da oltre 30 anni realmente ostile a tutto cio' che non si piega allo sfruttamento commerciale.
Il pessimismo invece matura e tracima fra le pieghe della frustrazione, quella che cattura e soffoca i musicisti rock di valore che psicologicamente non sono compatibili con l'andamento lento ed inetto, di un mercato che e' sempre lo stesso, e ruota e"rotola" sempre nella stessa direzione.....quella in cui il coraggio e l'integrita' artistica sono banditi.
I veronesi Bullfrog vanno considerati solo per quel che sono:una delle migliori bands Hard Rock italiane, con due CDs gia' pubblicati ed un terzo atteso a breve.......Fortemente ispirati dall'ala piu' "bluesy" dell'hard-rock anglo-americano fra la fine degli anni 60 ed i seventies, con particolare riferimento ad artisti come Free,Bad Company,Cream, Mountain,Taste, Robin Trower,James Gang....in questo campo temono pochi rivali, e non soltanto italiani. ...Alcune loro importanti apparizioni al fianco di grossi calibri internazionali,valgono da sole piu' di mille pensieri (e parole).
Ma, sorpresa sorpresa, in Italia non se ne sono accorti in molti, oltre l'esiguo gruppo di "addetti ai lavori" e qualche irriducibile appassionato.....Ma i Bullfrog non vanno considerati "sfortunati"..... Personalmente, credo che in Italia non esistano dei veri e propri musicisti di vero Rock"sfortunati", in quanto sarebbero una variante ad un sistema aperto ad altre soluzioni., a plausibili spettative ed ambizioni........indipendentemente dal valore soggettivo, e dalle contingenze particolari, chi suona certi generi musicali non puo' varcare la soglia del dopolavorismo "artistico",calorosamente accolto dallo zoccolo duro dei rockettari piu' fedeli ed "osservanti", ma solo da quello.....Non esiste il concetto di "sfortuna" in un ambiente che non permette,nemmeno a livello ipotetico, una affermazione commerciale degna di questo nome....non esiste "sfortuna",quando non c'e' il traguardo, o il premio, per nessuno.
I Bullfrog, non sono affatto "sfortunati", e chi sa leggere fra le righe, avra' capito la natura del vero problema.
Realismo e pessimismo, per un gruppo di Rock puro fino al midollo, in un paese in cui il "successo" si calcola con la fantasia e non con i dati di vendita, i fans si dicono tali senza comprarsi un solo CD,e il consenso e' sparso a grappoli,fra pacche sulle spalle e birre condivise con gli amici di sempre....
Vediamo che ne pensa Silvano Zago, l'ottimo chitarrista dei Bulllfrog........lui ne dovrebbe sapere qualcosa......

RECENTEMENTE UNA DEFINIZIONE "DI COMODO" CHE MI DA MOLTO SUI NERVI E' "POWER -TRIO", TERMINE CHE A MIO AVVISO, NON INDICA ASSOLUTAMENTE NIENTE, E CONFONDE FORMAZIONI DEDITE A STILI COMPLETAMENTE DIVERSI "ACCOMUNATI" SOLTANTO ,E IN MODO ARTIFICIOSO, DA UN SUONO ESSENZIALE E "POTENTE", MA IN MODO SPESSO COMPLETAMENTE DIVERSO, SE NON ADDIRITTURA OPPOSTO.........ANCHE VOI BULLFROG SIETE STATI DEFINITI UN "POWER-TRIO"......NE SIETE LUSINGATI, O INTENDETE DISTINGUERVI?
Ti dirò, a noi la definizione piace e talvolta l'abbiamo anche adottata, forse perché nella nostra testa evoca immediatamente un certo modo di suonare hard blues (quello di Cream o Taste, per intenderci) al quale anche noi ci rifacciamo; certo, è una semplificazione, un po' come tutte le definizioni e le sotto-definizioni del rock; serve più che altro a identificare in modo immediato un'"area di appartenenza". Certo che, come tutte le definizioni di questo tipo, non può che essere generica, soprattutto se manca la conoscenza di base e un'elaborazione personale. La musica prima di tutto va ascoltata e capita, poi ci si può sbizzarrire in tutte le definizioni che si vuole... Se no si fa la fine di quel recensore di una web-zine che ha scritto di noi: "dicono di essere un power-trio, ma i Grave Digger sono tutt'altra cosa!"

HO LETTO ,CON UN PIZZICO DI TERRORE, CHE QUALCUNO HA ASSOCIATO VAGAMENTE IL VOSTRO STILE, O PARTE DI ESSO, A SUONI ED ATMOSFERE VAGAMENTE "ESOTICI" ,RIFERENDOSI IN MODO ERRATO AL TITOLO DEL VOSTRO SECONDO CD "THE ROAD TO SANTIAGO" ......IL RICORSO ALLA LETTERATURA, ALLE CITAZIONI EXTRA-MUSICALI, SPESSO VIENE INTERPRETATO MALDESTRAMENTE, E PUO' DAR LUOGO AD INCOMPRENSIONI........PERSONALMENTE, NON HO SIMPATIA PER I ROCKERS SACCENTI CHE OSTENTANO CULTURA A BUON MERCATO,PERO' VI CHIEDO:CHE BISOGNA FARE PER FARSI SEMPLICEMENTE CAPIRE DA CHI RITIENE LA SEMPLICE APERTURA DI UN LIBRO UNO SFORZO INCOMPRENSIBILE?
Ti rispondo sinceramente che per noi i testi hanno un'importanza principalmente fonetica, devono prima di tutto suonare bene... Poi se funziona a vari livelli meglio, dipende dall'ascoltatore se limitarsi al significante o andare più in profondità... Devo dire che spesso non capisco dove Francesco vada a parare coi suoi testi e penso che non lo sappia neanche lui! Poi dipende dal contesto, io vedo bene le citazioni letterarie per il progressive, l'impegno sociale per il cantautorato e la figa per il Rock'n'Roll! Se i Kiss cantassero i testi dei Rush e viceversa, non sarebbe un gran risultato!

SFIDO IL PIU' ESPERTO FRA GLI "ESPERTI" DI CASA NOSTRA A CAPIRE, ASCOLTANDO I VOSTRI CDS SENZA AVER PRIMA SAPUTO QUALCOSA SUI LORO AUTORI, CHE SIETE ITALIANI...........OLTRE A QUALCHE PICCOLO PROBLEMA DI "DIZIONE"(PER ALTRO RISIBILE, SE CONFRONTATO CON ALTRI ESEMPI MACROSCOPICI....) ,POTRESTE ESSERE AMERICANI, INGLESI, COMUNQUE TUTT'ALTRO CHE "LATINI"..(E SPERO CHE QUALCUNO NON FRAINTENDA.......)...
DATEMI LA SPIEGAZIONE PIU' LOGICA....COME FATE A RIPRODURRE IN MODO COSI VEROSIMILE BANDS COME FREE/BAD COMPANY/MOUNTAIN, NON SOLO SUL PIANO ESECUTIVO, MA SOPRATUTTO PER QUEL "TRASPORTO" EMOTIVO ED ATTITUDINALE SCONOSCIUTO A MOLTI VOSTRI COLLEGHI CHE NON SANNO ANDARE OLTRE IL SEMPLICE "ESERCIZIO DI STILE"......?

Ti ringrazio, il nostro obiettivo è appunto di sembrare meno "italiani" possibile... Non certo per esterofilia, ma semplicemente perché suoniamo musica di matrice anglosassone! Quindi se dici che non sembriamo italiani ci fai un complimento!
L'Hard Rock anni '70 è da sempre una nostra passione, e da sempre cerchiamo di riprodurre quel sound, cercando di avvicinarci il più possibile all'attitudine dei nostri modelli... Ma siamo, prima ancora che musicisti, dei veri appassionati di musica: negli anni, fra fiere, negozietti e quant'altro, abbiamo messo insieme una ragguardevole discografia che non si limita ai soliti nomi, ma anche a tutta una serie di gruppi "minori", dimenticati quanto geniali. Fra le nostre influenze, oltre a quelle più palesi, puoi sentire anche gli Hard Stuff, i Bloodrock, i Moxy, tanto per citare i primi che mi vengono in mente... Cerchiamo poi di assistere a più concerti possibile, proprio per "cannibalizzare" i segreti dei gruppi che riteniamo importanti: vedere un concerto di quelli "veri" è più utile di 100 prove! Per risponderti in breve, potremmo dire che quello che suoniamo lo viviamo in prima persona.

UN PO' DI STORIA........ESPERIENZE INDIVIDUALI PRECEDENTI I BULLFROG,CONCERTI, PROGETTI REALIZZATI E ANCORA DA REALIZZARE....PER CHI NON VI CONOSCE,RACCONTATE COSA HA PORTATO ALLA FONDAZIONE DEL VOSTRO GRUPPO...
Michele e Francesco suonavano negli Highshooter, coi quali proponevano Hard anni '80; io ho sempre suonato hard rock anni '70, prima con i Great Fish, con i quali facevamo pezzi nostri di ispirazione Purple, poi con i Capricorn (solo cover). Poi io e Francesco abbiamo suonato assieme in una cover band e Michele in un gruppo Garage, i Revelation Children. Alla fine, nel 1993 (!), abbiamo fondato i Bullfrog, accomunati dalla passione per l'Hard settantiano.
In tutti questi anni abbiamo suonato in molti locali e palcoscenici, a volte in situazioni grottesche, altre ideali... Chi suona capirà cosa intendo!
Le soddisfazioni live più grandi ce le siamo tolte quando abbiamo suonato di spalla ad alcuni dei nostri idoli, come John Lawton, Moody & Marsden e Uriah Heep, raccogliendo consensi e complimenti inaspettati.
Abbiamo inciso due CD per l'Andromeda Relix, accolti molto bene, e ci accingiamo a registrare il terzo.

IL BLUES.....PER MOLTI UNA PAROLA, UN CONCETTO PER LO PIU'....PER MOLTI ALTRI, UNO STILE DI VITA, UN PENSIERO OSTIUNATO, UNO SGUARDO SU SE STESSI E GLI ALTRI.......NELL'HARD ROCK TROPPO SPESSO LA CIFRA STILISTICA DETERMINATA DAL BLUES ASSUME UN'ASPETTO RELATIVO,POCO SVILUPPATO...IN CERTI CASI POCO PIU' CHE UN "CAMEO" SENZA SIGNIFICATO, UNA CITAZIONE AVULSA DAL CONTESTO....I BULLFROG SONO FRA I POCHI A FONDERE L'HARD ROCK CON IL BLUES COME POCHI SANNO FARE.....SENZA INVENTARE NIENTE, MA CON UN'INNATO SENSO DELLA MISURA......COSA SIGNIFICA IL BLUES PER VOI?
Il blues è principalmente attitudine... Non per niente è la musica dell'anima per antonomasia. Puoi suonarlo bene e correttamente quanto vuoi, ma se è una cosa che non hai dentro il risultato sarà magari gradevole, ma sterile. Noi però non siamo dei bluesman: pur ascoltando e apprezzando i grandi del blues, il nostro approccio alla "musica del diavolo" è filtrato dalla rilettura dei rockers bianchi, dagli Allman, Rory Gallagher, ecc. La nostra musica è attinente al blues indirettamente, nella misura in cui lo è il grande Hard Rock settantiano, che da lì deriva: il blues è un po' la mamma di tutti noi!

INCIDETE PER L'ETICHETTA ANDROMEDA RELIX, LABEL SPECIALIZZATA IN MUSICA ROCK "SENZA TEMPO", CON POCHI LIMITI IMPOSTI DALLE SOLITE "LEGGI DEL MERCATO" IN PERENNE TRASFORMAZIONE........UNA LABEL CHE SEMBRA FATTA SU MISURA PER GRUPPI COME I BULLFROG........IL FATTO DI NON DOVERVI RELAZIONARE PER FORZA AI CAPRICCI DI MANAGERS/PRODUTTORI/DISTRIBUTORI ATTENTI SOLO AI COMPROMESSI SPICCIOLI DI UN SUCCESSO CHE NON ARRIVA COMUNQUE, VI AIUTA A VIVERE LA VOSTRA MUSICA SENZA TROPPO STRESS?
Hai già detto tutto tu, l'Andromeda è fatta da gente che condivide la nostra passione e con la quale abbiamo un'amicizia che dura da anni. A noi interessa soprattutto suonare e far sentire la nostra musica e l'Andromeda ci ha dato questa opportunità. Siamo consapevoli che resteremo sempre uno dei tanti gruppuscoli di culto sparsi per il mondo, ma in fin dei conti ci va bene così.

PERCHE' L'iTALIA?...MI SPIEGO MEGLIO....GRUPPI COME IL VOSTRO, SEMBRANO ESSERE DESTINATI A RACCOGLIERE PIU' CONSENSI ALL'ESTERO CHE IN PATRIA, ANCHE DOVE LA CONCORRENZA E' PIU' DURA ( E IN CERTI CASI, SPIETATA...). ..HO CONOSCIUTO TANTI MUSICISTI ITALIANI CHE SI LAMENTANO DI NON AVERE I "MEZZI" SUFFICIENTI PER GIOCARSI LA CARTA DELL'"ESPATRIO" MUSICALE, ANCHE IN TERMINI PRATICI, EPPURE NON LI HO MAI VISTI PRIVARSI DI NIENTE DI SUPERFLUO NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI (ABBONAMENTO ALLO STADIO, BIRRA IN QUANTITATIVI INDUSTRIALI, CINEMA TUTTE LE SERE,AUTOMOBILI CAMBIATE A SCADENZA SEMESTRALE, PUTTANELLE A CARICO PERENNE, E VIA DISCORRENDO....).
IO PENSO CHE MOLTI MUSICISTI SIANO CAPACI SOLO A LAMENTARSI ,E NON HANNO UN BRICIOLO DI PALLE SOTTO QUEI PANTALONI DI CUOIO........
PERLATE DELLA VOSTRA SITUAZIONE,E SE VOLETE, ESTENDETE IL DISCORSO IN TERMINI GENERALI.....

In parte hai ragione, ma purtroppo nella vita "reale" bisogna fare i conti con tante altre cose, che a volte cozzano con le tue aspirazioni... Quando abbiamo iniziato non avevamo particolari ambizioni, e ora che magari ne avremmo di più due di noi "tengono famiglia" (non io!) e abbiamo il nostro lavoro che ci vincola... Vedi, forse per tentare "il salto nel buio" (perché di questo in effetti si tratta) bisogna innanzitutto essere più giovani e poi avere le spalle coperte anche dal punto di vista economico, perché, diciamo la verità, le possibilità che un gruppo hard rock italiano si mantenga con la propria musica sono veramente minime... Io so che in Svezia, ad esempio, ai giovani gruppi vengono dati dei finanziamenti governativi se presentano un progetto credibile, come a qualsiasi giovane imprenditore; ma qua il rock è visto ancora come un'anomalia, un hobby per ragazzini. Comunque dei gruppi italiani che ci hanno creduto e si sono fatti conoscere ed apprezzare all'estero ci sono, speriamo che un certo tipo di mentalità possa attecchire anche da noi.

UNA VOLTA SI DICEVA CHE IN ITALIA SE NON "HAI I SANTI IN PARADISO" NON VAI DA NESSUNA PARTE....PERSONALMENTE HO CONOSCIUTO RACCOMANDATI DI FERRO CHE NON SONO ANDATI COMUNQUE DA NESSUNA PARTE....CHE SUCCEDE?..., I MUSICISTI ITALIANI NON VALGONO NULLA, OPPURE IN QUESTO PAESE ESISTONO SOLO ECCLESIASTICI E POCHI," AUTENTICI" SANTI?.....NON FACCIO FATICA A PENSARE CHE GENTE VERAMENTE IN GRADO DI "FAR FARE IL SALTO DI QUALITA'" AI MUSICISTI ROCK IN ITALIA NON CE NE SIA DAVVERO......I POCHI ESEMPI DI GRUPPI CHE HANNO FATTO "IL BOTTO" ALL'ESTERO SI AVVALGONO DI APPOGGI INTERNAZIONALI, MI SEMBRA.......QUAL'E' IL VOSTRO PARERE?
Il mio parere è che in Italia per un gruppo rock VERO è attualmente impossibile entrare nel mercato discografico. Già il Classic Rock è praticamente cancellato dai palinsesti televisivi e radiofonici a livello internazionale, figuriamoci qui da noi che musicalmente siamo terzo mondo... L'industria discografica è in mano a quattro industrialotti ignoranti che la considerano alla stregua di qualsiasi prodotto usa-e-getta... In più qua da noi mancano le strutture e la mentalità, basta assistere ad un concerto all'estero per capire cosa intendo... Mettiamocela via, noi italiani siamo figli del melodramma e da lì non ci muoviamo; in un paese dove la massima espressione del rock è Vasco Rossi è meglio continuare a coltivare le proprie passioni fregandosene di tutto e tutti e senza nutrire troppe ambizioni. Se si lavora con serietà e dedizione le soddisfazioni vengono lo stesso, magari non gratificanti dal punto di vista economico, ma appaganti da quello artistico.

UNA VECCHIA POLEMICA: MOLTI SOSTENGONO CHE NON SI POSSA SUONARE ROCK A CERTI LIVELLI SE PRIMA NON SI SUONANO CENTINAI DI COVERS......TUTTAVIA,ALTRI SOSTENGONO CHE A FURIA DI SUONARE COVERS, NON SI RIESCE PIU' A "STACCARSI" DAI MODELLI ORIGINALI,E NON SI RIESCE A CREARE QUALCOSA DI ORIGINALE IN FASE DI COMPOSIZIONE....I BULLFROG, SONO CONVINTO,SONO ABILISSIMI NEL SUONARE COVERS, ED ALTRETTANTO BRAVI A SCRIVERE BRANI FORTEMENTE INFLUENZATI DAI LORO IDOLI......PERO' I LORO BRANI POTREBBERO ESSERE UNA SINTESI DI TANTE ALTRE SONGS SCRITTE DA ALTRI,PRECEDENTEMENTE....UN PECCATO VENIALE, UN PROBLEMA COMUNE A MIGLIAIA DI GRUPPI.....SECONDO VOI, C'E' UN MODO PER IMPARARE CERTE LEZIONI E "DIMENTICARLE" IN SEDE DI COMPOSIZIONE?...SPERO DI ESSERMI SPIEGATO...
Noi siamo nati come cover band (e tuttora ne suoniamo) e solo dopo un po' di tempo abbiamo iniziato con i pezzi nostri. Penso che quello delle cover sia un passaggio obbligato, aiuta a trovare il suono e la coesione e ad impadronirsi di alcuni "standard" in fase compositiva. Va detto che avevamo le idee chiare fin dall'inizio: ci siamo concentrati su un repertorio limitato al genere che ci interessava, quindi Free, Mountain e gruppi analoghi, prediligendo i brani poco conosciuti alle "hit". Il passaggio al repertorio originale è avvenuto abbastanza naturalmente e in modo graduale. Al contrario, la moda delle cover-band "generaliste" la ritengo deleteria per la cultura musicale: non se ne può più di gruppi che mettono insieme "Smoke on the water", "Highway to hell", "Enter sandman", "Sweet child o' mine", "Fear of the Dark" e via banalizzando... Senza nessuna idea di suono, di ricerca, solo con l'intento di fare cassa o, peggio, di raccattare facili consensi senza rischiare nulla. Rispetto chi fa il musicista di professione, ma per me il rock è tutt'altra cosa!
Per quanto riguarda l'aspetto compositivo, è vero che non siamo certo noi che rivoluzioneremo la storia del rock: la nostra musica è assolutamente derivativa; penso però, un po' come succede nel blues, che, pur muovendoci su stilemi ben rodati, negli anni abbiamo raggiunto una nostra identità ben riconoscibile, ed è la cosa più importante.

ESCLUDENDO LA PASSIONE,CHE DA SOLA REGGE TUTTO,SI PUO' PARLARE DI UN "FUTURO" (UNO QUALSIASI.....) PER UN GRUPPO ITALIANO SORDO AL RICHIAMO DEL CONSUMISMO?.......DITEMI DI SI, E DITEMI CHE HO CAPITO POCO, E SBAGLIATO TUTTO.......
Beh, per noi il futuro è continuare a suonare e a divertirci, togliendoci piccole-grandi soddisfazioni come l'apprezzamento degli appassionati e il rispondere alle loro interviste!

 

METALZONE.IT
di Gi. Bi.

Anche se con notevole ritardo, per colpa mia, ho il piacere di intervistare il gruppo dei Bullfrog. Salve, volete presentatevi ai lettori di Metal Zone, chi sono i Bullfrog e come nascono?
Siamo tre appassionati di hard rock che una decina di anni fa, dopo alcune esperienze in altri gruppi, decidono di mettere insieme le loro forze per dare vita ad un “power-trio” sulla falsariga di Cream, Grand Funk, Budgie, ecc., cercando di riprodurre in tutto e per tutto quel sound e quello spirito. All’inizio ci concentriamo sulle covers, soprattutto di Free e Mountain, poi incominciamo gradualmente a inserire pezzi nostri, sempre “in stile”. Dopo una lunga gavetta live, in cui affiniamo l’arte dell’improvvisazione “a oltranza”, approdiamo al primo CD “Flower on the moon” grazie all’interessamento dell’Andromeda Relix, che ci pubblica anche il successivo “The road to Santiago”.

Complimenti per la vostra ultima fatica “The road to Santiago” come è stata accolta dalla stampa specializzata e dai vostri fans?
Devo dire molto bene, abbiamo ottenuto recensioni entusiastiche un po’ dappertutto, e riceviamo commenti positivi da chi ci ascolta, finora non abbiamo dovuto rimborsare ancora nessun acquirente insoddisfatto! Naturalmente si tratta di una produzione molto underground, il CD lo vendiamo soprattutto ai concerti, non si trova nei grandi negozi, ma penso che valga la pena di contattarci per averlo, è un piccolo sforzo che viene ripagato ampiamente.

Come nasce un vostro brano, è un lavoro di gruppo o l’idea di un singolo? Raccontateci la nascita di un vostro brano
Di solito parte da un riff, poi il tutto viene sviluppato in sala prove. Abbiamo pezzi che sono il risultato di una jam in sala prove, altri più studiati “a tavolino”, dipende... Poi, sai, noi non cerchiamo l’originalità a tutti i costi, ci muoviamo su degli “standard” ben consolidati, l’importante è riuscire a dare la propria impronta per rendere fresco un genere come l’hard rock classico che molti considerano a torto stantio.

Che cosa vi ispira maggiormente nella stesura di un brano, la vita di tutti i giorni, i giornali, la televisione, o che cosa?
[Risponde Francesco, l’autore dei testi]
Direi tutte queste cose, ma messe insieme e al contrario; per esempio, guardi la tv e tutto fa discretamente pena, così per disperazione spegni e prendi in mano la chitarra e strimpelli. Con i giornali è lo stesso, anzi solitamente dalla chiusura di un quotidiano vengono fuori degli ottimi brani. Preso atto di ciò, i Bullfrog stanno cercando di scrivere il loro brano migliore, camminando per il soggiorno con un giornale in mano e la tv accesa, poi di botto ci fermiamo e scriviamo la prima cosa che ci viene in mente. Sul prossimo disco sentirete i risultati! Funziona anche con la gnocca!

Attualmente i gruppi sono orientati verso musica più estrema, voi, invece, uscite con un album molto anni settanta, non vi sembra un po’ anacronistico rispetto a quello che chiede il mercato? O non ve ne frega niente del mercato discografico?
Tutte e due le cose! E’ anacronistico e non ce ne frega niente! Vedi, per noi la musica è soprattutto passione, non concepiamo di suonare cose che non ci piacciono per mere questioni monetarie. Bisogna dire, però, che attorno all’Hard Rock dei ’70 c’è molto più interesse di quello che quattro industrialotti del cazzo vogliono far credere: da anni assistiamo ad un bombardamento mediatico a base di canzonette di merda, solo perché qualche illuminato dirigente discografico ha deciso che i gusti della gente devono essere per forza così. Il rock è cancellato dai canali di informazione tradizionali, ma va’ a vederti un concerto dei Deep Purple e uno dei Gemelli Diversi e dimmi chi fa più pubblico... Nella nostra piccola esperienza personale, ad esempio, ci siamo creati un certo seguito nel veronese, fatto anche di ragazzi molto giovani, magari appassionati di black metal, ma che riconoscono la passione che ci mettiamo nei nostri concerti. Ti racconto un piccolo episodio: circa una decina di anni fa, un mio amico musicista (molto bravo) mi diceva: sai, ora non suoniamo più Hard Rock col gruppo, facciamo un rock in italiano, un po’ alla Negrita, ci sono molte più possibilità! Bene, in questi anni noi delle piccole soddisfazioni ce le siamo prese, abbiamo pubblicato due CD e fatto da spalla a John Lawton (ex-Uriah Heep) e a Moody & Marsden (ex-Whitesnake), non sarà molto, ma per noi è importante; lui è restato a suonare in cantina, e ora si è rimesso a fare Hard Rock!

Avete realizzato un album completamente anni settanta, manca solo la stampa su vinile, anche se questo è egregiamente rappresentato dalla grafica sul dischetto d’argento. Come è nata la cosa e a chi avete affidato la cura del packaging e della grafica del CD, o sono tutte idee vostre.
La grafica l’ho curata io, sia nell’ideazione che nella realizzazione. Non sono un grafico, ma ho ben chiara l’estetica dei dischi anni ’70 e volevamo che il riferimento visivo fosse esplicito. L’idea iniziale era di fare un digipack che sembrasse un LP in miniatura, ma la confezione avrebbe fatto levitare i costi. Il nostro sogno sarebbe di ripubblicare i nostri CD in vinile, ma, sempre per una questione di costi, non so se la cosa sarà possibile.

Che genere di musica ascoltate nella vita di tutti i giorni e quali gruppi vi hanno maggiormente influenzato?
Ascoltiamo principalmente Hard rock, dai gruppi maggiori a quelli più sconosciuti. Siamo dei veri cultori del genere, non ci perdiamo una fiera del vinile e cerchiamo di vederci più concerti possibile... Ma ascoltiamo anche blues, progressive, heavy metal, insomma tutto quello che ha a che fare con la musica “vera”. Fra le influenze direi Free, Bad company, Cream, Mountain, Grand Funk, Budgie, Hard Stuff, Cry of Love, Whitesnake, Thin Lizzy... Poi, ovviamente, I “mostri sacri” Led Zeppelin, Deep Purple, Hendrix… Ma potrebbe essere un elenco molto più lungo.

A distanza di qualche mese dall’uscita di “The road to Santiago” ne siete soddisfatti o c’è qualche cosa che non è andata come volevate?
Mah, col senno di poi si trova sempre qualcosa da cambiare, ma tenuto conto che si tratta di un lavoro “low budget” direi che ne siamo molto soddisfatti, abbiamo cercato di ricreare un suono più live e naturale possibile. Come suono è un netto passo avanti rispetto al primo (Flower on the moon), anche perché ci siamo affidati alle cure di un produttore esterno, il nostro amico Fabio Serra, che ha saputo catturare l’atmosfera che desideravamo. Ovviamente suona molto anni ’70!

Che ne pensate della scena musicale italiana, c’è qualche gruppo che vi ha maggiormente impressionato negli ultimi tempi?
I gruppi italiani che prediligiamo sono quelli della scena progressive dei ’70, ma direi che l’Italia si è sempre espressa ad alti livelli in questo campo, vedi, in tempi più recenti, i Deus ex machina. In ambito hard rock sono buoni i Mantra e su un terreno più southern non potrei non citare i friulani W.I.N.D. Ultimamente siamo rimasti folgorati dai Wicked Minds, un grande Hard vecchio stampo, come piace a noi. Ti segnalo anche due ottimi gruppi veronesi, i Lavoirlinge (hard rock stoner) e i compagni di etichetta Promised Lie (Class hard rock).

Rapporto con la tecnologia e in particolare modo con il file sharing. Siete favorevoli o contrari al download di brani musicali?
Noi siamo di una generazione pre-cd, quindi non abbiamo molta dimestichezza col download e simili, penso che sia una pratica che toglie la poesia alla musica, il gusto di andare a caccia di un disco, la sensazione tattile e visiva di scorrere in rassegna decine di titoli finché non ti imbatti in quello giusto... Certo, capisco che per le nuove generazioni convivere con le nuove tecnologie sia più che normale, e prima o poi l’industria discografica dovrà fare i conti con tutto questo e trovare nuove formule per la fruizione della musica. L’aspetto grottesco è che i discografici si sono scavati la fossa con le loro mani, hanno ridotto la musica a uno squallido prodotto usa-e-getta, buono solo per essere scaricato per le suonerie del telefonino, e ora piagnucolano per questo. Penso che bisogna ripartire dalla qualità, io non ho nessun problema a spendere grosse cifre per un disco, perché so che è una cosa che mi rimarrà per tutta la vita; certo, finché siamo bombardati da quintali di pagliacci con le braghe di mio nonno e i collanoni, presunti rockers che non fanno altro che riproporre il Sanremo-style con un po’ di chitarra in più, fighette sculettanti con voci di plastica, la vedo molto ardua.

L’Andromeda Relics sta ristampando tanto materiale degli anni ottanta e soprattutto è orientata verso band che incarnano in loro lo spirito musicale di quegli anni, che ne pensate? E’ una buona scelta?
I ragazzi (o meglio ex-ragazzi...) dell’Andromeda, ai quali ci unisce un’amicizia più che decennale, sono animati dalla passione, la loro non è certo una scelta redditizia economicamente, lo è dal punto di vista etico, sono scelte dettate dal cuore, non dalla ragione! E’ comunque prezioso il loro lavoro di ricerca e di documentazione, bisogna encomiarli per aver rispolverato alcune chicche altrimenti dimenticate e per dare voce a dei “losers” come noi!

Come è stato scelto il vostro monicker e perché?
Ci siamo ispirati a “Bullfrog blues”, un tradizionale americano rifatto dai Canned Heat e da Rory Gallagher, che dava l’idea di un gruppo dalla matrice hard blues.

Progetti per il futuro?
Stiamo lavorando su nuovi pezzi, non ci dispiacerebbe uscire con un terzo lavoro, anche se i tempi saranno piuttosto lunghi. Per ora ci limitiamo a suonare il più possibile, visto che ci consideriamo principalmente una live-band.

Nel ringraziarvi per la vostra disponibilità, lascio a voi la conclusione dell’intervista.
Grazie a te, vorrei fare un appello a tutti i vostri lettori affinché sostengano la musica di qualità, non solo dei grandi nomi, ma anche dei gruppetti sfigati come il nostro; in vent’anni che seguo l’hard rock posso dire che se non fossi sempre stato spinto dalla curiosità di esplorare gli angoli più nascosti di questo genere mi sarei perso molti capolavori e molte emozioni! Se vi interessa contattarci per avere i CD, seguire le nostre date o per scambiare delle opinioni visitate il nostro sito www.bullfrogband.net
Ciao a tutti e grazie ancora!

 
METAL HAMMER
Di Sandro Buti

Esiste ancora l'amore per l'hard rock dei Sixties e dei Seventies, per band come Creedence Clearwater Revival e Mountain, tanto per citarne solamente due fra le più note... I veronesi Bullfrog sono nati proprio per questo, per mostrare al mondo il loro amore per questo tipo di musica e per riproporne fedelmente le vibrazioni e le emozioni. Hanno da poco pubblicato il loro secondo album, lo splendido "The Road To Santiago", e ci è parso opportuno fare due chiacchiere con Silvano Zago, chitarrista della band. Tema numero uno, la crescita dei Bullfrog tra un disco e l'altro...
Direi che i miglioramenti sono soprattutto nella produzione e nella maturità degli arrangiamenti: abbiamo deciso di affidarci alle cure di un produttore esterno - Fabio Serra, che è anche un nostro grande amico - che ha saputo interpretare al meglio il nostro sound e darci delle dritte preziose, cercando di togliere quel che di artigianale che c'era nel primo lavoro.

Non è un mistero il vostro amore per l'hard degli anni Sessanta e Settanta...
Certo, il nostro intento è cercare di riprodurre filologicamente quel sound... Non sarà molto originale, ma è quello che ci piace! Le nostre influenze spaziano fra tutto l'hard dei '70, con principalmente band come Free, Bad Company, Mountain, Led Zeppelin e Deep Purple, ma anche gruppi meno conosciuti come ad esempio gli Hard Stuff... Penso che per il rock quella sia stata una stagione irripetibile, il punto di arrivo di creatività, cuore, tecnica... Può sembrare nostalgico, ma è così che la pensiamo, e le nuove tendenze non c'interessano poi molto...

Riuscite a suonare spesso dal vivo? Quali sono le reazioni che ottenete presso il pubblico?
La nostra dimensione è più che altro quella della "pub band". A Verona e dintorni abbiamo suonato un po' dappertutto, e le date saltano fuori abbastanza regolarmente. Non sconfiniamo molto spesso però, un po' per impegni personali, un po' per pigrizia... Magari nel futuro prossimo cercheremo di spingerci più distante... Come pubblico, abbiamo sempre un ottimo riscontro, sia da parte di uno zoccolo duro di appassionati, che dai neofiti: cerchiamo di rendere al meglio l'idea del live anni '70, con grande spazio all'improvvisazione, e puntando molto sul "muro sonoro", cosa questa che evidentemente viene apprezzata.

Siete tutti musicisti di grande esperienza. Cosa rappresenta la musica per voi, la vostra musica in particolare?
E' quasi uno stile di vita, alla musica dedichiamo tempo, soldi, fatica, ma è una componente irrinunciabile della nostra esistenza: siamo dei veri cultori dell'hard rock e non solo, abbiamo migliaia di dischi, ci siamo visti centinaia di concerti... Penso che non potremmo essere dei musicisti senza essere prima dei grandi appassionati di musica.

Una musica "datata" come la vostra può trovare ancora spazio nei media? Può interessare le giovani leve?
I media agiscono secondo le logiche del mercato, e il mercato secondo quelle del profitto... Il music-business è in mano a quattro industriali che decidono cosa si deve ascoltare e cosa no, acquistano gli spazi mediatici a disposizione e ti inondano di merda tutto il giorno; è un vero lavaggio del cervello: finisce che è l'offerta a determinare la domanda e non viceversa... In realtà, per quanto possiamo vedere nel nostro piccolo, ai nostri concerti, oltre ad uno stuolo di irriducibili "grigioni" in libera uscita dalla famiglia, vengono anche ragazzi più giovani con la voglia di ascoltare e conoscere il grande rock che magari hanno sentito dai dischi dei genitori, altri addirittura con la maglietta di gruppi black metal... Tutto questo mi fa pensare che questo genere, se promosso al meglio, avrebbe anche delle potenzialità commerciali: prova ne siano le vendite dei Darkness, che rispondono sicuramente alle logiche di cui sopra, ma almeno suonano del sano e semplice rock'n'roll... e spero che sia un buon segnale per il futuro.

Ma quanto c'è ancora da scoprire dell'hard del passato, andando oltre i grossi nomi che tutti conoscono?
E' veramente una fonte inesauribile, ci sono gruppi sconosciuti che hanno fatto cose grandiose. Noi abbiamo cercato di omaggiarne qualcuno: nel primo CD abbiamo inserito una cover dei Moxy, un gruppo canadese della metà dei '70 quasi sconosciuto; in questo invece abbiamo optato per la James Gang, il primo gruppo di Joe Walsh prima degli Eagles. Attualmente, con le ristampe, si possono fare scoperte davvero incredibili: io, l'anno scorso, ho scoperto i Bloodrock, gruppo americano dei primi '70, autore di veri capolavori. E' la prova che quelli sono stati anni davvero magici ed irripetibili...

Che reazioni avete avuto finora per i vostri due album? Quali i vostri programmi per il futuro?
I commenti sono stati davvero lusinghieri, abbiamo ottenuto ottime recensioni un po' dappertutto; certo si tratta di una produzione ultra-underground, però ci permette di toglierci le nostre soddisfazioni: ad esempio, grazie anche all'interessamento di Andromeda Relix, l'anno scorso abbiamo fatto da spalla a John Lawton, che è uno dei nostri miti. Per il futuro pensiamo soprattutto a suonare il più possibile, magari provando a spostarci ulteriormente dai nostri confini; invito tutti a seguire la nostra attività sul nostro sito: www.bullfrogband.net.

 
EUTK.NET
di Fabrizio "Stonerman" Bertogliatti

INIZIAMO CON IL TRADIZIONALE RIASSUNTO DELLA STORIA DEI BULLFROG, IN MODO DA PRESENTARVI AI LETTORI DI EUTK...
Siamo nati dieci anni fa come cover band, proponendo brani di Free, Mountain e altri classici dell'hard-blues anni '70; abbiamo fatto molta gavetta nel circuito dei locali veronesi e non, togliendoci anche delle belle soddisfazioni, per arrivare gradualmente ad avere un repertorio di brani propri, sempre in quello stile. A fine 2001 è uscito "Flower on the moon" per l'Andromedarelix e ora "The road to Santiago", sempre per la stessa etichetta.

"THE ROAD TO SANTIAGO" È IL VOSTRO SECONDO ALBUM, QUALI SONO LE DIFFERENZE E GLI EVENTUALI MIGLIORAMENTI RISPETTO AL PRECEDENTE "FLOWER ON THE MOON"?
Direi che, pur muovendoci sempre su quel binario, abbiamo ottenuto una maggior varietà stilistica; siamo anche maturati come musicisti, l'esecuzione e gli arrangiamenti sono più curati, ma soprattutto ci siamo affidati alle cure di un produttore esperto, il nostro amico Fabio Serra, che ha fatto un ottimo lavoro sul suono: "TRTS"suona molto più live e potente, ed era quello che volevamo.

C'È QUALCHE ASPETTO DEL DISCO CHE NON VI HA PIENAMENTE SODDISFATTO E CHE VORRESTE SVILUPPARE MEGLIO IN FUTURO?
Mah, direi che siamo molto soddisfatti della riuscita. Saremmo più soddisfatti con un mega-budget e un mega-studio a disposizione, ma per i nostri mezzi va bene così. Non siamo molto soddisfatti delle nostre facce nella foto interna, ma d'altronde abbiamo solo queste…

QUALI BRANI RAPPRESENTANO MEGLIO LO STILE BULLFROG E LA SUA "PUREZZA" ROCK, DELLA QUALE ACCENNAVO NELLA RECENSIONE?
Non so se ci sia un brano che suoni "più Bullfrog" di altri; il riff più "classic rock" penso sia quello di "Boz's Walk", ma in tutto il disco ci sono brani con riferimenti marcati ai "maestri" e altri dove ci siamo presi più libertà…Penso però che siamo riusciti a creare uno stile "nostro" ben riconoscibile, pur coi doverosi tributi al passato…

NEL PRIMO DISCO C'ERA UNA COVER DEI MOXY, IN QUESTO UNA DELLA JAMES GANG. COME MAI LA SCELTA È CADUTA SU QUESTE BANDS NON CERTO POPOLARISSIME ANZICHÉ SU QUALCHE BIG DELL'HARD ROCK?
Noi, prima ancora che musicisti, siamo degli appassionati di musica e andiamo a cercarci tutti quei gruppi dei '70 che hanno fatto grandi cose ma non se li è cagati nessuno, un po' come noi! Forse è un processo di identificazione, ci sentiamo dalla parte dei losers (anche se non è certo il caso di Joe Walsh…), e nel nostro piccolo vogliamo rendergli un tributo. E poi se ti misuri coi mostri sacri c'è sempre il nerd di turno che viene a dirti: -Quel rivolto lì lo fai diverso…- e noi vogliamo vivere tranquilli…

NON È UN MISTERO CHE IL VOSTRO STILE TRAGGA MOLTA ISPIRAZIONE DAGLI ANNI '70, UN HARD PURO E PRIVO DI STRAMBE ED INUTILI CONTAMINAZIONI. NON TEMETE PERÒ DI ESSERE CONSIDERATI UNA FORMAZIONE TROPPO RIVOLTA AL PASSATO, MAGARI UN PO' ANTIQUATI PER IL PUBBLICO ODIERNO?
Ma probabilmente questo succede, noi non abbiamo niente a che fare col rock odierno, suoniamo solo quello che ci piace e che siamo capaci di fare. Ai nostri concerti, però, vengono sia i "vecchietti nostalgici" che ragazzini molto giovani, e spesso questi restano stupiti dal nostro approccio live basato sull'impatto sonoro e l'improvvisazione, cose tipicamente anni '70 di cui purtroppo si è perso il gusto…Vedi, io penso che in realtà ci sia molta più richiesta di rock vero di quello che vuol far credere l'industria discografica attraverso le varie MTV di turno, con il continuo martellamento a base di stronzate…

AL GIORNO D'OGGI È RARO TROVARE BANDS CON SCHIERAMENTO TRIANGOLARE (CHITARRA-BASSO-BATTERIA), UN TEMPO MOLTO IN AUGE E PENSO AI CREAM, L'EXPERIENCE DI HENDRIX, GRAND FUNK, ZZTOP, E COSÌ VIA. PRESENTARVI COME TRIO È STATA UNA VOSTRA SCELTA PRECISA E FUNZIONALE ALLA MUSICA O INVECE CASUALE E MAGARI MODIFICABILE IN FUTURO?
In parte voluta, volevamo ricreare il sound e lo spirito del power-trio anni '70, una formazione che dà molto respiro all'improvvisazione, in parte dettata dalla praticità; non ci dispiacerebbe inserire degli interventi di tastiere qua e là, come nel CD (suonati da Fabio Serra), ma la formazione a tre è più agile e dà meno problemi dal vivo.

DA SEMPRE I GRUPPI HARD ROCK CURANO IN PARTICOLARE L'ASPETTO LIVE E VOI AVETE UN'ESPERIENZA ORMAI DECENNALE IN QUESTO SENSO, QUINDI COSA DEVE ASPETTARSI UN APPASSIONATO CHE VOGLIA VEDERE I BULLFROG IN CONCERTO?
In parte ho già accennato all'argomento, crediamo che la dimensione ideale del rock sia il concerto dal vivo, e tanto per cambiare cerchiamo di cogliere lo spirito dei '70; oggi c'è la tendenza a suonare dal vivo come in studio, noi invece amiamo le lunghe jam e le digressioni; più che sulla precisione
puntiamo sul "wall of sound". In più, quando possiamo, invitiamo qualche amico musicista sul palco per una jam; abbiamo chiamato degli ospiti anche sui nostri CD: sul primo c'è Andrea Martongelli degli Arthemis e su questo Fabio Drusin degli W.I.N.D.

INEVITABILE LA SOLITA DOMANDA CHE SI FA AI GRUPPI ITALIANI DI QUALSIASI GENERE MUSICALE, QUANTO È DIFFICILE PROPORRE IL VOSTRO ROCK NEL NOSTRO PAESE (CONTRATTI, ETICHETTE, REGISTRAZIONI, CONCERTI, PROMOZIONE, VISIBILITÀ..) SPECIE SE NON SI SEGUONO I FILONI PIÙ ALLA MODA?
Penso che dipenda molto dagli obiettivi che uno si pone; a noi interessa proporre la nostra musica a più persone possibile, ma sappiamo anche che non diventeremo mai delle rockstar…Quindi tanto vale andare dritti per la nostra strada..In tanti anni che suono ho sentito troppa gente dire:-Ah, sai, col mio gruppo ora cantiamo in italiano e abbiamo aggiornato il genere perché siamo in contatto col tal produttore…- per poi non suonare nemmeno alla sagra della bòndola (=mortadella)…Noi abbiamo seguito sempre e soltanto la nostra passione e dopo dieci anni siamo ancora qui…Ci accontentiamo di poco, è vero, ma ci divertiamo…Certo, la situazione è desolante, la musica ormai è assoggettata ai criteri dell'industria, un prodotto usa e getta come tanti altri…Noi dobbiamo ringraziare gli amici dell'Andromedarelix che sono dei veri appassionati e che sono fra i pochi ad andare controcorrente!

TRALASCIANDO LE VECCHIE GLORIE ANCORA IN ATTIVITÀ, SECONDO VOI QUALI ALTRI GRUPPI OLTRE I BULLFROG HANNO EREDITATO IL VERO SPIRITO DELL'HARD NELLA SCENA INTERNAZIONALE, E COMUNQUE QUALI SONO I VOSTRI GUSTI IN FATTO DI MUSICA?
I primi che mi vengono in mente sono Black Crowes, Cry of Love, Firebird, Thunder, Gov't Mule e andando più indietro negli anni Tesla, Badlands, e ovviamente altri ancora…
Per i nostri gusti, basta consultare un'enciclopedia dell'Hard Rock dalla A alla Z, dai gruppi maggiori agli sconosciuti! Poi ci piacciono anche le cose limitrofe, come il progressive, il southern, l'AOR, i classici dell'Heavy Metal e certo stoner…Sempre musica con le palle, però!

IL VOSTRO RAPPORTO CON INTERNET E LA VOSTRA OPINIONE SULL'IMPATTO CHE LA RETE HA AVUTO SUL MERCATO DELLA MUSICA?
Beh, oltre che per andare a vedere le donne nude, internet ci è molto utile per la promozione ed i contatti, facilita molto le cose, anche se non ci dedichiamo molta energia; il nostro sito, ad esempio, è molto essenziale. Penso però che fra qualche anno anche le case discografiche dovranno adeguarsi a questo tipo di fruizione che è sempre più in auge , soprattutto fra i più giovani. Io non sono un patito del download, appartengo alla generazione del vinile, ma anche considerando i prezzi proibitivi di CD e DVD penso che si andrà in questa direzione; quindi il nostro governo farebbe meglio ad abbassare l'IVA, piuttosto che accanirsi contro le nuove tecnologie…

PER CHIUDERE, I PROGETTI DEI BULLFROG NELL'IMMEDIATO FUTURO E, SE VOLETE, IL VOSTRO SALUTO AGLI AMICI DI EUTK…
I progetti più immediati prevedono due figli da parte della sezione ritmica dei Bullfrog, per il resto cerchiamo di suonare il più possibile dal vivo, anche per promuovere "The road to Santiago", che come sai non ha una grande distribuzione nei negozi; a questo proposito invito gli interessati o i semplici curiosi a visitare il nostro sito www.bullfrogband.net e a contattarci all'indirizzo bullfrogband@virgilio.it . Ovviamente diamo un caloroso saluto a tutti voi, EUTK è un esempio di come al giorno d'oggi si possa comunicare più facilmente le proprie passioni senza particolari vincoli o diktat editoriali…Un saluto particolare a te e a Sergio Rapetti, che già ai tempi di Metal.it si dimostrò un vero amico!

WWW.LIVE POINT.IT
di Fabio Fila

CIAO SILVANO … BULLFROG ARRIVANO FINALMENTE AL SECONDO DISCO, TANTO ATTESO. RACCONTACI PRIMA UN PO' DI STORIA DEI BULLFROG…
Mah, non c'è molto da dire, siamo tre appassionati di Hard Rock che circa dieci anni fa hanno unito le loro forze per suonare la musica che amano. Abbiamo iniziato come cover-band (soprattutto Free e Mountain) per poi approdare ai brani nostri; a fine 2001 è arrivato il primo CD "Flower on the Moon", per l'Andromeda Relix di Verona, ottimamente accolto un po' da tutti. Ora è appena uscito il secondo lavoro "The Road to Santiago", che secondo me è un ulteriore passo avanti verso la maturità…Dal vivo abbiamo suonato soprattutto nel veronese, ma la più grossa soddisfazione ce la siamo tolta l'anno scorso, suonando di spalla a John Lawton (un grandissimo dell'Hard, ex cantante di Uriah Heep e Lucifer's Friend) a Brescia.

CREAM, MOUNTAIN, FREE, MOUNTAIN, BAD COMPANY, GRANFUNK RAILROAD. SONO GIUSTE LE COORDINATE DEL VOSTRO GENERE? ALTRO DA AGGIUNGERE ?
Sì, ci hai azzeccato in pieno: sono tutti gruppi che amiamo molto e a cui ci ispiriamo per il nostro sound; c'è anche da dire che noi siamo da molti anni dei veri cultori del genere, abbiamo migliaia di dischi e abbiamo visto centinaia di concerti, quindi tanti gruppi ci sono entrati nel DNA: tante influenze all'apparenza aliene al nostro sound affiorano qua e là anche senza volerlo.

IL NUOVO SI INTITOLA 'THE ROAD TO SANTIAGO'. DOV'È SANTIAGO E PERCHÉ PROPRIO LÀ? COSA C'È A SANTIAGO ?
Risposta intelligentoide: Santiago è una metafora del super-ego, un archetipo uterino che è antinomicamente partenza e arrivo, punto d'incontro fra carne e spirito, fra significante e significato, che ci (ri)conduce dal sublime-subliminale all'etereo passando per la reificazione dei desideri inconsci.
Risposta Rock'n'Roll: boh, suonava bene come frase e da lì ci abbiamo costruito una canzone…

ALCUNI DI QUESTI GIÀ LI PROPONEVATE DAL VIVO VERO? QUALI [QUANTI?]SONO E QUALI SONO I NUOVI PEZZI ?
A dire la verità nessuno dei pezzi di T.R.T.S. è inedito, alcuni esistevano in embrione già al tempo del primo CD. Per noi la dimensione live è fondamentale, i Bullfrog sono innanzitutto una live-band: dal vivo abbiamo l'opportunità di vedere l'impatto sul pubblico dei nuovi pezzi, di modificarli, di stravolgerli, di improvvisarci sopra…Direi che per noi il CD è il raccogliere i frutti di tutto un lavoro live antecedente.

QUAL È IL VOSTRO BRANO PREFERITO ?
Non saprei, ci abbiamo messo uguale passione in tutti…Personalmente, forse, la title-track: è un classico giro Hard-Rock con interessanti aperture melodiche…Per i testi, invece, direi "Kissin' Mary Lou", ha un significato molto profondo e commovente.

CREDI SIA ANCORA POSSIBILE ESSERE 'ORIGINALI' NEL GENERE CHE PROPONETE? VALE LA PENA PROVARE AD ESSERLO? VOI CI PROVATE ?
No, non lo credo. Penso che l'Hard Rock (ma forse il Rock tutto) sia ormai un genere sviscerato, sezionato, quasi codificato…Come avviene per il Blues e per il Jazz, cioè gli altri due grandi "generi" del '900, penso che anche per il Rock si possa parlare di "Standard": nel Blues e nel Jazz molti grandi musicisti suonano degli standard, ma quello che li rende grandi è l'interpretazione, la capacità di fare proprio e di dare la propria impronta ad uno schema "prima-quarta-quinta" in 12 battute…Per il rock vale lo stesso principio, si possono suonare degli standard senza per questo rinunciare ad imprimere la propria personalità, ed è quello che proviamo a fare: penso che tutto sommato i nostri brani suonino freschi e personali nonostante la loro dichiarata "classicità". Se poi saltano fuori dei geni che rivoluzionano il rock, ben vengano!, ma quelli non siamo certo noi…

PARLIAMO UN ATTIMO DI 'ROCK', QUINDI. DOPO PARECCHI ANNI, C'È UN RITORNO A QUESTO GENERE … IN DUE SETTIMANE MUSICALIVE PRESENTA DUE DISCHI DI DUE BAND ROCK'N'ROLL: LAVOIRLINGE CON 'RUMBLING MACHINE' E BULLFROG CON 'THE ROAD TO SANTIAGO'. COSA PENSI DI QUESTO? CHE CI SIA UN RITORNO O È SOLO UN FUOCHETTO …?
Be', per quanto riguarda i gruppi locali spero che sia un buon auspicio, mi sembra di vedere molti giovani interessati al rock del passato, e questo dal mio punto di vista non può che essere un bene…Il discorso si complica se parliamo di ambiti più "alti", il music-business, insomma, la "stanza dei bottoni", dove la musica viene considerata alla stregua di un qualsiasi prodotto industriale da commercializzare col solo criterio del massimo profitto. I discografici, sfruttando i loro potenti canali informativi (vedi MTV) e, ahimè, con la complicità insperata di tanti "critici musicali", hanno decretato da anni la morte del Rock, o, per meglio dire, "l'invisibilità del rock", che in realtà, a livello underground, è vivo e vitale: basti vedere l'affluenza di pubblico ai concerti rock in Italia nonostante la totale censura dei media. C'è insomma un enorme squilibrio fra domanda e offerta. Il fatto però che ultimamente l'industria discografica abbia puntato massicciamente sui Darkness mi fa ben sperare: il ritorno al successo commerciale del sano e semplice R'n'R può aiutare tutto il settore…Ma sarà una dura lotta!

OLTRE AI DUE GIÀ CITATI, I DIRTY DOGZ, PERÀ C'È POCO ALTRO … JULIET KISS, ALCHIMIA … DOVE SONO TUTTI GLI ALTRI ?
Restando ai gruppi con produzione propria, ti sei dimenticato i Promised Lie e gli Oltremare (questi ultimi non te li sei dimenticati, semplicemente non puoi conoscerli, sono quasi esordienti!) e qualcun altro che adesso non mi sovviene…C'è poi una marea di gruppi Heavy Metal, dagli Arthemis in poi…In effetti i gruppi "Classic Rock" sono pochini, ma che ci posso fare, io la mia parte l'ho fatta! Penso che sia comunque fondamentale costruirsi una cultura musicale, per suonare bisogna essere innanzitutto degli ascoltatori accaniti, non puoi avere dieci dischi, non avere mai visto concerti e pretendere di suonare in una vera Rock-Band! Non tutti sono disposti a fare sacrifici, ma diamo tempo al tempo, chissà…

PARLAVAMO DI DIRTY DOGZ E ARRIVIAMO AL CONCERTO DI PRESENTAZIONE PER 'THE ROAD TO SANTIAGO'. VENERDÌ SIETE A LE CUPOLE PER PRESENTARLO DAL VIVO … CHE CONCERTO PROPORRETE? CI PRESENTI UN PO' ANCHE I DOGZ ?
Sì, sarà un "new-fucking-Bullfrog-concert", energia, sudore, e umorismo a buon mercato! Ehm, ho esagerato? Be', diciamo che sarà incentrato soprattutto sul nuovo materiale, anche se proporremo una nuova cover dei Grand Funk…L'aspetto che però non manca mai ai nostri concerti, oltre ad alcune scenette di basso avanspettacolo, è la jam, l'improvvisazione ad oltranza, proprio come i nostri maestri degli anni '70…Direi che è un concerto da non perdere! Per quanto riguarda i D.D., ti basti sapere che arriveranno alle Cupole completamente sbronzi di Jack Daniels, su una Cadillac dorata con piscina, interni di vero leopardo, autista-pusher e svariate conigliette al seguito, vestiti con pellicce di visone da uomo e stivali di coccodrillo, e che Stevie Foxx è in realtà uno schifoso simbionte verde di 30 cm ospitato in un corpo da figo.

NAVIGHI NELLA MUSICA VERONESE DA ANNI E ANNI … MI INTERESSA SAPERE COSA PENSI DI VERONA CHE SUONA, DELLA SCENA, DEI PROGETTI … MEGLIO ADESSO O MEGLIO UNA VOLTA? COSA È CAMBIATO, COSA SERVIREBBE OGGI ?
Questa è la classica domanda a cui è difficile dare una risposta: col senno di poi vedi le cose diverse rispetto a quando ci sei dentro, quindi è difficile fare un confronto oggettivo. Adesso c'è più professionalità, non si vede più nessuno suonare con le EKO e gli FBT, e anche i fonici si sono un po' civilizzati…C'è Internet, che è un'enorme risorsa informativa, ci sono le locandine invece dei volantini scritti col pennarello e fotocopiati male, la copertina di un semplice demo è migliore di quella di un disco di allora, disegnata dall'amico incapace…Forse però si è persa un po' di spontaneità, allora si suonava in condizioni e posti impossibili solo per il gusto di farlo…O forse non è cambiato nulla e sto mitizzando un'età più verde…Fantomatiche associazioni di gruppi con relative riunioni, però, ce ne sono sempre state, e spesso si sono dissolte nel nulla…Ecco, da questo punto di vista mi sembra che oggi ci sia più consapevolezza, si mira al concreto, e questo è un aspetto positivo, speriamo bene!

 

ROCK HARD (mai pubblicata)
di Alessandro Ariatti

COM'È STATO IL PROCESSO COMPOSITIVO DEL NUOVO DISCO RISPETTO A "FLOWER...", CHE VENIVA DOPO ANNI E ANNI DI "GAVETTA" LIVE ?
In realtà alcuni pezzi di T.R.T.S. esistevano già in embrione ai tempi del primo CD, quindi c'è un filo conduttore fra i due lavori, anche se attualmente direi che abbiamo raggiunto uno stile più personale. Questa volta abbiamo curato maggiormente gli arrangiamenti, aiutati anche dal nostro produttore, Fabio Serra, che ha svolto un ottimo lavoro. Alla base dei nostri pezzi ci sono il riff e la jam: quando hai un buon riff e incominci a jammare su quello, il brano viene da sé, o quasi...Un espediente che usiamo quando ci areniamo nello sviluppo di un pezzo è quello di chiederci:"Cosa avrebbero fatto i Free giunti a questo punto?" e incredibilmente funziona!

PER CHI ANCORA NON VI CONOSCE, VUOI PRESENTARE I BULLFROG DAL PUNTO DI VISTA STILISTICO ?
Sì, direi che per noi vale il motto "siamo quello che ascoltiamo", nel senso che siamo innanzitutto dei cultori dell'Hard anni '70 in tutte le sue forme, anche dei gruppi meno conosciuti. Di conseguenza il nostro obiettivo è sempre stato quello di ricreare quel sound e quello spirito. Penso che la nostra maggiore influenza siano i Free, non solo compositivamente, ma proprio come suono e attitudine, anche nei brani che c'entrano poco con quella matrice. Poi, sai, le influenze più disparate affiorano qua e là anche senza volerlo, quindi i nomi sono quelli, Mountain, Cream, Bad Company, Led Zeppelin, Deep Purple, Hard Stuff, eccetera...Con questo però non vorrei che fossimo scambiati per una sorta di "Bignami" dell'Hard Rock: penso che le nostre canzoni suonino tutto sommato fresche e personali; insomma la nostra ambizione è quella di rielaborare il tutto in uno "stile Bullfrog".

I GRUPPI ODIERNI ARRIVANO PRIMA ALLO STUDIO DI REGISTRAZIONE, POI MAGARI SUONANO DAL VIVO. PER VOI È ACCADUTO TUTTO IL CONTRARIO: PRIMA UNA MASSICCIA ESPOSIZIONE LIVE, POI IL DISCO, UN PÒ COME SUCCEDEVA NEGLI ANNI 70...
Be', questa è la condizione esistenziale di un gruppo come il nostro. Noi siamo essenzialmente una Pub-Band e la nostra dimensione ideale è appunto dal vivo, l'approdo al CD è un po' la cigliegina sulla torta, il tirare le fila di anni di gavetta live. Mi fanno un po' tristezza quei gruppi che nascono come progetti di studio, così come quegli ascoltatori che hanno migliaia di dischi ma non hanno mai visto un concerto, o peggio ancora quei musicisti che non vanno mai a vedere gli altri gruppi...Il concerto, se vissuto nel modo giusto, è un momento liberatorio, di crescita e di confronto. Bisogna anche dire però che si è persa la magia del concerto rock anni '70, dove regnava l'improvvisazione e lo stravolgimento dei brani, adesso è tutto perfettino, un disco riproposto nota per nota, solo a volume più alto...Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di riproporre quello spirito, anzi invito tutti a visitare il nostro sito www.bullfrogband.net per tenersi aggiornati sulle nostre date.

SO CHE AVETE UNA VENERAZIONE PER FREE, BAD COMPANY, PURPLE, ZEP E TUTTO IL VECCHIO HARD ROCK. C'È QUALCHE GRUPPO DELLE ULTIME GENERAZIONI CHE VI HA COLPITO ?
Tanto per cambiare, i gruppi contemporanei che più apprezziamo sono quelli che ripropongono il buon vecchio verbo settantiano, come Thunder, Firebird, Black Crowes, Cry of Love, Gov't Mule, ecc. Apprezziamo però anche altre cose, come ad esempio i King's X o gli Spock's Beard...Il problema è che attualmente la musica è assoggettata agli stessi criteri industriali che si applicano a qualsiasi prodotto di consumo e i nuovi gruppi rock faticano a trovare il giusto spazio: se penso che un capolavoro come "Wonderland" dei Kharma non ha avuto quasi nessun riscontro, c'è poco da stare allegri...Proprio per questo, tifo incondizionatamente per i Darkness: un gruppo di puro e sano rock'n'roll che abbia una forte affermazione commerciale non può che portare una boccata di aria fresca al music-business... O dobbiamo cuccarci altri dieci anni di rap e brit-pop? Voglio ricominciare a sentire assoli di chitarra!

UN'ETICHETTA COME LA ANDROMEDA SEMBRA "FATTA SU MISURA" PER UNA BAND COME I BULLFROG; MI SBAGLIO ?
Non sbagli affatto, e qui ci si riallaccia al discorso di prima: i ragazzi (ehm, mi ostino a chiamarli ancora così...) dell'Andromeda antepongono a tutto la passione; hanno messo in piedi questa piccola etichetta per il semplice motivo che amano il rock e producono loro quello che gli piace e che i discografici non gli fanno ascoltare! Poi c'è il fatto che siamo amici da quando eravamo poco più che ragazzini e fra noi esiste un rapporto di stima e fiducia che va al di là del mero rapporto professionale. Vedi, noi non abbiamo grandi ambizioni, ci basta che la nostra musica venga ascoltata ed apprezzata e l'Andromeda ci ha dato questa possibilità.

 

METAL SHOCK
di Michele Marinel

CIAO SILVANO, PUOI FARCI BREVEMENTE UN RIASSUNTO DELLA STORIA DEI BULLFROG ?
Ci siamo formati nel '93, reduci da altre bands veronesi. Accomunati dall'amore per l'Hard-Rock anni '70, abbiamo iniziato come cover-band di Free, Mountain, Zeppelin e altri…Quindi ci siamo fatti una buona esperienza live nel circuito dei locali del veronese e dintorni e in vari festival e motoraduni, fino a maturare l'esigenza di inserire brani nostri in repertorio, sempre in linea col genere proposto. La decisione di incidere il CD è stata la logica conseguenza del lavoro di anni, grazie anche all'Andromeda Relics che ha creduto nel nostro materiale.

DA COSA NASCE LA SCELTA DI PROPORRE UN SOUND COSÌ PARTICOLARE E DECISAMENTE RETRÒ COME L'HARD ROCK IN STILE SEVENTIES ?
Noi siamo convinti che non debba esistere musica "di moda " o "fuori moda": quello che conta è la validità della proposta. Se non fosse così, non dovremmo più apprezzare, ad esempio, la musica classica o qualsiasi forma di arte del passato…Purtroppo l'industria discografica sfrutta sempre di più la musica alla stregua di qualsiasi prodotto industriale "usa e getta", cercando di pilotare i gusti del grande pubblico, e questo anche per quanto riguarda il rock apparentemente più "alternativo"…L'ultima volta che ho visto i Deep Purple dal vivo, comunque, c'erano circa 12000 persone…Qualcuno che ascolta Hard-Rock esiste ancora!

QUALI SONO LE VOSTRE MAGGIORI INFLUENZE ?
I primi che mi saltano in mente sono Free, Bad Company, Thin Lizzy, Led Zeppelin, Hendrix, Hard Stuff, ma in realtà siamo innamorati di tutto il rock dei '70, potrebbe essere una lista lunga chilometri!

COME NASCE UN BRANO DEI BULLFROG ?
Nasce da spunti miei o di Francesco (cantante-bassista) e viene sviluppato collettivamente in sala prove, anche col contributo di Michele (batterista) che è un po' il nostro Signor No, poi arrivano (purtroppo) i testi di Francesco. Ci è capitato, però, di comporre un brano a partire dal titolo!

NEL DISCO AVETE INSERITO UNA COVER DEI MOXY, PERCHÉ PROPRIO QUESTO BRANO E NON UNO PIÙ FAMOSO, MAGARI DEGLI ZEPPELIN O DEI FREE ?
E' un omaggio a una delle tante ottime bands dei '70 che hanno raccolto molto meno di quanto hanno seminato; troviamo un po' banale rifare dei pezzi troppo famosi, e poi sentiamo una certa affinità con i "losers", una sorta di vocazione naturale…Inoltre, visto che il brano è così sconosciuto, abbiamo sempre la possibilità di farlo passare per nostro, così ci facciamo anche bella figura…

"FLOWER ON THE MOON", IL VOSTRO DEBUT ALBUM, È STATO AUTOPRODOTTO, RITIENI L'AUTOPRODUZIONE UNA SCELTA DI VITA O UNA MERA NECESSITÀ ?
Beh, in realtà piacerebbe anche a noi avere a disposizione mega-studi e mega-produttori, ma ci siamo adeguati alle nostre capacità economiche…Siamo comunque entrati in studio con già chiaro in mente il tipo di suono che volevamo (indovina ispirato a quale decade?), e devo dire che, tenendo conto del rapporto qualità/prezzo, siamo più che soddisfatti del risultato ottenuto. Considera anche che per il nostro genere non c'è bisogno di una super-produzione, l'importante è avere un buon suono di base e cercare di riprodurlo nel modo più naturale possibile.

FINO AD ORA COME SONO STATE, SIA DA PARTE DEL PUBBLICO CHE DA PARTE DELLA CRITICA, LE RISPOSTE ALL'USCITA DEL VOSTRO DISCO ?
Devo dire molto buone, soprattutto è piaciuto ad un pubblico eterogeneo; i nostri acquirenti vanno dai signori di mezza età appassionati di Hard-Rock ai ragazzi più giovani con le magliette dei Cradle of Filth che magari hanno apprezzato l'energia del nostro live-set…Per quanto riguarda le recensioni, "F.O.T.M." sta ottenendo un po' dappertutto critiche assai lusinghiere, siamo quasi increduli di fronte all'entusiasmo di certi recensori; ci hanno inorgoglito particolarmente dei giudizi molto positivi usciti su riviste non particolarmente avvezze all' Hard-Rock, ma espressi tuttavia con grande rispetto e competenza. Ehm, a dire la verità, l'unica recensione un po' tiepida, anche se non del tutto negativa, è uscita proprio su Metal Shock…(sia detto senza nessuna polemica, ognuno ha il sacrosanto diritto di esprimere le proprie opinioni…al limite vi mandiamo l'avvocato!). Speriamo di riscattarci con questa intervista!

AVETE INTENZIONE DI INTRAPRENDERE UN'ATTIVITÀ LIVE CHE COPRA TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE ?
Ci piacerebbe molto, ma per ora stiamo limitando l'attività live, che è piuttosto intensa, al nostro "circondario"; in un futuro prossimo, cercheremo di impegnarci in tal senso; ogni proposta è comunque ben accetta!

TOGLIMI UNA CURIOSITÀ: PERCHÉ AVETE DECISO DI CHIAMARVI "RANE-TORO"? C'È QUALCHE RIFERIMENTO "PSICHEDELICO" ?
E' una citazione di "Bullfrog blues", un pezzo tradizionale americano rifatto in versione rock-blues dai Canned Heat e da Rory Gallagher, e fotografa bene il nostro approccio all'Hard, che affonda le sue radici nel blues, un po' come i power-trios degli anni '70. In effetti la copertina del nostro CD ha un sapore vagamente psichedelico, ma è una dimensione che frequentiamo più che altro dal vivo, quando ci lanciamo in lunghe improvvisazioni sull'onda delle storiche jam dei grandi del genere. Sappi però che per ora non abbiamo mai leccato un rospo allucinogeno, a parte Francesco quando deve scrivere un testo.

OK, SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DELL'INTERVISTA. VUOI LANCIARE QUALCHE MESSAGGIO AI LETTORI ?
Apri la vita come un grosso uovo, aggiungi tutto a volontà con una rana sopra! (ehm, il rospo comincia a fare effetto…).
Se invece vogliamo restare su binari più seri, innanzitutto mille grazie per l'intervista, e poi posso solo esortare tutti a cercare di aprire la propria mente a qualsiasi genere musicale che sia suonato col cuore, ne vale la pena!

 

WWW.METAL.IT
di Sergio Rapetti

"FLOWER ON THE MOON" IL VOSTRO ALBUM DI DEBUTTO È APPENA USCITO... COME CI SI SENTE NEL RIUSCIRE A METTERE FINALMENTE I PROPRI PEZZI SUL TANTO "AGOGNATO" DISCHETTO OTTICO ?
E' una bella soddisfazione; questi pezzi ce li portiamo dietro da anni e ci siamo particolarmente affezionati: sarebbe stato un peccato lasciare che andassero dispersi, anche perché ne siamo piuttosto orgogliosi.

...ANCHE SE UN GRUPPO COME I BULLFROG, CHIARAMENTE LEGATO AI SEVENTIES, AVREBBE FORSE PREFERITO FARNE USCIRE SU VINILE ?
Questo è vero, il vinile ha un fascino che il CD non possiede; io, ad esempio, compro ancora parecchio vinile bazzicando alle varie fiere del disco. Purtroppo c'è un problema di costi che rende difficile per un gruppo come il nostro uscire su LP, ma chissà, forse in futuro…

A PROPOSITO DI ANNI SETTANTA, QUALI SONO LE VOSTRE INFLUENZE PRINCIPALI? HO NOTATO LA COVER DEI MOXY, COME MAI QUESTA SCELTA ?
Noi nasciamo come cover-band e siccome siamo innanzitutto dei "cultori" dell'Hard anni '70, siamo andati spesso in cerca di pezzi non banali, per cercare di mantenere una certa originalità, visto che non sono poi in molti a proporre questo genere. Ci siamo "specializzati" in covers dei Free, ma in repertorio abbiamo anche Mountain, Rory Gallagher, Blue Oyster Cult…Naturalmente non disdegniamo i classici, come Led Zeppelin, Deep Purple o Hendrix, ma se esegui dei pezzi troppo conosciuti la gente si accorge subito quando stecchi!

UHM... QUANTE VOLTE AL GIORNO SBOTTATE CON ESCLAMAZIONI TIPO "... NON POTEVAMO NASCERE 30 ANNI FA!! EHEH!!
Beh, in realtà siamo nati circa 30 anni fa, chi più chi meno…

OPS... TOPPATO! TOGLIAMONE ALTRI 30 ALLORA EHEHE!
30 sono troppi... Facciamo 15! In effetti non sarebbe stato male assistere ai concerti dell'epoca: forse è anche per colmare questa lacuna che suoniamo questo genere...

TORNIAMO SUI BINARI PIÙ CLASSICI PER UN'INTERVISTA, CON UNA DOMANDA TRA LE PIÙ "ORIGINALI": QUANDO E COM'È NATA LA BAND E COME SI È POI SVILUPPATA FINO AD OGGI ?
La Band è nata all'incirca nel '93, ma avevamo già suonato assieme in altri gruppi. Come ti ho già detto, abbiamo iniziato con le covers per poi inserire gradualmente brani nostri; la formazione è sempre rimasta uguale, e questo ci ha permesso di trovare il giusto affiatamento. A dire il vero, non abbiamo mai avuto fretta di incidere un CD, ci siamo sempre dedicati all'attività live: è fondamentale cercare di suonare il più possibile dal vivo, se si vuole maturare come gruppo e come musicisti.

PER QUANTO RIGUARDA I TESTI DELL'ALBUM, COSA PUOI RACCONTARMI? E PER QUANTO RIGUARDA L'IMMAGINE DI COPERTINA ?
I testi sono deliri personali di Francesco; lui, per far vedere che ha studiato, sostiene che sono ispirati alla poesia di John Donne; in realtà si tratta di un'imbarazzante accozzaglia di frasi senza senso dal vago sapore beatnik. Comunque, per chi volesse tentare un'interpretazione, sono disponibili sul nostro sito. La copertina è la rappresentazione visuale del nome del gruppo e del titolo del disco, ed è realizzata volutamente in uno stile un po' retrò, che richiami agli anni '70.

CI SARÀ L'OCCASIONE DI VEDERVI DAL VIVO ?
Per ora suoniamo soprattutto nel circuito dei locali veronesi, con qualche capatina in altre province del Veneto. La prossima data è al MIDIAN di Vicenza (locale specializzato in Metal), assieme agli ottimi Promised Lie, un altro gruppo veronese, il 23 novembre.

NE AVETE CALCATI MOLTI DI PALCHI? MA CON CHI VORRESTE DIVIDERLO ALMENO PER UNA VOLTA?
Sì, abbiamo una discreta esperienza dal vivo per un gruppo del nostro livello, maturata fra locali, motoraduni, feste all'aperto, ecc. Io vorrei dividere il palco con Bombolo, Michele con Al Bano, Francesco col Monolito di 2001 Odissea nello spazio.

PENSO CHE AI VOSTRI CONCERTI NON SIA RARO INCAPPARE IN QUALCHE NOSTALGICO CINQUANTENNE VERO? MA SIETE RIUSCITI A COINVOLGERE ANCHE LE NUOVE LEVE DEL METAL ?
Sono vere entrambe le cose; abbiamo stretto una bella amicizia con alcuni "fans" non più…in verde età, che erano stati attratti da un repertorio a loro famigliare, ma devo dire che ai nostri concerti vengono anche dei giovanissimi, magari col "face painting"…Il buon vecchio rock, tanto vituperato, è più "trasversale" di quanto non si creda!

HO NOTATO CHE ANCHE VOI AVETE UNA VOSTRA HOMEPAGE, BEH... NON FA MOLTO SEVENITIES, MA CREDO CHE ORMAI SIA UN ASPETTO IMPORTANTE PER QUALUNQUE BAND VERO ?
E va bene, lo ammetto, ma non dirlo a nessuno, abbiamo una reputazione da difendere!

SIAMO ALLA FINE, VI RINGRAZIO PER LA COLLABORAZIONE E POTETE CONCLUDERE A MODO VOSTRO!!
Concludiamo ringraziandoti e lanciando un appello agli appassionati di Hard Rock: sosteneteci, venite ai nostri concerti e, se proprio non vi facciamo schifo, acquistate il nostro simpatico CD, non ve ne pentirete; anzi, già che ci siete, compratene 2 copie, una per voi e una per la vostra fidanzata, o per la suocera, per il vostro cane, per l'istruttore di tennis, insomma, per chi cazzo volete, è bello e costa poco! Farete un figurone!

 

METAL IN FABULA
di Alessandra Corradi

INEVITABILMENTE LA PRIMA DOMANDA NON PUÒ CHE RIGUARDARE IL DEBUT DEI
BULLFROG, RACCONTA COME CI SIETE ARRIVATI.

E' stato un processo graduale: dopo anni di covers, abbiamo cominciato ad inserire brani nostri, perfezionandoli nel corso del tempo, fino alle versioni attuali. Costruito un repertorio accettabile, abbiamo deciso di immortalare
il tutto su CD, sia per soddisfazione personale che per avere qualcosa un giorno da mostrare ai nipotini.

COME MAI TUTTO QUESTO AMORE PER L'HARD ROCK SETTANTIANO ?
Penso che sia innanzitutto la consapevolezza che in quegli anni si sono raggiunti vertici di creatività, libertà compositiva e interpretativa mai più eguagliati.

DI COSA PARLANO LE VOSTRE CANZONI ?
Francesco, che è il responsabile dei testi, ti dirà che sono ispirati ai sonetti di John Donne; in reltà ricavarne un significato è più o meno come trovare una logica in un discorso di Rocco Buttiglione.

C'È ANCHE UNA COVER DEI (MANNAGGIA NON MI RICORDO IL NOME!!!!) CI RACCONTATE QUALCOSA DI QUESTO GRUPPO E PERCHÈ AVETE SCELTO PROPRIO UNA LORO CANZONE ?
I Moxy erano un gruppo canadese dei metà '70, hanno inciso 4 dischi (+ un postumo) e fanno parte di quella schiera di bands a loro contemporanee grandi quanto sconosciute.
Per quanto riguarda la scelta, prediligiamo coverizzare brani poco conosciuti piuttosto che grandi successi. E' forse un senso di affinità con quei gruppi.

SENTI CI SONO QUELLI CHE SUONANO PUNK E MAGARI VESTONO IN GIACCA E
CRAVATTA E CONDUCONO UNA VITA MAGARI ANCHE IN CONTRADDIZIONE CON L'ETICA DIY
TIPICA DEL PUNK, INSOMMA SPESSO NON C'È CORRISPONDENZA TRA LA MUSICA CHE SI
SUONA E LA VITA CHE SI CONDUCE, INVECE VOI SEMBRATE PROPRIO ARRIVARE DRITTI
DRITTI DAI SETTANTA... CI RACCONTATE UN PO' LA VOSTRA FILOSOFIA (SE ESISTE) ?

La mia è dormire il più possibile; quella di Francesco, dormire il più possibile e spendere il meno possibile; per quanto riguarda Michele, il suo pensiero si articola in alcuni imperativi categorici, fra i quali spiccano i seguenti:
a) In Corso Porta Borsari c'è un palazzo con due Grandi Pandori In Marmo sulla facciata
b) "Slide it in" è un disco di voce e batteria.
A proposito, che cazzo è l'etica DIY?

COSA VI ASPETTA DOPO QUESTO DEBUT ?
Non ci apettiamo certo di diventare delle rockstar; puntiamo a fare più concerti possibile, sperando, vista la difficoltà cronica per i piccoli gruppi come noi di esibirsi dal vivo in condizioni decenti, di avere qualche chance in più in tal senso.

COSA DIRESTE A DEI VENTENNI PER FARLI INTERESSARE ALLA VOSTRA MUSICA ?
Farei loro notare come, spesso, anche i gusti musicali più apparentemente alternativi siano in realtà pilotati dall'MTV di turno. Suonando in giro per locali, comunque, abbiamo riscontrato che il rock anni '70 è più apprezzato di quanto non sembri. Inoltre, direi a chi ascolta Stoner, Grunge, ecc. di ascoltare anche Black Sabbath, Cream, Hendrix, Grand Funk, Groundhogs e via dicendo...Troverà sicuramente dei legami.

E A DEI CINQUANTENNI ?
In realtà alcuni dei nostri fans più fedeli hanno passato la quarantina...
Una volta, in un locale dove ci esibivamo, si è presentato un distinto signore sottoponendoci un bigliettino con una lista di richieste: erano pezzi di Free, Mountain, Bad Company, che abbiamo eseguito ben volentieri!


PER FINIRE: IL VOSTRO SOGNO MUSICALE ?
Il mio, di possedere un casino di Gibson; quello di Francesco, di avere a disposizione un ampli per basso da 5.000.000 di Watt tutto per lui; quello di Michele, di incidere un disco di sola armonica a bocca con Al Bano alla voce.
Il nostro sogno collettivo è di inscenare una danza macabra col noto chitarrista veronese Roberto Vanni.